«Propaganda gender fluid? No, una base di discussione»
Ma alla fine il tema dell’identità di genere, nell’agenda scolastica, è stato affrontato «con delicatezza», come ritenuto dalla direttrice del DECS (intervenuta sul tema a margine della presentazione del nuovo anno scolastico), oppure in modo «ideologico» e «inappropriato», come ritenuto da parte della politica a livello cantonale? E ancora: l’agenda scolastica si presta o meno per affrontare un tema così delicato «in due pagine»?
Un aiuto
Dopo le critiche di chi ha evidenziato i limiti dell’intera operazione, oggi è arrivata anche la presa di posizione di chi ne ha difeso la bontà. Secondo Zonaprotetta, Imbarco Immediato, Famiglie arcobaleno e network Ticino, «non si tratta di propaganda gender o di un tentativo di lavaggio del cervello». L’intento, spiega Arianna Lucia Vassere di Imbarco Immediato, «è di fornire un aiuto a chi, nell’età dell’adolescenza, sta affrontando un percorso di conoscenza di sé in parte più complesso rispetto a quello della maggioranza». Le due pagine finite sotto l’esame della politica, secondo le associazioni progressiste, possono fungere da base di discussione per una tematizzazione più ampia: «Dalla nostra esperienza è emersa l’esigenza, espressa sia da parte del personale educativo che da alcuni genitori, di confrontarsi sul tema dell’identità di genere». E ancora: «Come associazioni sottolineiamo l’utilità dell’iniziativa dal punto di vista educativo e formativo, poiché una ragazza o un ragazzo può trovare conforto nel leggere tra la pagine del suo Diario scolastico una narrazione che si avvicini al suo vissuto o che lo aiuti a trovare delle parole per sentimenti sconosciuti e inespressi, che possono anche fare paura».
«Non domande tendenziose»
Tornando quindi alla domanda d’esordio: è opportuno affrontare («liquidare») il tema «in due pagine»? «L’agenda non è, non può e non deve essere un trattato di medicina, di sociologia o di psicologia e non offre uno strumento di diagnostica per i giovani studenti e le giovani studentesse. Semplicemente presenta una storia. Il momento dell’approfondimento, eventualmente, arriva dopo». Ciò detto, Vassere riconosce che - in taluni casi - la scoperta della propria identità di genere può rappresentare un percorso complesso: «L’agenda offre uno spunto attraverso il racconto di un vissuto. Nella pagina di sinistra abbiamo la storia di una persona non binaria; in quella di destra, c’è un’altra persona che riconosce un tratto differente rispetto alla maggioranza e decide di accoglierlo senza discriminare». In questo senso, prosegue Vassere, il testo propone un messaggio di inclusione. Che è il tema generale di tutta l’agenda, come ha ricordato la consigliera di Stato Marina Carobbio. La politica tuttavia si interroga sull’opportunità che un tema simile venga affrontato sull’agenda. In questo modo, non si cede alla «propaganda gender»? Ancora Vassere: «Per nulla. Il testo non si rivolge al lettore con domande tendenziose. Si limita a riportare la storia di un vissuto personale e di uno sguardo non discriminante. Chi è contrario all’agenda dovrebbe quantomeno proporre, se non un’alternativa, una critica puntuale. Dica chiaramente dove l’agenda propone messaggi ideologici o lavaggi del cervello, e in quali parti del disegno o del testo è manchevole. Noi crediamo che semplicemente non si voglia affrontare con attenzione il tema», conclude Vassere, secondo cui invece la scuola deve accompagnare i giovani anche in queste riflessioni. «Il tema dell’identità di genere fa paura. Ma, d’altro canto, le persone alla ricerca della propria identità hanno bisogno di strumenti, spiegazioni e modelli di riferimento, e soprattutto di venire ascoltate».