Ceresio

Scacco in tre mosse ai cianobatteri

Le tre opzioni del Cantone per neutralizzare (dalla prossima estate) le fioriture che hanno creato apprensione lungo le rive del lago – Escluso per ora un divieto generale di balneazione
©Gabriele Putzu
Giuliano Gasperi
24.08.2023 06:00

Cianobatteri, cianobatteri in ogni angolo del Ceresio. Sono il tormentone biochimico di quest’estate. La loro diffusione – dal nostro articolo del 18 agosto la situazione è peggiorata – impone delle contromisure. Una, di attuazione immediata, è evitare di nuotare vicino alle fioriture, che appaiono come delle masse giallognole galleggianti. Se capita, bisogna sciacquarsi bene, perché entrando in contatto con le tossine si potrebbe soffrire di reazioni allergiche cutanee, sintomi gastrointestinali ed effetti epatossici. I soggetti più fragili: bambini e cani. Poi ci sono altre contromisure: quelle che competono alle autorità. Mauro Veronesi, che dirige l’Ufficio della protezione delle acque e dell’approvvigionamento idrico del Cantone, ce ne elenca tre, che evidentemente saranno preziose soprattutto dal prossimo anno.

Proseguire con la dieta

La prima mossa è preventiva. «Occorre continuare la ‘cura dimagrante’ a cui è stato sottoposto il Ceresio negli ultimi decenni per eliminare i nutrienti, come il fosforo, che arrivano dalle economie domestiche e che avevano portato a un’eutrofizzazione del lago. Sono questi nutrienti, insieme alle temperature, che alimentano le fioriture dei cianobatteri: noi dobbiamo far mancare loro la materia prima». Una decisione in tal senso è stata quella d’imporre dei limiti severi sulla quantità di fosforo massima per ogni litro d’acqua rimessa in circolo dai depuratori: la soglia legale di 0,8 milligrammi è stata abbassata a 0,2. «Questo ha portato a grossi miglioramenti, per esempio una maggiore trasparenza del lago. Poi l’aumento delle temperature ci ha un po’ rotto le uova nel paniere».

Le difese galleggianti

La seconda mossa è fisica. «Per difendersi dalle fioriture, soprattutto in prossimità dei lidi, si può pensare alla posa di barriere galleggianti profonde circa un metro, più o meno come quelle usate per contenere gli inquinamenti. E quando le alghe verranno spinte dai venti verso le rive – spiega ancora Veronese – troveranno un ostacolo». Questa tecnica ha però un punto debole: «I cianobatteri potrebbero proliferare all’interno della zona protetta, anche se in misura minore rispetto a quello che vediamo oggi».

E se non basta: ultrasuoni

La terza mossa è tecnologica. «Posare delle boe che emettono ultrasuoni a bassa frequenza». Lo scopo è mandare in tilt il sistema di galleggiamento delle fioriture, basato su minuscole vesciche piene d’aria. «Gli ultrasuoni possono creare un’interferenza in questo meccanismo e fare andare a fondo le alghe. Distruggerle sarebbe controproducente, perché libererebbe le loro tossine». Un progetto del genere, come anticipato dalla RSI, lo ha promosso il geologo Federico Galster ad Agno. «Come Cantone – conclude Veronese – stiamo valutando se e in che misura aderire».

Lontani da un divieto generale

Ci sarebbe anche una quarta possibilità: vietare la balneazione sul Ceresio. Il Cantone la esclude a priori, o potremmo arrivarci? «Non è un’opzione esclusa a priori – ci spiegano dal Laboratorio cantonale – ma si tratta di una misura forte, che viene presa quando in tutto il lago non vi sono più zone libere da cianobatteri. Al momento la situazione è ancora variabile. Vi sono ancora aree del lago toccate solo marginalmente dalla problematica». Difficile dire quanto dureranno ancora le fioriture. «Probabilmente finché ci sarà questo tempo caldo e stabile». Ora: non per invocare un «mal comune, mezzo gaudio», ma in tutto ciò viene da chiedersi come sia la situazione sul lago Maggiore: non è una destinazione gradita dai cianobatteri? «Finora non abbiamo riscontrato fioriture sul Verbano. Probabilmente – conclude il Laboratorio cantonale – la maggiore circolazione d’acqua in questo lago porta a condizioni meno favorevoli per questi organismi».

Nuotata confermata

L’alga tossica ha creato qualche grattacapo anche agli organizzatori della Nuotata del Ponte Diga in programma sabato 26 agosto con partenza alle 9.30 dal lido di Melide e arrivo a quello di Bissone (per 1,8 chilometri, ma c’è una variante di 400 metri per i meno allenati con partenza alle 11 dalla piazza di Bissone). «La manifestazione è confermata» chiarisce subito Marino Rossi, presidente del gruppo organizzativo. «Siamo in contatto con il Laboratorio cantonale, e di divieti non ce ne sono. Poi, questo fenomeno non va troppo demonizzato: il venti percento dei nostri iscritti ha rinunciato, ma bisogna avere un po’ di coraggio, altrimenti non si fa niente». Rossi rafforza la sua tesi con un argomento meteorologico: «Conosco i venti del lago. Di notte soffia quello da nord e la mattina, nella zona della nostra nuotata, l’acqua è limpida, quasi cristallina. L’alga tossica arriva nel pomeriggio, quando con la Breva s’inverte la corrente».

Ci sarà il «caimano del Lario»

A Bissone, dove alle 12 sarà offerto il pranzo e suonerà musica fino alle 15, sono attesi diversi ospiti: il consigliere di Stato Norman Gobbi, il sindaco di Melide Angelo Geninazzi, il sindaco di Bissone Andrea Incerti e Leo Callone, classe 1945, specialista di traversate, soprannominato il «caimano del Lario». Il prossimo 16 settembre, Callone nuoterà da Porto Ceresio a Paradiso coprendo una distanza di 15 chilometri. Sperando di non incrociare i cianobatteri.

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