Pesca

Rispolverate le canne, sta tornando l’alborella

Il progetto di ripopolamento nel Ceresio, dopo molti tentativi falliti, sta ora dando i suoi frutti – Urs Lüchinger: «Un risultato eccezionale» – Dall’inizio della pandemia, il numero di appassionati è cresciuto in maniera importante
© CdT/Archivio
Paolo Gianinazzi
25.09.2021 06:00

Con l’arrivo della pandemia, la gente ha riscoperto il piacere della pesca. E questo trend, iniziato nel 2020, sembra non volersi arrestare. È questo uno dei tanti temi che saranno discussi oggi, a Losone, durante l’assemblea annuale della Federazione ticinese per l’acquicoltura e la pesca (FTAP). In vista dell’appuntamento, abbiamo fatto due chiacchiere con Urs Lüchinger, presidente della Federazione. E come detto, i temi in agenda non mancano.

Una passione che cresce

«Il primo aspetto che tratteremo, molto positivo, riguarda l’importante crescita del numero di affiliati», spiega Lüchinger, precisando che ad aumentare è stato «sia il numero delle patenti annuali sia di quelle temporanee». Insomma, «con l’arrivo del virus, tanta gente ha rispolverato e tirato fuori dalle cantine le canne da pesca, riscoprendo il piacere del pescato a chilometro zero». Ma non solo: «Ci sono pure tanti giovani che stanno scoprendo questa passione, e questo ci fa molto piacere», commenta il presidente. Un trend che, va detto, «si sta registrando in tutta la Svizzera: in alcuni cantoni il numero di patenti è cresciuto del 30-50%».

Un altro tema che sarà affrontato riguarda il «progetto alborella». E su questo punto, le notizie positive non mancano, anzi. «Il progetto per la reintroduzione dell’alborella nel Ceresio, dopo anni di tentativi non andati a buon fine, sta finalmente dando i suoi frutti», spiega Lüchinger. «Potremmo dire che abbiamo finalmente scoperto i ‘‘trucchi’’ per allevarle e farle riprodurre in cattività. È stata la chiave di volta e i numeri delle immissioni nel Ceresio ora crescono in maniera importante. Se prima dovevamo andare a prendere le alborelle negli altri laghi per ripopolare il Lago di Lugano, ora siamo autosufficienti. Un risultato eccezionale».

Ma se da una parte l’alborella quest’anno sta dando parecchie soddisfazioni, dall’altra c’è una specie che, al contrario, da diverso tempo preoccupa gli appassionati: il siluro. «Sì, la forte presenza di questa specie nei grandi laghi preoccupa un po’ tutti, poiché è pericolosa per la fauna autoctona. È invasiva e, in poche parole, si mangia tutto. Oggi preoccupa soprattutto chi frequenta il Verbano, dove forse non c’è un’invasione, ma poco ci manca». Ma ora, aggiunge il presidente, «purtroppo il siluro sta arrivando anche nel Ceresio. Alcuni esemplari sono stati pescati vicino a Melano e altri nel Golfo di Agno».

I deflussi minimi

Infine, un altro tema da sempre caro alla Federazione è quello dei deflussi minimi. «Due anni fa il Gran Consiglio ha deciso un aumento di questi deflussi, ovvero per un rilascio maggiore lungo la Maggia, il Brenno e il Ticino. Tuttavia, le due aziende OFIMA e OFIBLE hanno ricorso contro questa decisione al Tribunale cantonale amministrativo, confermando che sono disposti ad andare fino al Tribunale federale. Una scelta cinica, che non comprendiamo». La conseguenza del mancato aumento dei deflussi, prosegue Lüchinger, «fa sì che nel tratto finale della Maggia a causa delle elevate temperature le trote non possono più sopravvivere». Un problema che con il riscaldamento climatico, si sta pure generalizzando nei tratti finali dei fiumi ticinesi, dove l’acqua è più bassa: «Quello del riscaldamento climatico e dei deflussi minimi - conclude il presidente della FTAP - è un cocktail mortale per le trote». P.G.