«Mirante ha buone chance di entrare in municipio»

A destra, a sinistra, e pure al Centro, gli spunti di riflessione scaturiti dalla tornata elettorale delle Federali 2023 che si è chiusa domenica non mancano di certo. Senza dimenticare che questo lungo periodo elettorale, apertosi con le Cantonali dell’aprile dello scorso anno, terminerà a tutti gli effetti solo tra qualche mese, con le Comunali dell’aprile 2024.
Domenica i pronostici della vigilia sono stati rispettati, con l’elezione di Chiesa e Regazzi agli Stati. Il primo spunto di riflessione, dunque, va al PLR, che per altri quattro anni rimarrà senza un rappresentante alla Camera alta.
Per il politologo Nenad Stojanovic, professore di scienze politiche all’Università di Ginevra, «Farinelli era sicuramente il candidato migliore e più adeguato che il PLR potesse presentare in questo momento». E dunque, «il ragionamento secondo cui tra le ragioni della sconfitta ci sia il suo profilo politico, da alcuni giudicato troppo moderato e poco profilato, non convince». Anche perché, spiega il politologo, «in un’elezione con il sistema maggioritario come quella per gli Stati, solitamente vengono premiati proprio i profili più moderati, che riescono a pescare voti a destra, a sinistra e al centro». Secondo Stojanovic, il «problema per Farinelli è stato dunque quello di essere stato ‘‘schiacciato’’ da due fronti, di trovarsi tra l’incudine e il martello». Da una parte, «c’era la coppia Chiesa e Regazzi, la cui alleanza era abbastanza esplicita». E dall’altra, «il centro sinistra, che si è trovato ad affrontare un dilemma». Già, perché «sostenere Farinelli non era comprensibilmente un’opzione poiché avrebbe significato azzerare le chance di elezione per Greta Gysin». D’altro canto, però, «a sinistra tutti erano coscienti che eleggere Farinelli sarebbe stato meglio di Regazzi». Ed ecco che, in questo contesto, «probabilmente alcuni nel centro sinistra hanno anche sostenuto Farinelli con la seconda crocetta a disposizione, ma evidentemente non a sufficienza». Ma c’è un altro elemento che Stojanovic tiene a sottolineare: «In questo contesto a mio modo di vedere il partito stesso non ha veramente fatto tutto il possibile per sostenere il suo candidato».
Due traiettorie diverse
Allargando lo sguardo a tutto il centro dello scacchiere politico, ossia al Centro e al PLR, il discorso si fa più complesso. «Entrambi sono in qualche modo in affanno. Malgrado la vittoria di domenica del Centro, con l’elezione di Regazzi, non va dimenticato che al Nazionale il partito ha perso un seggio. Il PLR, invece, non ha riconquistato il posto agli Stati e alle scorse cantonali ha perso due seggi». Allo stesso momento, sia sul piano nazionale che cantonale, le traiettorie dei due partiti sono un po’ differenti. «Il Centro, con il cambio di nome, negli ultimi anni sembra aver trovato sullo scacchiere politico una certa stabilità, mentre il PLR appare un po’ più in crisi d’identità. Una sorta di disorientamento, nel quale non riesce a capire dove vuole andare a parare». Insomma, anche il PLR, come Farinelli, «appare schiacciato tra due fronti», ossia tra una posizione più moderata al centro e una più conservatrice, a rimorchio dell’UDC.
Un’impresa impossibile
Sulla sconfitta del fronte progressista, con la mancata elezione di Greta Gysin, Stojanovic rimarca che le probabilità di riconfermare l’exploit del 2019, quando Marina Carobbio Guscetti entrò alla Camera alta, erano già molto basse. Detto diversamente: «L’elezione di Carobbio Guscetti era l’eccezione che conferma la regola. Ossia che tendenzialmente l’elettorato ticinese è più di centro-destra che di centro-sinistra». E quindi, in soldoni, in una votazione maggioritaria per il fronte progressista la strada parte già in salita. E «anche per la stessa Carobbio Guscetti, se avesse deciso di ripresentarsi, non sarebbe stata una partita facile».
Una tendenza chiara
Veniamo poi al lato destro dello scacchiere politico, con l’asse UDC-Lega che in queste Federali ha praticamente raggiunto tutti gli obiettivi: riprendersi il terzo seggio d’area alla Camera bassa e confermare Chiesa agli Stati. Segno che, per usare le parole del presidente cantonale dell’UDC Piero Marchesi, «uniti si vince». Ma è davvero così? L’alleanza vincente tra i due partiti è destinata a durare? Ancora Stojanovic: «La tendenza è chiara. In Ticino l’UDC, un tempo un partito praticamente sconosciuto, sta prendendo sempre più piede. E lo sta facendo anche a scapito della Lega». Tuttavia, avverte il politologo, «dare per moribonda la Lega mi pare quantomeno azzardato». A questo proposito Stojanovic ricorda che «già a metà degli anni Duemila il Movimento era in grande difficoltà. Ma poi è riuscito a risollevarsi. Anzi, è riuscito a raddoppiare in Consiglio di Stato e a prendersi il sindacato di Lugano». E quindi, in sostanza, «è vero che la Lega si trova in un momento di affanno, ma ancora non è chiaro se si tratti di un problema temporaneo oppure strutturale».
Discorsi meta-politici
Uno spunto di riflessione, in particolar modo gettando già uno sguardo alle Comunali del prossimo aprile, va infine alla “sorpresa” Amalia Mirante. La candidata di Avanti con Ticino&Lavoro al turno di ballottaggio ha infatti incassato un ottimo risultato personale. Pur arrivando ultima in classifica ha raccolto quasi 20 mila voti personali. Una cifra “strepitosa”, per dirla con la stessa Mirante, che nel frattempo guarda già alle elezioni di aprile. Non ha infatti nascosto che intende candidarsi a Lugano. Una candidatura che, anche secondo Stojanovic, avrebbe buone possibilità di successo. «Si tratta di un fenomeno, di un movimento, per certi versi tipicamente populista: concentrato su una sola persona, con una retorica né di destra né di sinistra che rimane a un livello “metà-politico” e fatto discorsi contro le élites e contro i partiti storici. È così riuscita a raccogliere consensi in un certo tipo di elettorato, che tendenzialmente è ostile ai partiti tradizionali». Un elettorato che potrebbe premiarla anche a Lugano. «Per entrare in Municipio serve circa l’11-12% dei voti. Raccogliendo un po’ di voti dalle schede senza intestazione, che solitamente sono utilizzate da chi non crede nei partiti tradizionali, prendendo un altro po’ di voti da ex-socialisti oppure dall’UDC e da altri partiti, l’ipotesi di una sua elezione è tutt’altro che fuori discussione». Soprattutto, chiosa Stojanovic, «considerato il fatto che in questo momento a Lugano sono in affanno i liberali radicali, ma anche la Lega e pure il PS».