Quel sogno chiamato San Bernardino
Svolta. Rilancio. Rinascita. Scegliete il sostantivo che più vi aggrada, ma la sostanza non cambia. San Bernardino sta vivendo un sogno. E il motivo è il progetto da almeno 300 milioni di franchi messo sul tavolo dall’imprenditore ticinese Stefano Artioli per rinverdire - entro il 2033 - i fasti della località altomesolcinese. Nuove strutture alberghiere, bar e ristoranti moderni, servizi di prossimità, la riapertura degli impianti di risalita di Confin (effettiva da un mese dopo un decennio esatto) e tanto altro ancora. Tutto ciò sta generando vivo entusiasmo in paese e, in generale, nel Grigioni italiano intero. A dimostrazione di ciò c’è il pienone che si sta registrando in questa stagione negli hotel e la richiesta di appartamenti in aumento. Dopo un Natale coi fiocchi (in tutti i sensi), anche le vacanze di carnevale si preannunciano da «pienone».
Il sostegno di Coira
Il rinascimento del SanBe lo ha toccato per mano anche il consigliere di Stato Marcus Caduff che mercoledì ha incontrato una delegazione della San Bernardino Swiss Alps, del Municipio, del Patriziato e dell’Ente turistico regionale del Moesano. Una visita che dice tanto dell’attenzione che Coira nutre per l’iniziativa promossa dal numero uno del gruppo Artisa, testimoniata peraltro pure dalla presenza nel Consiglio di amministrazione della SA dell’ex ministro retico Christian Rathgeb. «Quanto è stato messo in moto da Stefano Artioli corrisponde pienamente alla strategia da anni auspicata dal Comune, poi tradotta anche nella pianificazione locale approvata dal Governo nel 2021: ristrutturare le vecchie strutture alberghiere dismesse, rimettere in funzione e poi ristrutturare gli impianti di risalita di Confin, sviluppare l’area Acufòrta con una struttura alberghiera e ulteriori letti caldi, compreso un centro ricettivo a carattere curativo (la SPA sarà aperta al pubblico; n.d.r.)», rileva l’Esecutivo di Mesocco nell’ultimo bollettino informativo distribuito a tutti i fuochi.
Lavori in corso
La prima tappa, in corso, è la rivalorizzazione del centro villaggio e degli hotel Brocco & Posta, Ravizza ed Albarella nonché l’edificazione di appartamenti e residenze private. Ne seguiranno altre tre. «Contemporaneamente sono sempre più strette le relazioni anche con uffici e autorità cantonali per focalizzare gli sviluppi a medio-lungo termine delle strategie, riassunte in un masterplan che dimostra come gli sviluppi del progetto sono parte di un contesto ampio e strutturato, condizione sine qua non affinché l’operazione abbia successo», specifica il Municipio guidato dal sindaco Mattia Ciocco.
Un'idea tira l'altra
Un ponte sospeso lungo 400 metri tra il castello di Mesocco e la zona della cascata del Rizéu che attraversa la gola scavata dal fiume Moesa. È uno dei progetti sui quali sta lavorando il Municipio dell’ente locale altomesolcinese con l’obiettivo di rendere ulteriormente attrattivi, a livello turistico, il paese e la valle in generale. Attraverso l’opera si vuole contribuire alla rivitalizzazione dell’area, collegandola «alle unicità paesaggistiche e culturali del nostro territorio», si puntualizza sull’ultimo bollettino informativo comunale. Si mira a ripristinare degli storici percorsi pedestri affinché gli escursionisti possano «estendere il loro interesse oltre i monumenti simboli del villaggio». Ossia il fortilizio (costruito nel XII secolo) e la chiesa di Santa Maria. Un itinerario didattico per tutte le età, per intenderci, che vedrà il coinvolgimento altresì di Soazza.
Fra A13 ed indotto
L’esempio del ponte tibetano Carasc che unisce le colline di Sementina e Monte Carasso è sotto gli occhi di tutti. Continua ad attirare curiosi da tutto il mondo. Tant’è che vorrebbero fare lo stesso anche nella regione del Ritom. E, appunto, a Mesocco. L’indotto generato da un simile manufatto «dovrebbe creare opportunità di sviluppo affinché la facile percorrenza dell’A13 non porti solo svantaggi ma anche benefici all’economia locale», è l’auspicio dell’Esecutivo di Mesocco. L’investimento supererà il milione di franchi, mentre la progettazione dovrebbe partire nel 2025.
C’è già l’investitore
Nella zona degli impianti di risalita di Confin, per contro, si sta valutando la fattibilità di un parco solare alpino: «Nei prossimi mesi si spera di poter disporre di tutti gli elementi per sottoporre la proposta alla popolazione». Ci sono già anche l’investitore (un’azienda svizzera del settore) ed il nullaosta di Coira.