Pestaggio alla Rotonda, parla Reto Medici: «Prevenzione sì, ma occorre agire»
«La prevenzione serve senz’altro, ma bisogna soprattutto agire. Occorre fermare questi giovani propensi alla violenza, toglierli per un po’ dalla circolazione e se opportuno anche curarli. A Locarno c’è un gruppo di ragazzi e ragazze, una decina in tutto, con serie difficoltà personali, aggravati dal consumo di alcol e stupefacenti, che quando sono in giro in gruppo sono propensi alla rissa, cercano lo scontro fisico con coetanei e non solo. Bisogna fermarli, fargli sentire il peso dell’autorità». Reto Medici, ex Magistrato dei minorenni, in pensione da qualche settimana, premette di non aver visionato il video che è circolato sui social del pestaggio del 26.enne richiedente l’asilo dello Sri Lanka, residente in Svizzera interna, avvenuto nella notte tra venerdì e sabato dello scorso fine settimana. Ma conosce benissimo le dinamiche che sfociano nella violenza giovanile, avendo valutato e giudicato migliaia di casi nella sua quasi ventennale carriera in Procura. Gli abbiamo chiesto un’analisi dell’ultimo episodio di pestaggio alla Rotonda e, se c’è, qualche soluzione per arginare un fenomeno, quello del disagio di alcuni giovani, che s’è decisamente accentuato negli ultimi anni.
Luogo perfetto per le risse
«Diciamo anzitutto con convinzione che Locarno non è il Bronx - sottolinea -. Certo, è isolata dal resto del cantone, anche se facilmente e in tempi brevi raggiungibile con i mezzi pubblici, treno in primis. Ha poi questo grande spazio vuoto, la Rotonda, che sembra un’arena e pure poco sorvegliata dalle videocamere e che si presta dunque agli scontri, alle scorribande, soprattutto notturne, di gruppi di giovani che non provengono solo dalla regione. Un’arena dove sfogare la propria frustrazione, emarginazione, sfidare tutto e tutti e nella quale si dà spettacolo, inscenando aggressioni, risse, pestaggi che inevitabilmente qualcuno osserva, riprendendo con lo smartphone e pubblicando le immagini sui social». A proposito di questo, anche chi riprende e divulga queste immagini è perseguibile penalmente? «Certo, la registrazione e la divulgazione di immagini crude e violente è un reato», spiega Medici.
Il profondo disagio
Solo nell’ultimo anno c’è stata un’escalation di atti violenti che hanno visto protagonisti giovani e minorenni. La Rotonda, insieme alla foce del Cassarate a Lugano, sembra uno dei luoghi prediletti da chi cerca lo scontro, facendosi forza di uno stato di alterazione psico-fisica oramai quasi cronico nelle nuove generazioni. Quali sono le ragioni di tanto disagio che sfocia spesso e volentieri in provocazioni e botte? «I comportamenti devianti iniziano di regola dopo i 15 anni per sfumare intorno ai 25 anni. Nella maggioranza dei casi riguardano ragazzi, ultimamente però anche le ragazze non si tirano indietro quando c’è da picchiare. Alla base c’è una fragilità della società, dei genitori, delle istituzioni, tante frustrazioni, anche economiche o scolastiche, per non essere riusciti a stare al passo con i compagni nelle lezioni a distanza, accumulate durante la pandemia. Tutto ciò lascia pesanti tracce nei giovani. Poi c’è l’inedia, la noia, la «smartphon-dipendenza», agevolata purtroppo da un contesto familiare non sempre presente e attento. È fondamentale che i ragazzi abbiano una giornata occupata dal lavoro o da una formazione. Non si può tollerare che un giovane stia in giro tutta la notte, consumando alcol e droga in quantità e si alzi, se va bene, alle due del pomeriggio. Occorre aiutarli a responsabilizzarsi, imparando a prendere decisioni e non ad agire d’impulso, menando le mani invece che riflettere o pensare alle conseguenze. Che sono gravi, per loro stessi e gli altri. Con un elemento fondamentale: nel caso commettano reati ci dev’essere la certezza di una pena che venga scontata subito. L’impunità è un pessimo esempio per chi percorre la strada della violenza», spiega l’ex magistrato.
Gli operatori di strada
Tornando alla Rotonda: la Città di Locarno, insieme ad altri Comuni del distretto, ha avviato il programma degli operatori di strada, che dovrebbe servire a incontrare, parlare e aiutare i ragazzi e le rispettive famiglie... «È un buon progetto, che penso dia dei risultati, anche se è praticamente impossibile intercettare tutte le problematiche più estreme. Il ceppo del virus violento è difficile da estirpare. Ma c’è anche la soluzione del nuovo centro educativo chiuso che potrà essere utile per alcune decine di ragazzi in rottura con famiglie e istituzioni. In questa struttura si dovrebbe privilegiare il dialogo e avrebbe anche un effetto di protezione e di educazione. Nella Svizzera tedesca e romanda vi sono diversi istituti di questo tipo, in attività da molti anni, che hanno permesso ai giovani coinvolti di diventare adulti autonomi. Purtroppo in Ticino siamo in ritardo: se va bene, il futuro centro educativo previsto ad Arbedo-Castione vedrà la luce tra quattro anni».
Le indagini proseguono
Prosegue intanto l’inchiesta per delineare i fatti ed individuare i protagonisti del pestaggio all’interno del «ring» della Rotonda durante lo scorso fine settimana. La Polizia cantonale, che s’è mossa dopo la segnalazione ed il video inviato alla Centrale d’allarme martedì, sta ancora lavorando all’identificazione del gruppo di giovani protagonisti della rissa e degli autori del video postato sui social. Ed è sempre alla ricerca di eventuali testimoni che possono annunciarsi allo 0848/25.55.55.