Ricorso e terreni stralciati, che «costellazione straordinaria»
C’era un ricorso e ora non c’è più, in quanto divenuto privo d’oggetto dopo la decisione dell’Ufficio federale dei trasporti (UFT). E alla fine non va bene né al consorzio, giunto secondo, che aveva sollevato la censura contro l’aggiudicazione della commessa per la preparazione delle aree SAC (Superfici per l’avvicendamento delle colture) a Preonzo, Camorino, Iragna e Losone nell’ambito della realizzazione delle nuove Officine FFS di Castione né a quello che l’aveva spuntata. Lo sappiamo: sembra un ginepraio, ma non è poi tanto complicato da capire. Vedrete. A fare stato, innanzitutto, è la sentenza del Tribunale amministrativo federale (TAF) del 10 luglio scorso, ma pubblicata solo negli scorsi giorni.
Cosa prevede la legge
È da questa che partiamo per sbrogliare la matassa, considerando che presenta la cronologia dei fatti. Il più importante è la decisione dell’UFT che, approvando parzialmente lo scorso 1. marzo i piani del futuro stabilimento industriale da 580,5 milioni di franchi, ha escluso i 3,7 ettari di terreni sulla Piana di Arbigo a Losone (per motivi naturalistici) quale compenso agricolo per i fondi SAC che verranno sacrificati a Castione. Le Ferrovie non hanno dunque potuto far altro che revocare l’aggiudicazione ed interrompere la procedura d’appalto che era sfociata nell’assegnazione del mandato milionario ad un consorzio composto da tre imprese (cfr. il CdT del 15 marzo).
«La procedura di appalto si conclude con una decisione di aggiudicazione o con una decisione di interruzione. Se, come nel presente caso, l’interruzione viene disposta dopo la decisione di aggiudicazione, essa deve essere preceduta da una revoca dell’aggiudicazione», rileva il TAF. Secondo i giudici alla luce delle disposizioni dell’UFT l’ex regia federale non è in possesso delle autorizzazioni necessarie per eseguire i lavori di preparazione delle aree SAC. Tant’è che ha dovuto trovare delle alternative a Biasca (su fondi del Patriziato in zona industriale, scelta che non è piaciuta al Comune che ha nel frattempo inoltrato opposizione contro la seconda pubblicazione dei piani) e a Bellinzona (lungo la Golena, all’altezza delle Semine).
Censura priva d’oggetto
«Considerata la portata fondamentale della modifica delle condizioni del bando, una continuazione della procedura di aggiudicazione non ha attualmente alcun senso e non si lascerebbe nemmeno giustificare dal profilo di un impiego dei fondi pubblici nonché sostenibile sotto il profilo ecologico, sociale e dell’economia pubblica (...). Non sono ravvisabili né vengono fatte valere ragioni per presumere che l’interruzione sia avvenuta nell’intento o con l’effetto di discriminare in modo mirato un offerente o di impedire la concorrenza», sottolineano i giudici di San Gallo. In questa «costellazione straordinaria» rappresentata dalla presente fattispecie la commessa non può essere assegnata a chi l’aveva ottenuta e nemmeno, però, al consorzio ricorrente. Il concorso è insomma annullato e la censura sollevata oramai superata dagli eventi.