Processo

Nessun illecito: assolti tra le lacrime

Due psicoterapeuti e uno psichiatra prosciolti dall’accusa di aver truffato le casse malati – Per l’accusa, i tre non avevano rispettato la giurisprudenza che regolava la psicoterapia delegata, ottenendo il rimborso dall’assicurazione di base al posto della complementare – Per la Corte, invece, era tutto in regola
© CdT/Chiara Zocchetti
Nico Nonella
28.03.2023 16:10

Nessuna truffa, nessun raggiro: «Assolti poiché mancano gli elementi oggettivi e soggettivi del reato». I due principali imputati comparsi venerdì alla sbarra con l’accusa di aver frodato le casse malati hanno accolto tra le lacrime il verdetto della giudice Francesca Verda Chiocchetti. Da parte loro, insomma, non ci fu nulla di illecito e le prestazioni di psicoterapia erogate tra il 2008 e il 2017 sono giustamente state coperte dall’assicurazione malattia di base. Pure prosciolto lo psichiatra che secondo l’accusa sarebbe stato loro complice.

Le accuse

I protagonisti di questa vicenda giudiziaria approdata in aula la scorsa settimana sono una coppia di psicoterapeuti ottantenni del Locarnese, un uomo e una donna, insieme a un medico psichiatra di 76 anni, pure lui del Sopraceneri. Secondo l’accusa, rappresentata dalla procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti, i coniugi – patrocinati dall’avvocato Andrea Giudici – avrebbero svolto la loro attività dal gennaio 2008 al marzo del 2017 senza adempiere alle necessarie condizioni previste dalle normative vigenti in quegli anni in materia di psicoterapia delegata. La coppia avrebbe cioè operato facendo credere di effettuare queste prestazioni sotto la supervisione e la responsabilità di un medico psichiatra: fino a settembre 2016 da un professionista nel frattempo deceduto; dall’ottobre dello stesso anno, dal terzo imputato (difeso dall’avvocato Giovanni Celio). E questo per ottenere il rimborso dall’assicurazione malattia di base. A mente dell’accusa i due terapeuti avrebbero invece operato in totale autonomia senza la supervisione e il monitoraggio da parte dello psichiatra (condizioni, queste, necessarie per il rimborso da parte dell’assicurazione di base LAMAL), ottenendo illecitamente oltre un milione e mezzo di franchi. Per la difesa, invece, tutti e tre avevano agito nella più assoluta legalità, rispettando il quadro normativo dell’epoca: una sentenza del Tribunale federale delle assicurazioni risalente addirittura agli anni Ottanta (dal 1. luglio 2022, invece, gli psicologi psicoterapeuti possono esercitare a titolo indipendente a carico dell’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie a condizione che sia rilasciata una prescrizione medica).

La giurisprudenza

Nel motivare la sentenza di assoluzione, la giudice ha richiamato proprio la giurisprudenza del Tribunale federale. La stessa, ha argomentato, «stabiliva che per esercitare la psicologia delegata fossero necessari un monitoraggio e una supervisione da parte di un medico psichiatra». Allo stesso modo, sempre l’Alta Corte aveva sentenziato che un controllo costante non fosse praticabile e che il medico «doveva decidere quanto intenso avrebbe dovuto essere il monitoraggio». E questo basandosi sulla sua esperienza e sulla conoscenza delle persone a cui delegava la psicoterapia. Nel caso in questione, «parliamo di tre professionisti di comprovata esperienza. Il medico, persona di alto profilo, conosceva bene i due psicoterapeuti e aveva fiducia in loro. L’autonomia che aveva loro concesso non era una cambiale in bianco e lui stesso sia aggiornava con regolarità e supervisionava in base alle circostanze». L’accusa, lo ricordiamo, aveva ritenuto che non fossero adempiuti i requisiti per l’esercizio della psicoterapia delegata in quanto il contratto siglato tra le parti prevedeva che i due terapeuti operassero in uno studio indipendente da quello dello psichiatra (pagando l’affitto di tasca propria) e che il loro stipendio ammontasse alle prestazioni rimborsate dalle casse malati. Per la Corte, però, queste elementi non sono sufficienti per stabilire che vi fosse un esercizio fittizio della psicoterapia delegata.

Imputati risarciti

Oltre all’assoluzione, agli imputati è stato riconosciuto il rimborso delle spese legali sostenute. Oltre all’assoluzione, agli imputati è stato riconosciuto il rimborso delle spese legali sostenute. Capitolo risarcimenti: i due coniugi riceveranno 61 mila franchi, lo psichiatra circa 24 mila. L’accusa aveva chiesto una pena di 30 mesi da scontare (con una parte eventualmente sospesa per due anni) nei confronti dell’imputata e di 20 mesi sospesi per due anni per il coniuge. Nei confronti dello psichiatra era stata proposta una pena pecuniaria di 150 aliquote da 380 franchi sospesa per due anni.

In questo articolo:
Correlati