L'uomo che ci ha mandati «in visibilio ipercinetico»
La domanda, qualcuno, in Ticino, se l’è posta quando ha saputo che andava in pensione: ma l’Armando cosa farà dopo averci fatto emozionare per anni commentando le partite della Nazionale rossocrociata di calcio? Lui, che di cognome fa Ceroni e non ha certo bisogno di presentazioni (così abbiamo pure fatto la rima…), la risposta l’ha fornita ieri sera al teatro Sociale della Turrita nel riuscitissimo appuntamento promosso dalla Banca Raiffeisen Bellinzonese e Visagno.
Sollecitato dal suo «delfino», quel Nicolò Casolini comme d’habitude in forma smagliante, ha aperto il cuore andando «in amenissime scalmane»: «Coltivo alberi da frutta. Ma nei nostri vivai li trovi troppo alti. Poi bisogna potarli. Non è un lavoro facile, credetemi. E poi vado a pesca, una passione che, ad esempio, mi ha permesso di entrare in sintonia con Marco Pantani, che ricordo come una persona simpatica ed estroversa».
Più «sbacalito» di Pennac
L’Armando Ceroni che ha appena ricevuto la prima AVS («addirittura in anticipo, a metà mese») è lo stesso di sempre. Parlantina sciolta arricchita dalle sue memorabili frasi ad effetto, raccolte in un taccuino «lambiccato» fresco di pubblicazione (Variante edizioni). «Sono un lettore incallito. Il mio autore preferito è Daniel Pennac. Il suo ‘sbacalito’, ad esempio, l’ho fatto mio trasformandolo in ‘smarmellato’. Altre espressioni mi sono uscite così, sul momento. L’obiettivo è sempre stato quello di riuscire ad emozionare i telespettatori. Certo, il modo di commentare ha rappresentato un grande cambiamento per una RSI che, allora, era particolarmente ingessata», ha spiegato.
Un deejay al Tour de France
Lui che, da giovane, faceva le telecronache del Giro d’Italia in un bar di Paradiso. È stato anche disc jockey. Poi la Magistrale, l’università a Ginevra e l’approdo a Comano, al giornalismo sportivo. Dal ciclismo (una ventina di Tour de France assieme ad Antonio Ferretti) al calcio.
Svizzera-Ecuador, che match
Dici Armando Ceroni e non puoi non pensare alla Nazionale. Qual è la partita che rimarrà per sempre impressa nella sua memoria? «Sicuramente Svizzera-Ecuador ai Mondiali del 2014, con il gol vittoria di Seferovic al 93. minuto dopo un recupero magistrale di Behrami». Eh sì, è stato un «calderone ribollente dove c’era dentro di tutto», che ci ha mandati in «visibilio ipercinetico»