Lugano cambierà: ecco come
È una Lugano che abbraccia e valorizza la diversità dei suoi quartieri, tutela il patrimonio paesaggistico e punta sugli spazi verdi. Guarda alla mobilità sostenibile come a un pilastro e spinge sulla transizione ecologica, sociale e culturale. Una città che ripensa ogni sua parte, promuovendo quello che possiede. Non è facile leggere queste righe oggi e pensare che sì, il volto di Lugano, tra venticinque anni, sarà più o meno così. Dopo aver accumulato ritardi e aver fatto spazientire non poco la politica comunale, il Municipio ha trovato la quadra sul tanto atteso Piano direttore comunale (PDcom), pubblicandone il relativo messaggio. È un documento strategico, flessibile, ricco e approfondito (245 pagine) che tratteggia la Lugano del 2050 dividendola in nove «costellazioni» – che sono il risultato dell’accorpamento degli attuali 23 Piani regolatori – e quattro «immagini», cioè quattro macro-visioni che, tramite precise strategie, affrontano problemi e sfide del nostro territorio e del tempo. Facciamo una passeggiata per le strade, i parchi e le costellazioni della Lugano del futuro.
«Solidarietà territoriali»
Le «immagini» della città di domani sono state elaborate dal gruppo guidato dallo Studio Paola Viganò, che nel 2021 si era aggiudicato il mandato per allestire il PDcom. Visioni chiamate «Lugano città di Paesi e di Quartieri», «Lugano città-paesaggio», «Lugano piccola città globale» e «Lugano città territorio resiliente».
Partiamo dalla prima. I suoi obiettivi sono prima di tutto valorizzare e servire i paesi e i quartieri delle nove costellazioni (Val Colla, Ronchi, Costa Sinistra, Piana, Monte Brè, Lugano a lago, Città alta, Monte San Salvatore e Pian Scairolo) alla stregua del centro di Lugano, «ridisegnando solidarietà e complementarità territoriali». Quindi, «promuovendo servizi diffusi e infrastrutture sociali innovative, definendo un progetto integrato di mobilità e sostenendo il piccolo commercio di prossimità». Tra le varie novità, spicca la «valorizzazione del lungolago» tramite «la riduzione drastica del traffico che lo attraversa» (un compito non facile, come abbiamo scritto a più riprese analizzando le conseguenze sul traffico cittadino delle chiusure del quai durante gli eventi popolari). Lugano, per il 2050, intende aumentare anche le «infrastrutture verdi» in ambito urbano dal punto di vista ecologico e ambientale, ma anche paesaggistico e fruitivo. Ma salvaguarda anche i suoi alpeggi, i pascoli, recupera le selve castanili e i maggenghi e ripristina il paesaggio fluviale. Per i prossimi decenni, il Piano direttore comunale propone una Lugano accessibile a tutti, leader della transazione ecologica e sociale, che dovrà essere un polo di formazione e ricerca, culturale e congressuale e che funga da «satellite» dell’area metropolitana di Milano sfruttando i collegamenti. Non da ultimo, l’accento viene posto sulla conservazione e la valorizzazione delle architetture e dei giardini di ville e alberghi, così come «quegli elementi urbanistici derivanti dal periodo di massimo splendore della città: i dintorni della stazione e la passeggiata di collegamento con il lago, i quartieri-giardino (Montarina e Loreto), il quai e i viali alberati del lungolago».
Una spina ciclopedonale
La quarta visione dipinge Lugano come città resiliente. Che vuol dire tutto e niente. Nello specifico, tratta del tema della transizione ecologica con misure di mitigazione e di adattamento al cambiamento climatico. A partire da un territorio a zero emissioni (il PDcom mostra che Lugano può ridurre di circa il 77% le sue emissioni entro il 2050), che va verso la riduzione delle isole di calore (più piante, in particolare alberi, più ombra, più acqua, più suoli permeabili) e che investe nelle reti di teleriscaldamento. Inoltre, spicca nel documento la creazione del «Parco del Ceresio», che comprende la Val Colla e il Monte Brè fino alle rive lacustri di Gandria, i territori di Caprino e Cantine di Gandria, Capo San Martino, il Monte San Salvatore e l’Arbostora fino alle rive del Pian Casoro.
Infine, la mobilità. «La bicicletta diventerà un’alternativa all’automobile se si creeranno buone infrastrutture per l’uso quotidiano, sicure, attrattive e continue». Ebbene, in diversi progetti elencati all’interno del Piano direttore comunale viene proposto di rafforzare il trasporto pubblico e di investire nella mobilità lenta. «Il pedone, la sua velocità e presenza sono al centro delle strategie». «Il limite alla velocità veicolare pari a massimo 30 km/h in gran parte della piana del Cassarate – ed esteso a tutta la rete viaria, se i flussi di traffico lo permetteranno, in un orizzonte temporale più lungo – garantirà agli utenti della mobilità lenta la possibilità di muoversi in sicurezza», leggiamo. In aggiunta, la spina ciclopedonale principale sarà la cosiddetta «Via del Lago», che corre da «nord a sud dell’agglomerato, costeggia il fiume Cassarate, lambisce il lungolago e raggiunge Figino attraverso il Pian Scairolo, sovrapponendosi al tracciato ciclabile di carattere regionale Tesserete/Sonvico-Dino-Lugano-Figino».