Chiasso

L’asilo e la levata di scudi: «Perché sempre noi?»

Dopo l’indiscrezione riguardante il Cantone, che starebbe trattando con un privato per ospitare 150 richiedenti l’asilo nel quartiere Soldini, parte della politica reagisce – Quattro deputati momò interrogano il Consiglio di Stato: «Sono state vagliate altre possibili soluzioni?»
©CdT/Chiara Zocchetti
Stefano Lippmann
26.07.2024 20:00

Non ha tardato a farsi sentire la politica. La nostra anticipazione in merito alla possibilità di ospitare nel quartiere Soldini di Chiasso 150 richiedenti l’asilo ha provocato una levata di scudi. Il Cantone, infatti, avrebbe intavolato una trattativa con un privato per alloggiare i migranti in almeno una cinquantina di appartamenti.

Un progetto che, come confermatoci dal sindaco Bruno Arrigoni, ha fatto sì che l’Esecutivo cittadino reagisse con osservazioni «molto critiche». In generale, oltretutto, Arrigoni e gli omologhi di Balerna e Novazzano – Luca Pagani e Sergio Bernasconi – hanno ribadito che il tetto massimo di migranti ospitati nel Basso Mendrisiotto debba essere di 350 unità (una cifra già concordata con l’allora consigliera federale Simonetta Sommaruga). Ovvero i 350 posti letto disponibili nel Centro federale d’asilo di Pasture.

«Un già fragile contesto»

«Perché sempre il Mendrisiotto?» è il titolo dell’interrogazione interpartitica che, a stretto giro di posta, è stata inviata al Consiglio di Stato. A firmarla quattro deputati momò: Stefano Tonini (Lega), Giovanni Capoferri (Il Centro), Andrea Rigamonti (PLR) e Pierluigi Pasi (UDC). Nel documento si premette che «il Mendrisiotto è una regione da sempre confrontata con i richiedenti l’asilo. Alcuni di essi – annotano i quattro granconsiglieri – hanno dato dimostrazione di sapersi attenere alle regole di convivenza civile». Altri, invece, «soprattutto negli ultimi anni, si sono resi protagonisti di comportamenti che hanno richiesto a più riprese l’intervento delle forze dell’ordine». Si richiamano, in seguito, le cifre: «Da più parti è stato ribadito che, con un numero massimo di 350 richiedenti l’asilo, il Mendrisiotto stia già facendo abbastanza». Rivolgendosi al Consiglio di Stato, gli interroganti chiedono se, oltre all’opzione chiassese, siano state vagliate altre possibili soluzioni e se sì, quali. Si domanda, inoltre, se siano state «fatte valutazioni sul fatto che ospitare 150 richiedenti l’asilo in un complesso immobiliare di un quartiere già di per sé fragile potrebbe avere delle conseguenze». Infine si fa pure riferimento alle possibilità che potrebbe riscontrare il sistema scolastico cittadino: «Nel caso venissero alloggiate a Chiasso delle famiglie con bambini in età scolastica, il sistema scolastico chiassese sarebbe pronto?».

«Serve collaborazione»

Detto dell’interrogazione a livello cantonale, anche la politica locale si è interessata alla questione. A Chiasso il guppo Lega-UDC-Indipendenti – primo firmatario il capogruppo Claudio Schneeberger – si è rivolto all’Esecutivo locale. «Il nostro gruppo – si legge – è contro l’aumento dei numero di richiedenti l’asilo sul territorio svizzero, ticinese e del Mendrisiotto». Nel testo, in aggiunta, si «auspica una messa in rete di collaborazioni con i Comuni vicini e la Sezione della Migrazione per evitare che il Cantone Ticino, più specificamente il Dipartimento della Sanità e della Socialità guidato dal consigliere di Stato Raffaele De Rosa non crei l’ennesimo – citiamo – Centro asilanti a Chiasso».

Fatte queste premesse Schneeberger e cofirmatari chiedono al Municipio di Chiasso cosa pensi del progetto e se abbia informato i Comuni vicini «dell’idea del Cantone di portare altri richiedenti l’asilo nel Mendrisiotto». E poi ancora: «Il Municipio non crede che l’aumento di questo numero potrebbe creare problematiche di aumento della criminalità?». Anche in questa interrogazione, per finire, si richiamano i numeri: l’Esecutivo «è a conoscenza di un accordo tra Confederazione, Cantone e Comuni del Basso Mendrisiotto che sancisce la tematica del numero di richiedenti l’asilo da ospitare e dei centri?».

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