Quando in città si giocava a bocce
«Il centro storico di Bellinzona? Una volta era decisamente meglio». Dopo il nostro articolo di martedì sulla chiusura di un altro negozio (il Divarese in piazza Collegiata), si sono moltiplicate le reazioni di coloro che rimpiangono i tempi che furono. Chi scrive ha poco più di quarant’anni, quindi la Turrita di allora non l’ha vissuta e i ricordi sono purtroppo molto vaghi. Ci siamo dunque affidati alla memoria storica Frediano Zanetti (redattore de «La Stadera», il foglio informativo settimanale della Società dei Commercianti), il quale ci ha snocciolato senza tentennamenti l’«abito» del salotto buono nella seconda metà degli anni Cinquanta del secolo scorso.
I film western e Charlie Chaplin
Ve l’anticipiamo: era a tutti gli effetti un’altra città quella che si presentava agli occhi di indigeni e turisti oltre settant’anni fa. Non è compito nostro trarre giudizi. Perciò ci limitiamo a sottoporvi, cari lettori, quello che il Cicerone turrito ci ha descritto con dovizia di particolari. Una vera e propria enciclopedia, Frediano Zanetti. Aneddoti, racconti, personaggi, fatti. Quello che custodisce nella sua mente è un patrimonio davvero inestimabile e che deve essere tramandato alle future generazioni. Partiamo dunque da piazza Collegiata verso via Nosetto e dintorni. C’era il cinema Cervo, ad esempio. «I film western la facevano da padrone, mentre nei weekend si dava spazio a Charlie Chaplin e alla comicità di Stanlio e Ollio», ci racconta il nostro interlocutore.
La sala, ampliata nel 1917, raggiunse i 320 posti a sedere suddivisi in quattro categorie a dipendenza del costo del biglietto. All’inizio del Novecento, aggiungiamo, nella Turrita venivano effettuate proiezioni anche al teatro Sociale, nella casa Bonzanigo-Jauch e in piazza Dogana (in quello che diventò il cinema Centrale, che chiuse nel 1913). Ecco poi il bar Pedrini, il negozio di frutta Banfi, un altro di vestiti, quello dei fratelli Galli (alimentari con, persino, il servizio a domicilio), la Bancaria. Nel «cuore» cittadino c’erano pure la Cantina popolare, il bar Centrale, una pasticceria, una farmacia e un raviolificio.
Peppino il giornalaio
A ricordarci il Caffè della Città, sotto i portici di via Camminata, viene in soccorso l’insegna ancora presente. A quei tempi era gestito - rammenta Frediano Zanetti - da Felice Soldini, arcigno difensore dell’Associazione calcio Bellinzona, il quale giocò anche una partita con la Nazionale svizzera nel 1949. Proprio davanti all’esercizio pubblico non passava certamente inosservato «il banco di vendita del Peppino il giornalaio».
E poi il negozio di abbigliamento dei Sommaruga (parenti dell’ex consigliera federale Simonetta), la latteria Ghisletta, un negozio di «refrigeranti» (dove oggi c’è lo spazio della libreria Taborelli dedicato ai bambini), il calzolaio Venzi, la birreria Corona. Più verso piazza Indipendenza un altro negozio di vestiti e di commestibili, un rivenditore di stufe ed il bar Indipendenza. «Sembra incredibile, ma sotto la Murata c’erano due campi da bocce. Lì aveva sede la società bocciofila Chiodi», precisa il nostro interlocutore. Infine, in vicolo Cusa, la lavanderia e tintoria Caviezel. Aperta nel 1927, cessò l’attività nel 1988.
L’ora scandita dal Tettamanti
Rituffandoci in piazza Collegiata, invece, al posto dell’odierno tea room Peverelli si poteva acquistare prosciutto e salame nella macelleria Prandi. Accanto il commercio più longevo di Bellinzona: l’orologeria-oreficeria Tettamanti che dal 1881 scandisce l’ora della capitale. La variegata offerta di prodotti era garantita altresì dalla Migros (prima di spostarsi in piazza del Sole), da negozi di semenze, ferramenta (Resebo), vini, radio e dischi (il Regusci) scarpe e frutta e verdura nonché da due saloni da parrucchiere, il bar Rubino, un’edicola, la panetteria Albisetti con tanto di altri generi alimentari, una macelleria, un'osteria.
In quello che è attualmente il Caffè Commercianti - ci siamo spostati in via Teatro - si recavano coloro che volevano fare un omaggio floreale, dato che si trovava il negozio di fiori Cavalletti. Vicina, per contro, una macelleria. Di sicuro avremo dimenticato qualche attività. Impossibile elencare tutto. A dimostrazione di quanto era «ricco» il salotto buono della capitale nel 1950 circa.