«Locarno e Bellinzona sono città sicure, ma serve più tolleranza»
Due poli e due territori per molti versi simili, ma ognuno con le proprie peculiarità. Locarno e Bellinzona sono città sicure? Lo abbiamo chiesto direttamente ai comandanti dei due Corpi di Polizia comunale, rispettivamente Simone Terribilini e Fabrizio Martinella. Tra liti domestiche, gruppi di giovani che creano disagi e altri episodi di disturbo della quiete pubblica o legati alla prostituzione il lavoro per gli agenti non manca.
Comandanti, Locarno e Bellinzona sono città sicure?
TERRIBILINI «La sensazione di sicurezza è soggettiva. Quando succede qualcosa si ha l’impressione che non lo sia, quando invece non accade nulla allora sembra tutto tranquillo. I dati ci dicono che la situazione, a Locarno, è sotto controllo».
MARTINELLA «Vale lo stesso per Bellinzona. Non ci sono elementi oggettivi che destano preoccupazione e fatti rilevanti, penso agli ultimi anni, non ne sono accaduti. Ascoltare la popolazione e monitorare la situazione è comunque parte del nostro lavoro».
Si sono però registrati, nei due poli del Sopraceneri, dei casi relativi ad alcune risse fra giovani. Ci riferiamo a quanto successo in Rotonda e in piazza Grande a Locarno nonché in via Dogana, oltre a qualche scazzottata (sfociata persino in un accoltellamento) in un paio di ritrovi pubblici della capitale. Il disagio giovanile è vieppiù crescente?
TERRIBILINI «Non particolarmente. Quanto successo in Rotonda è stato un episodio grave e isolato, reso ancor più particolare dal fatto che è stato pubblicato online un video dell’accaduto. A seguito di ciò abbiamo migliorato l’illuminazione nella zona e ampliato la videosorveglianza. Certo, ogni tanto qualche rissa capita. Soprattutto quando si svolgono degli eventi a volte ci possono essere dei gruppi di giovani, anche minorenni, che creano dei problemi. Ci preoccupa, sì, tuttavia non si tratta di un fenomeno diffuso e sistematico. In collaborazione con i due operatori di prossimità della Città cerchiamo di instaurare un dialogo. Un approccio che funziona».
MARTINELLA «I casi citati riguardavano dei regolamenti di conti. Se prendiamo d’esempio il Rabadan, considerato che il venerdì ed il sabato, nella capitale, arrivano fra le 10 mila e le 15 mila persone a sera, la sicurezza in generale è garantita. Non sono da escludere degli scambi di opinione che in alcuni casi possono anche portare a risolvere la situazione con le mani… All’origine vi è quasi sempre l’abuso di sostanze, l’alcool in particolare, ed è lì che dobbiamo concentrarci per risolvere il problema. Magari con campagne di sensibilizzazione. Ritengo comunque che a Bellinzona siamo tranquilli. Anche da parte nostra rilevo un’ottima collaborazione con gli operatori di prossimità. Concordo con il collega: come Polizia dobbiamo dialogare maggiormente con i giovani».
Le stazioni ferroviarie, come vale per qualsiasi altra città, sono dei luoghi che tenete d’occhio…
TERRIBILINI «Quella di Muralto è senza dubbio una zona sensibile ed è la porta d’ingresso del Locarnese per i turisti che giungono con i mezzi pubblici. Dei gruppi, che sono poi gli stessi che creano fastidi la sera, si trovano lì a tutte le ore del giorno e possono incutere timore, soggettivamente, ad altri utenti del nodo, in particolare agli anziani. Dopo la pandemia abbiamo notato che i giovani cambiano spesso ritrovo: per qualche mese in piazza Castello e poi si spostano in stazione o in fondo al lungolago di Muralto».
MARTINELLA «La stazione crea, sì, dei problemi, ma non eccessivi. Vi sono dei gruppetti, pochi, che hanno il loro ritrovo lì, ma che sono sotto controllo. Gli interventi sono quindi minimi. È quasi peggio il ritrovo nelle scuole. Pure a Bellinzona notiamo che i giovani non sono stanziali: piazza Grande a Giubiasco e piazza del Sole in città vanno per la maggiore».
Un fenomeno che sembra in crescita è quello che riguarda i cosiddetti casi sociali. Vale a dire gli anziani che vivono soli nel loro appartamento, i richiedenti l’asilo, i giovani con problemi legati alla droga, eccetera. Come Polizia comunale cosa potete fare?
TERRIBILINI «Collaboriamo assiduamente con il Controllo abitanti. Alla fine di ogni anno riceviamo la lista di chi supera i 70 anni. In seguito facciamo uno screening per vedere chi di loro vive da solo, se ha dei contatti familiari, se c’è una rete sociale. Cerchiamo di stare loro vicini, con delle visite ed instaurando un dialogo. Presto verrà poi implementato un progetto unitamente agli operatori sociali con l’obiettivo di monitorare meglio la situazione ed intervenire in maniera più mirata».
MARTINELLA «Ognuno dei nostri cinque capigruppo è a conoscenza se vi sono o meno persone che hanno problemi particolari nel quartiere di competenza. Importante è lo scambio di informazioni con gli operatori di prossimità e con le Autorità regionali di protezione. Ci permette di poter intervenire in modo capillare e puntuale».
Dopo la chiusura dei postriboli la prostituzione in Ticino si è spostata in parte negli appartamenti. Confermate?
TERRIBILINI «Ce ne sono, ma non parlerei di fenomeno. Monitoriamo gli annunci sui siti online ed effettivamente vi sono in media 12-15 annunci attivi riguardanti il Locarnese, alcuni dei quali sono pubblicati dalla stessa ragazza cambiando nome. Notiamo che oggi le ragazze lavorano con gli Airbnb e quindi cambiano frequentemente appartamento, mentre prima stavano magari per un mese nello stesso. Stiamo pertanto valutando di firmare la “convenzione TESEU” con la Polizia cantonale così da poter avere le competenze per intervenire subito per le dovute verifiche».
MARTINELLA «Non abbiamo un problema generalizzato. Valutiamo gli annunci e poi se del caso interveniamo in collaborazione con la Polizia cantonale. Per quanto riguarda il postribolo di Castione, negli ultimi anni non vi sono stati interventi. Se pensiamo al passato, e dunque ai locali a luci rosse presenti a Cadenazzo, ad esempio, la situazione è migliorata».
Gli impegni non mancano, abbiamo visto. Il Corpo di Polizia di Locarno conta una sessantina di collaboratori e 13 Comuni convenzionati; una sessantina quello di Bellinzona con cinque enti locali da coprire. Le risorse sono sufficienti?
TERRIBILINI «Per assolvere ai nostri compiti base sì. Qualora volessimo fare di più e meglio servirebbero più agenti o collaborazioni con altri enti già presenti sul territorio. Il nostro grosso problema è legato alle grandi manifestazioni, perlopiù in estate. In quel periodo difficilmente possiamo fare altro: gli agenti a turno sono impegnati a garantire l’ordine pubblico. A tal punto che dobbiamo chiedere aiuto alle altre polizie comunali. Stiamo anche implementando una convenzione con il Comune di Muralto, per integrare i loro agenti da noi e “fusionare” i due Corpi di Polizia».
MARTINELLA «Ogni tanto siamo costretti a rinunciare a qualche servizio di prossimità per concentrarci sugli interventi o su dei servizi speciali. Poi ci sono le varie manifestazioni che impiegano numeroso personale. Un esempio su tutti è il Rabadan. Dal giovedì al martedì l’attenzione è focalizzata solo sul carnevale. Vacanze e congedi sono sospesi. Tutti rientrano nei turni».
Il gruppo di lavoro promosso dal Dipartimento delle istituzioni ha elaborato un progetto che vuole rendere più efficace ed efficiente la collaborazione tra la Cantonale e le Comunali. Le quali si focalizzerebbero maggiormente sulle attività di prossimità; verrebbe inoltre introdotto il mandato di prestazione. Che idea vi siete fatti della riforma in consultazione?
TERRIBILINI «L’intenzione del gruppo di lavoro è quella di migliorare alcuni aspetti dell’attuale collaborazione. Ma di più non ne sappiamo. Finora il rapporto è stato illustrato solo ai capidicastero e ai sindaci. È stato in particolare presentato come si vuole migliorare la collaborazione in atto, ma non su quali punti».
MARTINELLA «Non sono in grado di dire ancora nulla. Il rapporto ci verrà presentato prossimamente. A quel punto si entrerà nel dettaglio e potrò esprimermi. Dovrà essere una discussione tra i Corpi comunali ed i rispettivi Municipi».
Cosa funziona nell’attuale collaborazione con la Cantonale e cosa si potrebbe migliorare?
TERRIBILINI «In linea di principio non ci sono grandi problemi. Per certi tipi di intervento non è chiaramente definito quali sono i rispettivi compiti e quindi può capitare di rimpallarci la responsabilità. Nel caso, ad esempio, di una lite domestica, interveniamo prima noi perché siamo più vicini, ma poi dobbiamo attendere l’arrivo dei colleghi della Cantonale perché non abbiamo le deleghe necessarie per poter procedere».
MARTINELLA «Concordo: è una questione di gestione delle risorse. In certi casi intervengono due pattuglie della Comunale, poi ne arrivano altre due della Cantonale. Visto dall’esterno potrebbe apparire un caso grave, quando invece così non è. Avendo le deleghe potremmo gestire completamente i casi, per così dire, meno gravi. Al di là di questo la collaborazione con la Cantonale è ottima».
Finora ci siamo concentrati sui macrotemi. Poi ci sono gli interventi comuni: schiamazzi e musica nelle ore notturne, per non citarne che due. Quanto vi impegna rispondere a queste segnalazioni?
TERRIBILINI «Siamo molto sollecitati sul fronte del disturbo della quiete pubblica. Notiamo che oggigiorno c’è poca tolleranza, ma quando riceviamo una segnalazione dobbiamo intervenire. Ricordo che il nostro territorio di competenza è alquanto grande e che cerchiamo, nel limite del possibile, di dare a tutte le chiamate la stessa importanza».
MARTINELLA «Diciamo che l’invito alla tolleranza e al dialogo è da sottoscrivere in generale. Se all’una del mattino ci sono due persone che parlano sotto casa possono creare un certo disturbo, ma non di certo paragonabile ad una folla che balla al ritmo di musica sparata a tutto volume. Capita anche che un minuto dopo la scadenza del limite orario riceviamo una segnalazione secondo la quale c’è ancora la musica ad una festa o in un locale. Arriviamo sul posto e nel frattempo gli altoparlanti sono stati spenti…».
Non si riesce a sensibilizzare la popolazione su questi aspetti?
TERRIBILINI «Organizziamo regolarmente degli incontri con la popolazione dei quartieri di Locarno e dei Comuni convenzionati durante i quali ripetiamo che la cosa peggiore per noi è incontrare qualcuno che ci dice: “Ieri sera ho notato questa cosa, ma non ho osato chiamarvi”. Se qualcuno vede qualcosa che gli può apparire sospetta, nel dubbio deve chiamarci. Noto anche che a volte, invece di avvisare noi, si scrivono lettere o e-mail al Municipio, ai consiglieri di Stato, alla stampa. C’è un problema? Si chieda un colloquio con me e cerchiamo di risolverlo».
MARTINELLA «Questo dà fastidio anche a noi. Tante volte il sindaco o il capodicastero ci girano una lettera indirizzata a loro. Poi vado a controllare e scopro che chi l’ha scritta non ci ha chiamato per segnalare il problema. Scrivere una lettera od una e-mail due giorni dopo per segnalare un fatto ritenuto un problema non serve a niente. Siamo presenti sul territorio 24 ore su 24, 7 giorni su 7».
Quanto capitato due anni fa in seno alla Polizia di Locarno ha danneggiato la vostra immagine?
TERRIBILINI «In un primo momento evidentemente sì. La popolazione si chiedeva cosa stesse capitando. Quel momento è però superato. La gente apprezza il nostro lavoro che abbiamo anche presentato».
Si diceva prima delle liti domestiche: è un fenomeno molto diffuso anche nel Sopraceneri?
TERRIBILINI «Le statistiche parlano di tre episodi al giorno in Ticino. Di principio interviene la Cantonale, anche se a volte chiede a noi di farlo perché una nostra pattuglia è più vicina. Ma, come detto, poi dobbiamo attendere che arrivino i nostri colleghi della Cantonale».
MARTINELLA «Il primo intervento viene effettuato dalla pattuglia più vicina a dipendenza della gravità della lite. Siamo molto sollecitati».
Vi capita di condurre inchieste coordinate tra voi?
TERRIBILINI «A volte vengono effettuati dei fermi di persone che risiedono a Bellinzona e allora chiamiamo i nostri colleghi della Turrita per avere delle informazioni in merito».
MARTINELLA «Confermo: c’è collaborazione soprattutto per quanto riguarda lo scambio di informazioni, ad esempio tra i due reparti antidroga».
Il rispetto per la divisa vale sempre?
TERRIBILINI «Negli anni va diminuendo. Dico di più: non solo
da parte dei giovani. Anche gli adulti a volte ci apostrofano in maniera
pesante. Succede spesso agli assistenti che controllano il traffico
fermo».
MARTINELLA «Quasi quotidianamente abbiamo a che fare con dei maleducati. Un tempo c’era rispetto, quasi timore dell’agente di polizia. Ora gli insulti nei nostri confronti non mancano».
E nei confronti delle agenti donne?
TERRIBILINI «Non abbiamo riscontrato particolari problemi.
Dal prossimo 1. marzo, al termine del primo anno di formazione della SCP24,
arriveranno altre due ragazze a Locarno e potrà capitare che una pattuglia sia
formata da due donne. Ma non vedo problemi particolari».
MARTINELLA «Non so dire se per loro sia più dura. Purtroppo basta indossare una divisa per essere presi a male parole da talune persone».