Renovate Switzerland: «Non abbiamo più scelta»
«Di fronte all’emergenza climatica che minaccia il futuro della Svizzera e tutto ciò che ci sta a cuore, abbiamo bisogno che il governo svizzero riconosca la gravità della situazione e dichiari l’emergenza climatica». E ancora: «Abbiamo bisogno che il Consiglio federale dimostri di prendere sul serio la situazione e proponga una prima misura di sicurezza, emanando un piano di emergenza immediato per il risanamento termico di tutti gli edifici del Paese entro il 2035».
Parole e musica di Renovate Switzerland, il movimento per il clima che stamane – con una decina di manifestanti – ha bloccato l’A2 al Gottardo. Un’A2, va da sé, già bloccata a causa del forte, fortissimo traffico in coincidenza delle vacanze pasquali. Dodici attivisti, ha riferito la RSI, in seguito sono stati fermati. Verranno denunciati alla magistratura.
«Si è trattato di un’azione forte» riconosce Cécile Bessire, portavoce del collettivo raggiunta da CdT.ch per un commento a caldo. Abituati come siamo, purtroppo, alle lunghe colonne, non eravamo ancora avvezzi alla presenza di manifestanti in uno dei punti più complicati – a livello di mobilità – del Paese. L’obiettivo, diciamo, è stato raggiunto: oggi, ora, si parla nuovamente di clima. E di quanto (non) stiamo facendo per migliorare la situazione.
«Ci troviamo in un’urgenza climatica e dobbiamo agire adesso» dice la nostra interlocutrice. «Siamo alle solite: il governo non vara misure appropriate, ci sta spingendo verso il pericolo. L’idea, con questa protesta, è di convincere la popolazione a reagire, e ad agire. Tocca a tutti noi, visto che la politica non si muove».
Può sembrare un paradosso, sulle prime, il fatto che, di anno in anno, vacanza dopo vacanza, il Gottardo continui a essere un problema. Possibile che la maggior parte di chi sceglie il Ticino o l’Italia per le ferie non punti su mezzi alternativi come il treno? Mezzi fra l’altro più ecologici. «Ma è perché non siamo in modalità urgenza climatica, abbiamo sempre l’impressione che le nostre vite non siano in pericolo, che siamo al sicuro» precisa la portavoce. «Il governo continua a non dire che siamo in emergenza. Eppure, è questo che dovrebbe fare: dichiarare l’urgenza climatica. E agire di conseguenza, prendendo misure appropriate».
Nell’attesa, insomma, non resta che protestare. Con tutti i rischi e le conseguenze del caso, in termini legali. «Se il governo non fa nulla, tocca a noi. Tocca, appunto, alla popolazione». Una popolazione che, lo dimostrano in fondo le code, del clima sembra fregarsene. Preferendo scelte cariche di egoismo e (s)comodità. «D’accordo, tuttavia è proprio questo il punto: la popolazione può rivedere le priorità, collettive e singole, soltanto se il governo dice le cose come stanno. Noi, nel frattempo, continuiamo e continueremo a organizzare azioni e proteste. Non abbiamo più scelta, ripeto».