«Ora c'è interesse per la città»
«La città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d’una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, nei corrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi, seghettature, intagli, svirgole». L’influenza di Italo Calvino in discipline estranee alla letteratura, di cui è stato un grandissimo paladino, è da ricondurre alle riflessioni e ai temi de «Le città invisibili», uno dei suoi romanzi più noti. Bellinzona, in un certo senso, negli ultimi decenni, non si è manifestata nella sua essenza pur essendo percepibile agli occhi degli indigeni e dei turisti. È rimasta nell’ombra di Lugano. L’aggregazione è stata il propulsore del cambiamento, fondamentale per costruirsi un altro presente e, soprattutto, un futuro più solido come riferito sul CdT di ieri nell'approfondimento dedicato ai poli ticinesi. Per farlo la capitale ha deciso di smettere parzialmente i panni indossati finora (quelli di un polo legato all’amministrazione cantonale e alle ex regie federali) per vestirsi con un abito moderno, ma non luccicante. Perché non si può fare il passo più lungo della gamba. Le finanze non lo permettono e la collaborazione pubblico-privato, in diversi campi, è un’opportunità.
L’autonomia finanziaria
Dei profondi mutamenti che attendono la Turrita ne abbiamo parlato con il vicesindaco Simone Gianini, a capo del Dicastero territorio e mobilità. «Attraverso progetti di portata strategica stiamo immaginando una città che dovrà essere stata in grado di raccogliere le grandi opportunità che in questo particolare periodo storico le si propongono e che, a quel momento, possa davvero viaggiare in modo autonomo anche dal punto di vista finanziario, con un moltiplicatore più attrattivo e facendo a meno del contributo di livellamento», esordisce il nostro interlocutore. La Turrita del 2030-2040 ruota attorno a quattro assi principali: quello naturale attraverso il Parco fluviale che vuole ridisegnare il rapporto della popolazione con il fiume e da lì aumentarne la qualità di vita legata alle zone di svago; quello turistico con la valorizzazione della Fortezza, affinché i castelli possano entrare nella top 5 a livello svizzero delle attrazioni più visitate; quello delle scienze della vita con il consolidamento del polo biomedico, la creazione del centro di competenza Life Sciences del Parco svizzero dell’innovazione e la realizzazione del nuovo ospedale; e, infine, quello più prettamente economico con lo sviluppo degli innovativi comparti alle ex Officine e alle Ferriere Cattaneo di Giubiasco che, accanto a contenuti residenziali per garantirne la vitalità, saranno incentrati sull’insediamento di nuove attività economiche e la creazione di numerosi posti di lavoro.
L’inversione di tendenza
«Il fatto di essere una città con queste prospettive, con delle dinamiche positive che vengano anche riconosciute, consente di superare quell’immagine di capitale poco attrattiva verso l’esterno e stagnante dal punto di vista, ad esempio, dell’evoluzione demografica e dello sviluppo economico. Stiamo infatti già percependo una chiara inversione di tendenza. In Ticino e nel resto della Svizzera il ‘caso Bellinzona’ è conosciuto e apprezzato, tant’è che vi sono realtà professionali importanti che si stanno insediando nel nostro Comune, che è in controtendenza anche dal punto di vista dell’aumento del numero di abitanti. C’è chi già oggi, insomma, scommette sul futuro di Bellinzona. E numerose sono anche le richieste di spazi che ci giungono, ad esempio, da start-up e società attive nel campo biomedico. Si stanno presentando delle possibilità straordinarie che vanno colte. Forse è azzardato parlare di Rinascimento, ma il concetto – anche pensando a com’è stimolante che in città ci siano già ora ricercatori che provengono da tutto il mondo – è quello», precisa il vicesindaco.
Chiaramente questa proattività e queste visioni giungeranno a pieno compimento quando i progetti elencati in precedenza (unitamente ad altri) saranno stati concretizzati. In particolare il focus è sul nuovo quartiere (immaginato come vero e proprio distretto dell’innovazione) che sorgerà a tappe al posto delle Officine e che accoglierà la sede ticinese dello Switzerland Innovation Park, una sede della SUPSI legata alle nuove tecnologie e si parla addirittura già di contatti informali con il Politecnico federale nonché altri contenuti formativi, culturali, sociali e commerciali. Il messaggio relativo alla variante pianificatoria verrà trasmesso al Consiglio comunale a cavallo della fine dell’anno. Con il trasferimento del sito industriale dal 2026 si progetterà e realizzerà il grande parco centrale (l’Almenda) e, a seguire, si procederà con i concorsi di architettura per la costruzione, a tappe, nel corso degli anni, dei singoli lotti.
L’esempio di Sion
Discorso più o meno simile per il comparto delle Ferriere Cattaneo a Giubiasco che, grazie ad un investimento privato plurimilionario, si svilupperà nei prossimi 15 anni attorno a contenuti congressuali e imprenditoriali. «L’esempio dell’Energypolis, il centro internazionale di formazione e ricerca nell’ambito dello sviluppo sostenibile inaugurato nel 2015 a Sion, dimostra che un insediamento iniziale ne attira poi altri. I due futuri comparti cittadini dovranno essere ben coordinati e con caratteristiche diverse, non fosse altro, ad esempio, per la presenza di altrettanti beni che si vorranno mantenere come memoria storica: la Cattedrale (dove oggi avviene la manutenzione delle locomotive), da una parte, e la vecchia forgia, dall’altra, entrambe utili per contenuti pubblici e socioculturali da un lato e più prettamente congressuali dall’altro. Pensando poi ai posti di lavoro, a Giubiasco si immagina che saranno più facilmente legati al campo delle cure mediche e infermieristiche, ritenuta la vicinanza con il futuro ospedale alla Saleggina, mentre a Bellinzona (sede del Parco tecnologico e della formazione universitaria) più legati ad attività d’innovazione tecnologica, sull’esempio, appunto, di quanto abbiamo avuto modo di visitare in Vallese», conclude Gianini.