Pediatrie, cresce la pressione
Posti letto al completo e primi interventi elettivi già rimandati. Sono settimane complicate per le pediatrie ticinesi, sotto pressione a causa del repentino aumento di bambini ricoverati per la bronchiolite. «Erano 5-10 una decina di giorni fa, mentre ora le ospedalizzazioni per le complicazioni causate dal virus sinciziale oscillano tra le 10 e le 15», spiega il dottor Giacomo Simonetti, primario dell’Istituto pediatrico della Svizzera italiana. Le previsioni più cupe, insomma, si sono avverate. E anche in Ticino, ora, i reparti di pediatria sono al limite. «Fortunatamente, al momento riusciamo a gestire la situazione, perché le dimissioni compensano le nuove ospedalizzazioni - dice il medico - ma dobbiamo sperare che non si sommino ulteriori pazienti. Mercoledì e giovedì, infatti, a causa dell’aumento dei ricoveri, è stato necessario rinviare alcuni interventi elettivi per poter avere sufficiente posto».
Tanti e tutti insieme
Il problema, infatti, è proprio la quantità di bambini che si stanno ammalando in contemporanea. «Non si tratta di un virus diventato più aggressivo. Nel corso degli anni, infatti, abbiamo avuto ondate simili. A essere diversa, questa volta, è la rapidità con cui i casi stanno aumentando e la grande quantità di pazienti che necessitano di ricovero in tutti gli ospedali della Svizzera. Un incremento tanto veloce da rendere complicata la gestione». Se nella maggior parte dei bambini, poi, la malattia si risolve senza particolari problemi, in alcuni casi la situazione si complica, richiedendo il trasferimento in ospedale. «Alcuni bambini necessitano di un supporto respiratorio. In tre o quattro casi, a causa delle complicazioni, abbiamo dovuto intubare e quindi trasferire i piccoli oltre San Gottardo per poterli ricoverare nei reparti di terapia intensiva», racconta il medico. In media, i pazienti ricoverati nelle quattro strutture dell’Ente ospedaliero cantonale per il virus sinciziale (RSV) hanno meno di un anno, alcuni addirittura poche settimane di vita.
Passo dopo passo
Per riuscire a gestire al meglio l’emergenza, l’EOC ha preparato diversi scenari. «Si procede passo dopo passo per cercare di liberare letti e risorse», sottolinea il primario. Come prima misura si posticipano gli interventi elettivi, come avvenuto in settimana. In seconda battuta, poi, si annullano gli interventi ambulatoriali per poter recuperare il personale necessario per i reparti. Se non basta, si cerca di spostare i bambini dai 12 anni in su nei reparti degli adulti. «Un’operazione non semplice, visto che anche gli altri reparti sono occupati». Infine, come stanno facendo i cantoni della Svizzera tedesca, si chiede aiuto agli altri ospedali, prima in Svizzera e poi eventualmente all’estero, e quindi alla vicina Italia, previa autorizzazione del medico cantonale. «Al momento, come detto, stiamo riuscendo a gestire tutto. Ma l’incremento dei casi e dei ricoveri è evidente», spiega Simonetti. «Probabilmente, anche le prossime settimane saranno complicate, ma speriamo di riuscire a mantenere l’attuale equilibrio tra i ricoveri e le dimissioni».
Stop ai pazienti da nord
Nel frattempo, però, la situazione ha già imposto alcune riflessioni. Per prima cosa, nonostante a nord delle Alpi la situazione nei reparti di pediatria rimanga tesa, il Ticino ha deciso di non accogliere più i loro pazienti. «Ci chiamano per sapere se abbiamo disponibilità di letti, ma al momento dobbiamo concentrarci sui pazienti ticinesi e non abbiamo posti supplementari da destinare ai pazienti degli altri cantoni», spiega Simonetti. Inoltre, a complicare le cose c’è anche la distribuzione dei malati nei quattro poli dell’EOC. «Abbiamo pochi posti letto sia a Mendrisio che a Locarno, mentre il grosso si concentra a Lugano, e soprattutto a Bellinzona. Ma la dispersione dei pazienti rende complicata la gestione», ammette il primario. «Se tutti i posti letto pediatrici fossero raggruppati in una o due sedi, potremmo essere maggiormente efficienti e ottimizzare al meglio tutte le risorse». Già adesso - osserva però il medico - «i bambini molto piccoli o i casi di media gravità vengono spostati a Bellinzona, dove abbiamo la possibilità di fare la terapia ventilatoria CPAP. La centralizzazione, quindi, perlomeno per i casi più gravi, è già realtà».
«Il momento è teso, ma la pandemia ci ha insegnato molto»
I ricoveri pediatrici si sommano ad altri due elementi di preoccupazione per gli ospedali: il corovinavirus e l’influenza. «Il momento è piuttosto teso», ammette il dottor Mattia Lepori, vice capo dell’area medica dell’EOC. «Venerdì avevamo 100 pazienti COVID e iniziamo ad avere anche i primi ricoveri legati all’influenza e i casi sono in crescita». Per ora, sono solo poche unità per ciascuna delle quattro sedi dell’Ente, ma nelle prossime settimane il numero delle ospedalizzazioni potrebbe salire. «Siamo probabilmente solo all’inizio, ma al momento non abbiamo elementi per pensare che l’influenza sia più aggressiva del solito». Semmai, dice Lepori, «dobbiamo chiederci quanto durerà: siamo abituati a ondate che durano otto settimane, ma non sappiamo se sarà ancora così». I casi pediatrici in aumento, conferma però Lepori, «stanno obbligando il personale a fare i salti mortali, anche se per il momento non registriamo problemi di turnistica». Se la situazione dovesse peggiorare, però, l’EOC è pronto. «La pandemia ci ha insegnato molto: in caso di necessità siamo pronti, se necessario, a sospendere le attività meno urgenti, in modo da concentrarci là dove l’urgenza lo richiede. Le prossime settimane potrebbero anche rivelarsi piuttosto complicate proprio per una serie di fattori concomitanti». Tra i quali anche il COVID che, malgrado l’elevata immunità raggiunta dalla popolazione, continua a impensierire. Mercoledì scorso, lo ricordiamo, sono stati segnalati 1.403 casi e un leggero aumento dei ricoveri. «In generale - sostiene Lepori - dovremmo essere più protetti. Eppure, la mia impressione è che l’adesione alla campagna vaccinale questa volta sia nettamente inferiore rispetto al passato».