Politica

L'UDC svela le carte per le Federali

In corsa per il Nazionale, oltre all'uscente Piero Marchesi, ci saranno Tiziano Galeazzi, Brenno Martignoni, Paolo Pamini, Roberto Pellegrini e Roberta Soldati - Gli ultimi due candidati (provenienti da altri partiti) saranno annunciati nelle prossime settimane - Marco Chiesa confermato per l'affollata corsa alla Camera alta
Immagine d'archivio - ©Chiara Zocchetti
Paolo Gianinazzi
11.07.2023 19:36

Per «rafforzare la destra ticinese», per «difendere la neutralità», ma anche per «tornare a gestire l’immigrazione» e «combattere le politiche ecologiste estremiste», l’UDC Ticino ha lanciato la sua campagna elettorale per le elezioni federali del 22 ottobre.

Già, mentre buona parte della politica sta pian piano andando in vacanza per la pausa estiva – in attesa delle scintille che sicuramente ripartiranno a settembre –, anche i democenstristi hanno svelato le loro carte per il prossimo importante appuntamento con le urne. Riunito ieri sera a Bellinzona, il comitato cantonale del partito ha ratificato all’unanimità i candidati.

Tutti i nomi (tranne due)

In corsa per il Consiglio nazionale l’UDC presenterà – oltre ovviamente al deputato uscente Piero Marchesi – Tiziano Galeazzi, Brenno Martignoni, Paolo Pamini, Roberto Pellegrini (UDF) e Roberta Soldati. Due caselle (delle otto a disposizione) non sono ancora state svelate e verranno comunicate solo nelle prossime settimane. Ad ogni modo, come spiegato dal coordinatore della Commissione cerca, il capogruppo in Gran Consiglio Sergio Morisoli, «si tratta di due persone liberal-conservatrici, che provengono da altri partiti».

Da segnalare, inoltre, che il partito presenterà anche altre liste tematiche da sotto-congiungere a quella principale. Si tratta, nel dettaglio, delle liste «UDC artigiani e imprenditori»; «UDC agrari»; «UDC donne»; «UDC giovani». Delle liste, ha rimarcato Morisoli, che rappresentano il «paese reale» e potranno «dare un valore aggiunto e una spinta alla lista principale».

Solo per la Camera alta

Il comitato cantonale ha poi senza sorprese approvato all’unanimità anche il candidato unico in corsa per la Camera alta. A correre per confermare il suo seggio agli Stati, senza il paracadute della corsa per il Nazionale, ci sarà dunque l’uscente Marco Chiesa, presidente nazionale del partito. Una corsa, quella per la Camera dei Cantoni, che si annuncia molto serrata. Al momento, infatti, sono già cinque i nomi di peso che si sono lanciati in questa sfida: oltre al democentrista Marco Chiesa ci saranno infatti anche Alex Farinelli per il PLR, Fabio Regazzi per il Centro, Bruno Storni per il PS e Greta Gysin per i Verdi.

Gli obiettivi del partito

Come spiegato dal presidente cantonale del partito Piero Marchesi, dal punto di vista politico e in termini di numeri, gli obiettivi del partito sono quattro. In primis, «rafforzare l’area (con Lega e UDF)» e avere così «una destra più forte che possa portare avanti i temi importanti per la Svizzera e in particolare per il Ticino». Il secondo obiettivo è poi quello di «riguadagnare il terzo seggio d’area al Consiglio nazionale perso quattro anni fa». Il terzo è quello di eleggere un secondo UDC in Consiglio nazionale. «Ovviamente – ha spiegato Marchesi –, all’interno dell’accordo con la Lega, il nostro obiettivo è quello di farlo noi il secondo seggio. La Lega cercherà a sua volta di centrare questo obiettivo. E sono sicuro che ci sarà la giusta competizione per favorire la riconquista del seggio». Infine, l’ultimo «importantissimo» obiettivo è di confermare il seggio di Marco Chiesa alla Camera alta. Un obiettivo che, ha rimarcato Marchesi, «è alla nostra portata. Ma non va dato per scontato: per riconquistare il seggio dovremo lavorare tutti assieme. La corsa si annuncia affollata, e quindi sarà importante fare un fronte compatto e cercare di ottenere voti anche nel campo del centro per ottenere il risultato».

I dossier da affrontare

Dal canto suo, il presidente nazionale Marco Chiesa si è concentrato sui temi che il partito e lui stesso porteranno avanti in campagna elettorale. A cominciare dall’immigrazione: «Il centro asilanti di Chiasso è un caos. Il sistema Schengen Dublino è fallito. L’Italia non riprende più i suoi asilanti», ha affermato. «E la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) prevede 40 mila arrivi quest’anno. Ma l’unico partito che ha avuto il coraggio di chiedere una sessione speciale sul tema è stato l’UDC, proponendo soluzioni concrete». Un altro tema affrontato è stato quello della preferenza indigena. «In due anni a causa della libera circolazione sono arrivate in Svizzera 140 mila persone. E alcuni in Svizzera interna hanno il coraggio di parlare di mancanza di manodopera. Ma allora ne arrivano troppi, e arrivano anche quelli sbagliati». Ecco perché, secondo il democentrista, bisogna tornare a parlare di «tetti massimi e preferenza indigena». Per Chiesa occorre poi difendere con più forza la neutralità, evitando di «buttare a mare qualcosa che ha fatto il benessere della Svizzera». Sul tema del cambiamento climatico Chiesa ha più volte criticato l’approccio degli altri partiti, basato su «tasse e divieti». Il democentrista ha poi voluto sottolineare la vicinanza del suo partito al mondo delle piccole e medie imprese (PMI). E questo perché, ha detto, «credo fortemente che nel nostro paese bisogna creare le condizioni quadro affinché la gente possa svolgere una professione». Un ultimo accenno è infine stato dedicato all’annosso tema dell’accordo istituzionale con l’UE. Un accordo che, ha evidenziato Chiesa, «sarà tenuto nei cassetti fino a dopo le elezioni, perché sanno che farebbe esplodere il successo dell’UDC». Ma poi, dopo le elezioni, «diventerà il tema numero uno, perché ci sono certi settori della politica che sono pronti a svendere il nostro paese, rinunciando ai nostri valori fondamentali, come la democrazia diretta».

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