Giustizia

Pesanti critiche dal Tribunale al Dipartimento istituzioni

Nel Rendiconto 2023 il Tribunale d'appello ticinese punta il dito contro la Divisione della Giustizia in merito al suo ruolo di autorità di nomina del personale
Apertura anno giudiziario. Da sinistra il presidente uscente del tribunale d'appello Damiano Bozzini, il Consigliere di Stato Norman Gobbi e il nuovo presidente Giovan Maria Tatarletti.©Gabriele Putzu
Paolo Gianinazzi
13.06.2024 09:25

Il presidente uscente del Tribunale d'appello, Damiano Bozzini, era stato chiaro, ma solo fino a un certo punto. Settimana scorsa, nel suo discorso per l'inaugurazione dell'anno giudiziario, aveva infatti evocato alcuni «aspetti che meritano attenzione». Uno dei quali, aveva precisato, è «scottante» e «mi sta particolarmente a cuore»: «L’esigenza di difendere l’indipendenza della Magistratura e di concretizzare il dettame costituzionale che impone la separazione dei poteri dello Stato». E ciò, aveva rilevato senza entrare nei dettagli, «con particolare riferimento ai rapporti tra Magistratura e amministrazione cantonale». Ma, poco più tardi, aveva pure chiarito che non avrebbe voluto, in quel momento, fomentare «inutili e dannose polemiche». 

Ad ogni modo, quelle parole poi smorzate per evitare polemiche, diventano oggi più comprensibili alle luce della pubblicazione del Rendiconto 2023 del Tribunale d'appello. Un documento nel quale viene spiegato, nero su bianco, quel problema relativo «ai rapporti tra Magistratura e amministrazione cantonale», puntando il dito contro la Divisione della Giustizia del Dipartimento delle istituzioni diretto da Norman Gobbi. 

Questione di autonomia

«Una razionale gestione del personale, attenta ai diritti dei dipendenti, rispettosa delle norme e nel contempo in grado di razionalizzare e valorizzare le risorse umane disponibili, anche in un’ottica di contenimento della spesa, esige un riconoscimento pieno del ruolo di Autorità di nomina del Tribunale», è la premessa che viene fatta nel Rendiconto, al capitolo tre dedicato alle «valutazioni generali».

Dopodiché, viene spiegato che «la collaborazione (...) con i preposti servizi della Sezione delle risorse umane (Dipartimento delle finanze e dell’economia) non presenta particolari problemi». E fin qui, tutto bene. 

Tuttavia - ed è qui che inizia la parte decisamente più critica -, «il Tribunale è per contro regolarmente costretto a rivendicare il rispetto del proprio spazio di autonomia nei confronti della Divisione della giustizia (Dipartimento delle Istituzioni)». Ma c'è di più. «Senza peraltro disporre di una specifica base legale, la Divisione si ritiene in diritto di subordinare le decisioni sul personale a propri obiettivi o desideri, spesso in contrasto con quelli del Tribunale o, in alcuni casi, addirittura in violazione delle norme applicabili. Ciò comporta crescenti difficoltà, ritardi e un uso irrazionale delle risorse».

Parole pesanti, insomma, con le quali il Tribunale rivendica con forza la sua autonomia nel ruolo di Autorità di nomina del Tribunale stesso. Puntando, come detto, il dito contro la Divisione. «Questa rivendicazione di un ruolo preminente quale Divisione Giustizia - si legge ancora nel Rendiconto 2023 - si è vieppiù manifestata negli anni e, a fronte di legittime rivendicazioni di autonomia decisionale delle Magistrature, si è concretizzata nel recente progetto di modifica della LORD (ndr. la Legge sull'ordinamento degli impiegati dello Stato e dei docenti), messo in circolazione dal Dipartimento delle istituzioni». Un progetto di modifica che viene quindi contestato dal Tribunale. «Come rilevato nelle relative risposte alla consultazione, questa riforma vorrebbe codificare un sistema che priverebbe di fatto le magistrature delle loro competenze quali autorità di nomina, trasformandole in mere esecutrici di decisioni dell’amministrazione, in chiara violazione del principio di separazione dei poteri». Motivo per cui il Tribunale chiede un chiarimento con la politica su questo punto. Come viene scritto nel documento, «in virtù di tale principio costituzionale e nel rispetto della chiara scelta operata dal Legislatore con la revisione della LORD, che ha voluto attribuire dal 1. agosto 2013 la funzione di Autorità di nomina alle Magistrature, si rende pertanto urgente un chiarimento a livello di Governo cantonale, subordinatamente una chiara codificazione delle competenze residue dell’amministrazione (e dei ruoli della Sezione delle risorse umane, rispettivamente della Divisione della giustizia) da parte del Parlamento». 

La questione delle risorse

Detto dei rapporti tra Magistratura e amministrazione, nel Rendiconto viene pure affrontato l'annoso problema della mancanza di personale. Quale premessa viene comunque spiegato che «nel complesso il Tribunale d’appello conferma un buon andamento». Viene poi rilevato che «nei casi in cui la carenza di risorse di personale non ha potuto trovare risposte in tempi adeguati, le Camere e le Sezioni hanno intensificato le collaborazioni tra i settori del Tribunale per provvedere alle necessità specifiche». Tuttavia, visto che «restano esigui margini per far capo a forze interne», nel Rendiconto viene evidenziato che «si rende pertanto necessario riesaminare l’adeguatezza dell’attuale organico e, visti i bisogni emergenti, ottenere potenziamenti mirati e necessari». 

Nel dettaglio, problemi su questo fronte vengono segnalati per la prima e la terza Camera civile, così come per la Corte di appello e di revisione penale (CARP). 

«La prima Camera civile - viene precisato nel Rendiconto - conferma una situazione di difficoltà, che non può essere ricondotta solo alle contingenze descritte nel rapporto del suo presidente. A fronte dell’impossibilità di ottenere il richiesto potenziamento degli effettivi dei giudici, andranno adottate altre misure per alleggerire il carico pendente».

Per quanto riguarda la terza Camera civile, viene spiegato che «l’ulteriore unità di vicecancelliere messa temporaneamente a disposizione (...) ha solo parzialmente mitigato la tendenza, in atto da anni, che prefigura difficoltà a emettere giudizi in tempi adeguati».

«Da anni la CARP - viene poi spiegato - segnala la preoccupazione per l’evoluzione in atto e richiede un aumento degli effettivi. L’entrata in materia non si è ancora tramutata in una proposta di potenziamento all’indirizzo del Parlamento». Inoltre, la CARP lamenta pure problemi sul fronte logistico. «La mancanza di un’aula per i dibattimenti - si legge nel rendiconto - sta mettendo in seria difficoltà la Corte e al momento non si intravvedono soluzioni adeguate e durature».

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