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Perché il cambiamento climatico divide destra e sinistra

Il dibattito sul clima è diventato gradualmente uno scontro tra opinioni politiche a prescindere dagli argomenti scientifici - Martin Patel (Università di Ginevra): «Centrale la questione della libertà e dei processi produttivi»
©JULIAN STRATENSCHULTE
Francesco Pellegrinelli
13.07.2023 06:00

Perché il dibattito sul cambiamento climatico è diventato gradualmente uno scontro tra opinioni politiche a prescindere dai risultati scientifici? In altre parole, perché la questione si è tradotta in una vera e propria spaccatura tra destra e sinistra? Il giorno dopo la storica decisione con cui il Parlamento europeo ha approvato la legge sul ripristino della natura, Martin Patel, professore all’Istituto di scienze ambientali all’Università di Ginevra, ci esorta a ragionare sulla politica climatica europea nel suo insieme: «In un contesto caratterizzato dal crescente aumento dei prezzi dei certificati CO₂, il processo di decarbonizzazione avviato dall’UE pone una serie di interrogativi pratici e maggiori costi per le aziende e le organizzazioni». Per questo motivo, spiega Patel, «il cambiamento climatico diventa ipso facto una questione economica legata ai processi produttivi, ponendo la questione della libertà individuale come nodo centrale».

L’automotive

L’esempio dell’industria automobilistica è indicativo di come la politica climatica ponga nuove condizioni sui processi produttivi. «Le case automobilistiche sono tenute a rispettare nuove regole riguardanti le emissioni di anidride carbonica. La produzione di veicoli ibridi o elettrici va in questa direzione e risponde alla necessità di ridurre, nel complesso, le emissioni di un intero gruppo». Di qui, l’impatto sulla struttura della flotta venduta e sulle tecnologie applicate dalle case automobilistiche.

Ed è proprio in questa fase del dibattito che il tema del cambiamento climatico produce uno scontro ideologico che va oltre gli argomenti scientifici. Se la destra politica tende a sottolineare l’importanza del mercato libero mettendo in guardia dai pericoli legati a norme ambientali restrittive, dall’altra la sinistra tende ad anteporre l’interesse della sostenibilità ambientale a lungo termine.

«Allo stesso tempo - prosegue Patel - in una situazione di incertezza giuridica legata alle normative ambientali, il processo di innovazione, per quanto allargato dalle nuove prospettive, subisce un rallentamento nella misura in cui la sicurezza dell’investimento viene meno». Un esempio? Pensiamo al motore termico o al carburante sintetico. In questa fase di transizione green, gli investimenti verso questi segmenti diventano più rischiosi e quindi diminuiscono. Su questo punto Patel, però, precisa: «Ciò che è fondamentale per l’industria e in generale per le aziende è che il quadro normativo sia chiaro, e che valga per tutti».

In Svizzera

In generale, comunque, prosegue Patel, «tutto ciò che limita la libertà individuale e delle imprese viene combattuto dalla destra; mentre nella sinistra prevale l’idea di interesse pubblico». Un paradigma che vale anche in Svizzera, dove il dibattito non si discosta di molto, facendo leva su questioni come la libertà e gli obblighi, spiega Patel, che aggiunge: «Se da una parte, l’assenza di regole (in linea teorica) produce più innovazione, dall’altra occorre che questa libertà innovativa sia guidata dalla legislazione. Il compito della politica è trovare un compromesso. Un equilibrio che è vera responsabilità politica». Un equilibrio di forze per il quale - secondo Patel - in ultima istanza occorre soppesare anche le ragioni scientifiche: «Diversi studi mostrano che gli effetti del cambiamento climatico su lungo periodo produrranno costi ingenti, superiori a quelli che oggi vanno sostenuti per imprimere una svolta».

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