Piste da sci, un credito rinnovato con qualche paletto in più

Detto del certificato COVID non necessario per la stagione invernale, restiamo sulle piste da sci, ma cambiamo completamente discorso. Il Gran Consiglio, proprio questo pomeriggio, ha infatti confermato per le prossime stagioni il suo sostegno finanziario alle cinque principali stazioni invernali del cantone: Airolo, Bosco Gurin, Campo Blenio, Carì e Nara. Il sostegno al credito di 5,6 milioni per quattro stagioni è giunto praticamente da tutte le forze politiche. Con 73 voti favorevoli, 1 contrario (tra i Verdi) e 4 astenuti (tra i Verdi e l’UDC), il rapporto della Commissione gestione e finanze è passato come una lettera alla posta.


I relatori del rapporto (Bixio Caprara per il PLR, Michele Guerra per la Lega e Fiorenzo Dadò per il PPD), così come molti altri deputati, in aula hanno sottolineato l’importanza di questi impianti per l’economia, per il turismo, per i giovani, per lo sport. Ad esempio, è stato fatto notare come queste cinque stazioni portino in Ticino un indotto di circa 20 milioni di franchi e oltre un centinaio di posti di lavoro. Elementi che, oltre ad essere benefici per tutto il Cantone, vanno sovente a favore soprattutto delle regioni periferiche e delle Valli.
Detto ciò, nel credito viene pure chiesta ai cinque impianti maggiore concretezza nel portare avanti i progetti di destagionalizzazione e di collaborazione interaziendale. Concretamente, il Parlamento auspica che queste strutture possano andare sempre più verso una più sostanziale ottimizzazione sia nella ricerca del contenimento spese che nell’aumento dei ricavi, e ciò tramite la rivalutazione della stagionalità.


Non a caso, il credito da 5,6 milioni è stato diviso in due tranche: per le prime due stagioni la chiave di riparto tra le cinque stazioni non cambia. Nel secondo biennio verrà invece definita a seconda dell’esito dei progetti delle singole stazioni e in particolare al concretizzarsi delle collaborazioni interaziendali, con particolare riguardo a quelle relative alla gestione tecnica degli impianti e al marketing. Insomma, concedendo il credito, il Parlamento ha pure chiesto di poter vedere concreti passi avanti nella creazione del cosiddetto «prodotto montagna» ticinese.