Giustizia

Processo Adria, le difese all'attacco della banca

Mentre è ancora in corso l’evasione di numerose istanze preliminari emerge la tesi per cui l’istituto di credito, che figura quale parte lesa nel procedimento, fosse solito concedere crediti di costruzione senza le dovute garanzie – WIR respinge l’idea: «La truffa è palese»
La sede luganese della banca WIR, ormai oltre un decennio fa. ©Ti-Press/Davide Agosta
Federico Storni
04.06.2024 19:30

Più che di un metodo Wellauer per le difese si dovrebbe piuttosto parlare di un metodo WIR. Tesi che però la banca respinge fermamente. Nel pantano delle questioni pregiudiziali, incidentali e probatorie che stanno caratterizzando i primi giorni del processo scaturito dal maxi crac di Adria Costruzioni a fine 2015 sta emergendo una delle principali tesi difensive. Quella, cioè, secondo cui la banca WIR, che nel processo è parte lesa, in realtà non potrebbe considerarsi truffata dall’agire dell’ex direttore della sua succursale luganese Yves Wellauer e dai sei coimputati, Adriano e Filippo Cambria in primis (i titolari di Adria Costruzioni): la concessione di crediti di costruzione senza le necessarie garanzie finanziarie da parte dell’istituto di credito non si esaurirebbe infatti nelle operazioni sotto gli occhi della giustizia penale in questi giorni. Un’idea che però la diretta interessata respinge: «È palese che la banca WIR sia stata truffata dal suo stesso direttore e dai coimputati, che Wellauer era riuscito a portare alla banca proprio perché si rendeva disponibile a sfruttare la sua posizione», ha dichiarato oggi in aula l’avvocata di WIR Mariella Orelli.

In discussione la truffa

Ieri avevamo scritto che tutte o quasi le questioni preliminari erano già state presentate e valutate nel corso del procedimento e non rappresentavano dunque novità. A portare imprevedibilità ci ha però pensato l’avvocato Filippo Ferrari, patrocinatore di uno dei quattro imputati «minori», che ha a sorpresa citato (ma per ora non prodotto) degli stralci di un «inedito» procedimento civile in corso a Lugano da cui emergerebbe che banca WIR ha concesso crediti di costruzione senza le dovute copertureanche in altri casi. L’insinuazione, insomma, è che l’operato di Wellauer non sia stato isolato all’interno dell’istituto e che dunque non si possa parlare di truffa perché verrebbe meno l’elemento dell’inganno astuto. In questo senso oltre alla documentazione evocata da Ferrari, le difese - e in particolare l’avvocato di Wellauer Eero De Polo - hanno chiesto di acquisire agli atti diversa documentazione atta a dire loro a fare luce su come operava la banca e capire se aveva o meno «una spiccata propensione al rischio», per usare le parole pronunciate da un altro avvocato difensore, Carlo Borradori, lunedì.

I tempi si allungano ancora

Ora la Corte deve decidere se accettare o respingere le decine di istanze e lamentele presentate dai difensori, cosa che allungherà i già dilatati tempi processuali. Il presidente delle Assise criminali Marco Villa ha affermato che l’ipotesi che il dibattimento si possa chiudere entro fine mese, da lui stesso evocata giusto lunedì, «si può già verosimilmente accantonare». Bisognerà probabilmente attendere settembre, ha aggiunto. D’altronde l’eventuale accoglimento di nuove prove e documenti richiederà del tempo per essere messa in pratica. Di certo per ora vi è solo che domani la Corte intende riassumere i quesiti ricevuti e sottoporli alle parti di modo che siano tutti in chiaro su cosa esattamente la Corte stessa è chiamata a deliberare.

L’«effetto mortale»

Intanto, come accennato oggi la banca ha dato una prima risposta alle affermazioni in particolare dell’avvocato Ferrari: «Non abbiamo ancora potuto verificare la correttezza dei passaggi citati - ha detto l’avvocata Orelli - ma la resistenza a produrre i documenti nella loro interezza parla da sé. In ogni caso questi sono stati estrapolati dal contesto essendo le argomentazioni portate dalla banca in sede civile ben più argomentate di quanto le asserite citazioni di Ferrari potrebbero lasciare intendere. In ogni caso non se ne vede la rilevanza». Ferrari, in duplica, ha invece insistito: «Questi stralci hanno il pregio inequivocabile di avere carattere generale e hanno un effetto mortale sulla tesi dell’esistenza dell’inganno astuto». L’ultima parola in questo senso spetterà tuttavia alla Corte.

Un sindaco in visita

Il processo, forse si ricorderà, si sta eccezionalmente svolgendo nella sala che normalmente ospita le sedute del Consiglio comunale di Paradiso, trasformata per l’occasione in aula penale. Oggi pomeriggio ha assistito a qualche fase del processo proprio il sindaco di Paradiso Ettore Vismara, accompagnato da un poliziotto.

Per entrare nell’edificio in questi giorni si fa capo a un’entrata un po’ discosta, perché il vetro di quella principale è stato danneggiato in più punti. Dal Comune ci hanno fatto sapere che si tratta di un apparente atto vandalico accaduto domenica per cui è stata fermata una persona, ma che esso non è collegato al processo Adria.

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