Non c'è una strategia condivisa: lago verde per un'altra estate?
Uno a zero per i cianobatteri. Triplice fischio e nessuna stretta di mano, per carità. L’anno scorso la partita tra la squadra di Agno, Lugano, Melide e Bissone e quella delle masse giallognole galleggianti che avevano invaso praticamente la maggior parte del Ceresio, tra agosto e settembre, era finita così. Un disastro. E con ogni probabilità, questa estate si dovrà giocare un nuovo match. Perciò, ci vuole una strategia per neutralizzare la loro proliferazione e mettere in campo delle contromisure.
Il Cantone, ad esempio, ha inviato ai Comuni toccati dal problema delle raccomandazioni, suggerendo di puntare più su delle protezioni fisiche, come delle barriere galleggianti, piuttosto che su interventi ritenuti invasivi, come le boe a ultrasuoni. Quindi, scomodando il detto «prevenire è meglio che curare», quale arma stanno affilando gli enti locali per difendere le rive (e con esse i bagnanti) dai cianobatteri e dal lago verde? C’è chi si affida alla piscina, chi ritiene di competenza cantonale il problema e quindi attende un cenno «dall’alto» e chi ha pensato in grande, ma ha dovuto ridimensionarsi. Non c’è una strategia condivisa, in pratica.
Tra progetti pilota e attese
Lo scorso agosto, la zona della foce del Vecchio Vedeggio sembrava «una zuppa di zucca», ci aveva detto allarmato il sindaco di Agno, Thierry Morotti. E anche un po’ scocciato, a dire il vero, per come il Cantone stava gestendo la situazione. «Abbiamo coinvolto fin da subito degli specialisti che hanno suggerito la realizzazione di analisi e studi volti a capire le cause locali specifiche al Ceresio così da proporre interventi mirati sia nelle acque che nel bacino imbrifero», ci spiega Morotti, che avrebbe voluto promuovere un progetto pilota basato «sulla posa di sensori con registrazione continua che avrebbe permesso di arrivare a prevedere con qualche giorno/settimana di anticipo l’inizio delle fioriture». Il Cantone, a detta del sindaco, non ha voluto investire in questo sistema, «forse distratti dai costi preventivati si sono focalizzati solo sulla componente “ultrasuoni” tralasciando gli aspetti salienti del progetto pilota da noi promosso». Il Comune, di conseguenza, si è visto costretto a ridimensionare i piani. «Allo stato attuale stiamo valutando la promozione di uno studio con ambizioni minori, alla portata delle nostre finanze comunali, ma comunque capace di raccogliere i dati a supporto della necessità di intervenire e forse capace di scongiurare interventi inutili o, peggio, dannosi come, è mia opinione personale, credo siano le barriere fisiche».
Anche le rive di Lugano – sia quella che parte dal lido comunale e costeggia Villa Favorita sia quella che dalla Foce va verso Paradiso – non sono state risparmiate. Qui, però, la strategia che si vuole adottare per combattere i cianobatteri è differente. «Della problematica ne abbiamo parlato recentemente in una riunione con i responsabili del progetto "Acque sicure" – rileva il capodicastero Consulenza e Gestione, Tiziano Galeazzi –. Sicuramente monitoreremo la situazione, segnaleremo la problematica con misure più comunicative e avviseremo chi di dovere, ma attendiamo da parte del Cantone delle nuove proposte». In buona sostanza, la competenza è cantonale. Anche Melide, tramite il sindaco Angelo Geninazzi, crede che sia il Cantone a dover affrontare questa tematica visto che «i Comuni non dispongono degli strumenti necessari», oltre al fatto che «il lago è di proprietà del demanio». Al netto di tutto, «siamo molto preoccupati e oltremodo favorevoli che si affronti la tematica in modo serio perché rischia di diventare problematica, con uno scenario che indica l’inizio della fioritura verso maggio/giugno». Pochi metri più a sud, a Bissone, c’è sì interesse per le misure preventive suggerite dal Cantone. Ma c’è un ma. «Noi abbiamo il lido con la piscina, che potrebbe essere una soluzione...», osserva il sindaco, Andrea Incerti.
Divieto non escluso a priori
Il Cantone, un anno fa, oltre ad avanzare delle opzioni per neutralizzare (da questa estate) le fioriture che avevano creato apprensione lungo le rive del lago, non aveva escluso a priori il divieto generale di balneazione. Una misura forte, che viene presa quando in tutto il lago non vi sono più zone libere da cianobatteri. Speriamo di non arrivare a tanto.