Mercato del lavoro

Padroncini e distaccati, tendenza al ribasso

Le ditte provenienti dall’estero sono diminuite anche nel 2021 - Ambrosetti: «Ma osserviamo un maggior ricorso ai permessi di breve durata, in particolare tramite le agenzie di collocamento» - Bagnovini: «La mala-edilizia va combattuta con determinazione»
©Gabriele Putzu
Paolo Gianinazzi
20.05.2022 20:01

I padroncini e i lavoratori distaccati, nuovamente nel segno della pandemia, sono diminuiti anche nel 2021. È questo il dato saliente rilevato ieri durante la consueta conferenza stampa dell’associazione interprofessionale di controllo (AIC), ossia l’organo che nel nostro cantone verifica che i lavoratori provenienti dall’estero (nell’ambito della libera circolazione delle persone) siano in regola con quanto prevede la legge svizzera.

«Il 2021 è stato ancora un anno influenzato dalla pandemia e l’evoluzione del lavoro distaccato ne ha risentito», ha esordito il presidente dell’AIC Renzo Ambrosetti. Il virus, però, non è stato l’unico elemento a incidere sull’andamento delle notifiche. Altri fattori, come le difficoltà di approvvigionamento di alcuni materiali e l’aumento dei prezzi, hanno contribuito. Inoltre, ha rilevato Ambrosetti, «in Italia l’ente pubblico ha promosso una politica di finanziamenti nell’ambito del rinnovamento del parco immobiliare e si sono create opportunità di lavoro che hanno reso meno attrattivo, per diversi artigiani, venire a lavorare in Ticino».

Ma detto ciò, ha poi aggiunto il presidente dell’AIC, «assistiamo anche a un altro fenomeno già riscontrato ai tempi in cui la LIA era in vigore: un sempre maggiore ricorso, da parte di dipendenti e indipendenti italiani, a permessi di corta durata, in particolare tramite le agenzie di collocamento temporanee». Queste notifiche, in sostanza, dopo il periodo segnato dalla pandemia sono ormai tornate al livello del 2019. E come spiegato da Ambrosetti, «se ai tempi della LIA il ricorso a questa tipologia di permessi veniva fatto in particolare dalle aziende che non rispettavano le condizioni legali per poter operare sul territorio cantonale, adesso sono le aziende che prima ricorrevano al distacco a passare tramite le agenzie di collocamento». In questo contesto «anche aziende indigene, per determinati lavori, non fanno più necessariamente capo ai frontalieri con un permesso di lunga durata, privilegiando il ricorso al permesso di corta durata».

Contro gli abusi
Dal canto suo, il segretario dell’AIC Nicola Bagnovini ha voluto sottolineare l’importante ruolo dell’associazione nella lotta alla mala-edilizia. «Un fenomeno molto pericoloso per l’intero sistema economico e sociale e che dunque va combattuto con determinazione assoluta, anche perché rappresenta una pericolosa concorrenza sleale nei confronti di numerose imprese e lavoratori seri, attivi in Ticino nel rispetto delle nostre regole». Ecco perché, ha aggiunto, «dobbiamo continuare a prestare attenzione al territorio, raccogliendo i segnale d’allarme anche più fievoli». In questo senso, l’invito di Bagnovini rivolto alla popolazione è stato quello di segnalare situazioni sospette. Ma come scovare queste situazioni sospette? «A volte basta osservare come viene gestita l’area di cantiere (nessun cartello d’identificazione della ditta, disordine generalizzato, disprezzo delle norme di sicurezza) oppure prestare attenzione agli orari di lavoro adottati, per far sorgere dei dubbi».

Le cifre nel dettaglio
Entrando nei dettagli delle cifre relative al 2021, anche l’ispettore capo dell’AIC Mattia Rizza ha sottolineato l’influenza della pandemia sul calo registrato. Concretamente, lo scorso anno si sono notificate 2.029 ditte estere. Una cifra in leggero calo rispetto al 2020, quando le notifiche si sono fermate a quota 2.067. Come ricordato da Rizza, però, «al di là della pandemia il trend è in calo dal 2014, fatta eccezione per un lieve aumento nel 2019» (dopo la fine dell’albo LIA). Già, a questo proposito va ricordato che nel 2014 le ditte notificate erano più di 6mila.

Tornando ai dati del 2021, da segnalare che le aziende controllate dall’AIC sono state 1.737, mentre le ditte «beccate» senza notifica sono state 209 (erano 92 nel 2020).

Il lavoro svolto dagli ispettori ha portato a diverse sanzioni. Nel dettaglio, ha spiegato Rizza, l’Ufficio sulla sorveglianza del mercato del lavoro ha sanzionato 143 aziende (per un totale di 104.300 franchi); l’Ufficio dell’ispettorato del lavoro ne ha sanzionate 223 (103.700 franchi), mentre le commissioni paritetiche cantonali hanno sanzionato 124 ditte (130.623 franchi).