Processo Adria

Le regalie? «Una decisione scellerata, ma che va contestualizzata»

Iniziata l’arringa di Eero De Polo, legale dell’ex direttore di banca WIR Yves Wellauer, che l’accusa vorrebbe condannato a sette anni – «È vero che ha ricevuto pagamenti da clienti, non ha saputo dire no»: ma erano inconseguenti
Un cantiere in cui era coinvolta Adria Costruzioni, fotografato nel 2019. ©Chiara Zocchetti
Federico Storni
23.09.2024 18:37

Era un giorno atteso, nell’ambito del maxiprocesso Adria, quello di oggi. È infatti iniziata l’arringa dell’avvocato Eero De Polo, che rappresenta uno dei - se non il - principale imputato in questa vicenda: l’ex direttore - «responsabile di filiale», precisa il legale - della sede di Lugano di banca WIR Yves Wellauer. E De Polo, che parlerà ancora domani, è chiamato a un’impresa apparentemente non semplice: spiegare perché una persona che ha percepito decine e decine di migliaia di franchi in bustarelle sia da assolvere dai principali reati imputatigli, fra cui truffa e amministrazione infedele.

«Dazioni in denaro»

Partiamo proprio dalle «dazioni in denaro» per citare l’avvocato, ricevute da Wellauer, che peraltro sono in gran parte prescritte: «Non è una bella cosa, ma è vero che il mio assistito ha ricevuto dei pagamenti da dei clienti, che devono però essere contestualizzati. È una prassi introdotta da due altri clienti della banca, che spontaneamente hanno cominciato a pagare Wellauer senza che lui l’avesse richiesto. Lui non ha saputo dire di no, una decisione scellerata, perché in quel momento si trovava in difficoltà in quanto confrontato con un oneroso divorzio».

I due citati clienti, a differenza di Wellauer, non sono però stati denunciati da banca WIR, perché secondo De Polo, «hanno finito i loro cantieri, e quindi per la banca va tutto bene». I due clienti sono stati raggiunti da decreti d’abbandono per l’ipotesi di truffa e da decreti d’accusa per quella di concorrenza sleale (le regalie a Wellauer) già nel 2016 per mano dall’ex procuratore generale John Noseda, allora titolare dell’inchiesta, oggi coordinata da Chiara Borelli.

«Nessun potere decisionale»

La sorte processuale di questi due clienti, nonché il decreto d’abbandono a carico di un superiore di Wellauer che pure aveva ricevuto regalie, sono per De Polo rilevanti per il destino processuale di Wellauer: «Il mio assistito ha agito allo stesso mondo con i Cambria così come con altri clienti» usciti dal processo: «È come se si tagliasse una fetta di torta di ciliegie e ci si lamentasse che la torta non è di ciliegie perché nella fetta tagliata di ciliegie non ce ne sono».

Inoltre, ha sostenuto De Polo, le «dazioni» a Wellauer non erano finalizzate all’ottenimento di crediti, perché Wellauer in ogni caso non aveva potere decisionale in merito. Anche uno dei due clienti lo dice in un interrogatorio, sostenendo che avrebbe ottenuto i crediti per costruire anche senza versare denaro al bancario.

«Banca corresponsabile»

Il punto centrale dell’argomentazione di De Polo è che vi siano mancanze tali nei sistemi di vigilanza e diligenza di banca WIR per cui «la responsabilità non può ricadere su Wellauer». L’istituto di credito, lo ricordiamo è il maggior danneggiato dall’operato del suo impiegato: il presunto buco da oltre una ventina di milioni di franchi pesa quasi esclusivamente sulle casse di WIR.

Per De Polo però la banca è corresponsabile dell’agire di Wellauer: «Aveva un eccessivo appetito per il rischio e in Ticino faceva caccia all’oro». Il legale ha infatti ricordato che il mercato della concessione di crediti era un’attività nuova per banca WIR, e subito assai fruttuosa: «Ma invece di incrementare i controlli, si sono limitati a congratularsi per i risultati». De Polo ha anche ricordato che, per come sono regolati gli istituti di credito, «banca WIR doveva far prova non di un minimo di diligenza, ma di grande prudenza». Questo per il legale non è stato il caso: «Per dottrina le banche devono prestare molta attenzione alla vigilanza del back office», cioè la branca che si occupa dell’effettiva erogazione dei crediti. Wellauer per contro si occupava del front office, cioè procacciava clienti e manteneva i rapporti. Non aveva invece alcun potere o compito di controllo su come veniva speso il denaro erogato (ed è in questa fase che a mente dell’accusa la banca ha subito il danno). Banca WIR, dunque, sarebbe stata «consapevole dei propri errori e delle proprie responsabilità, e non può essere protetta per queste gravi mancanze».

Concolpe e precedenti

Negli scorsi giorni, forse si ricorderà, la procuratrice Borelli aveva chiesto che Wellauer venisse condannato a sette anni di carcere, affermando tra l’altro che «di precedenti in cui eventuali concolpe di una banca tolgano le colpe agli imputati, non ne ho trovati».

Nella mattinata di oggi hanno invece parlato gli avvocati Niccolò Giovanettina e Patrick Bianco in difesa di due imprenditori immobiliari coinvolti nella vicenda: ne hanno chiesto l’assoluzione per le imputazioni principali.

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