«Non si poteva pretendere l'impossibile»

“Cosa siamo qui a fare? Stiamo parlando di contravvenzioni…. Il mio assistito va assolto. In tutta questa vicenda abbiamo solo fatica, dolore per tutti ed impegno”, si è chiesto all’inizio della sua lunga arringa l’avvocato Luigi Mattei, patrocinatore del direttore amministrativo della casa anziani di Sementina. “Nel resto della Svizzera non è stato aperto un solo altro procedimento per quanto successo negli istituti per la terza età durante la pandemia. Nessuno può dire di non aver sbagliato nel difficile periodo dell’emergenza sanitaria. Mesi di sofferenza umana per chi ha perso un familiare ma anche per gli operatori sanitari, compresi i tre imputati. Una volta che il virus è entrato è stato impossibile arginarlo. Ecco perché erano stati emanati i primi provvedimenti, proprio per evitare la diffusione soprattutto nelle case per anziani”.
“Tutti i letti erano occupati”
Il legale bellinzonese si è in seguito chinato sulle circostanze specifiche. Specificando, innanzitutto, la situazione logistica della struttura sementinese, suddivisa per piani, nella prima ondata: “Tutti i letti erano occupati. In ogni piano c’era di tutto. Mancava personale, perché c’erano collaboratori che avevano paura di lavorare. I tamponi dovevano essere usati con parsimonia. Se non puoi testare tutti i residenti come faccio ad evitare che si propaghi il virus?”. Sotto la lente sono poi finite le strutture organizzative create con l’obiettivo di far fronte alla crisi. In primis, il 6 marzo 2020, è stato costituito il gruppo quadri che si riuniva tutte le mattine sette giorni su sette: “Vi sembrano persone che volevano fare di testa loro, come sostiene l’accusa?”.
Un timoniere, quattro istituti
Il direttore amministrativo era “la persona giusta al posto giusto. Il mio assistito cosa avrebbe dovuto fare che non ha fatto? Non viene detto nei decreti d’accusa. È evidente che si trattava di una vigilanza fondata sul principio dell’affidamento. Non poteva essere ovunque, dato che è a capo di 350 collaboratori e di quattro case anziani comunali. E poi aveva altre mansioni, di tipo amministrativo ed organizzativo. In un periodo, non dimentichiamolo, di crisi ed incertezza. Non si è più avvicinato ai residenti, se non strettamente necessario. Ecco quanto è stato fatto per arginare un virus che, a tutt’oggi, circola e ci precede”.
La tutela dei più fragili
Nei primi mesi dall’avvento della pandemia, in Ticino e non solo, ogni sforzo “era principalmente incentrato sull’evitare che la COVID-19 entrasse nelle case anziani. A Sementina nessuno, che non fosse il personale, ha varcato la soglia dell’istituto”. Il direttore amministrativo e la direttrice sanitaria, inoltre, ha aggiunto Luigi Mattei, hanno “adottato misure di cautela di loro iniziativa: chiudere la sala da pranzo e segregare gli ospiti nei piani. E da fine febbraio era stato introdotto l’obbligo di indossare la mascherina. Il distanziamento sociale? Era garantito. Non si poteva chiedere l’impossibile”.
Distanziamento, animazione e pranzi
L’avvocato, infine, ha posto l’attenzione sui rimproveri puntuali mossi al suo cliente. Primo: le attività socializzanti di gruppo, sospese dal medico cantonale da metà marzo ad inizio aprile 2020. “Ma il divieto non comprendeva l’animazione. Come è stata fatta a Sementina era perfettamente legittima ed ampiamente condivisa pubblicamente”. Secondo: i pasti nella sala da pranzo. “Ogni ospite aveva il posto fisso e la distanza sempre garantita in 150 centimetri. Nessuna raccomandazione prevedeva la chiusura di questi spazi. Ma è stata disposta autonomamente ed appena vi è stato il primo caso di contagio”.
Terzo: i pasti al piano. “Vogliamo che un massimo di 8 persone per cinque giorni non potessero avere degli spazi adeguati? Anche in questo caso il distanziamento sociale era rispettato”. Quarto: il tracciamento. “Secondo le istruzioni non c’erano collaboratori che si avvicinavano a persone positive senza protezione”. Quinto: l’infermiera malata che ha coperto un turno di notte. “L’unica alternativa era un infermiere di Milano. Che però non sarebbe mai arrivato in tempo”. Sesto: i pittori addetti al ritinteggio. “Dopo 27 anni, finalmente, il piano era libero. E quindi si è deciso di procedere con gli interventi di manutenzione, in quanto poi sarebbe stato messo a disposizione degli ospiti. Gli spazi sono sempre stati sanificati prima e dopo l’accesso degli artigiani”.
Conclusa l'arringa dell'avvocato Luigi Mattei, dopo pranzo toccherà al collega Edy Salmina intervenire. E poi, di nuovo, la parola ai tre difensori, a turno. All'eventuale replica dell'accusa. E alle eventuali dupliche dei legali. La terza giornata dibattimentale è appena iniziata.