Coronavirus

Scuola e febbre, alcune precisazioni

La soglia di 38,5 gradi ha fatto molto discutere - La dottoressa Kottanattu spiega: «In ogni caso vale il buon senso»
Paolo Gianinazzi
02.10.2020 20:09

Da lunedì cambieranno le indicazioni delle autorità riguardo ai sintomi che determinano la frequenza, o meno, dei bambini alla scuola dell’infanzia, elementare e media. Per i bambini della scuola dell’infanzia e delle elementari, in sostanza, c’è stato un allentamento. Dal 5 ottobre, infatti, potranno frequentare normalmente la scuola anche se «hanno raffreddore e/o mal di gola e/o tosse leggera». Questo, però, a patto che «non abbiano febbre e non abbiano avuto contatti a rischio». Di conseguenza, non potranno frequentare la scuola (infanzia o elementare) i bambini che presentano uno o più dei seguenti sintomi: febbre (superiore a 38,5 gradi celsius); forte tosse acuta (anche senza febbre); raffreddore o mal di gola (anche senza febbre) se c’è stato un contatto a rischio.

Per quanto riguarda invece i ragazzi che frequentano le scuole medie, da lunedì anche per loro i sintomi determinanti per la frequenza saranno quelli già utilizzati oggi per le scuole del post-obbligatorio. Tradotto in soldoni, vuol dire che gli allievi delle medie non dovranno frequentare la scuola se avranno uno o più sei seguenti sintomi: «Tosse, mal di gola, respiro corto, dolore toracico, febbre, perdita improvvisa del senso dell’olfatto e/o del gusto, affaticamento generale severo».

Le motivazioni

Da noi contattata, la dottoressa Lisa Kottanattu, Caposervizio dell’Istituto Pediatrico della Svizzera Italiana EOC, spiega che «l’allentamento per gli allievi delle scuole dell’infanzia e delle elementari è motivato dall’evidenza scientifica, che spiega che sotto gli undici anni i sintomi cardine che fanno sospettare la positività alla COVID sono soprattutto la febbre e la tosse acuta e forte». Gli altri sintomi, come un semplice raffreddore o il mal di gola, «sono invece meno legati al coronavirus, anche se non possiamo escluderlo». Inoltre, aggiunge, «sappiamo che in questa fascia d’età la contagiosità di un bambino è minima. Si possono ammalare, certo, ma non sono loro i vettori principali del virus. E spesso si infettano nel contesto familiare, e non scolastico». Senza dimenticare, precisa Kottanattu, «che stiamo entrando nella fase dei virus respiratori stagionali, ed è quindi importante trovare un giusto equilibrio che permetta al bambino di andare a scuola se non rappresenta un rischio per sé stesso o gli altri».

38,5 gradi? In ogni caso vale il buon senso e la salute del bambino va valutata nel suo complesso

Ma porre a 38,5 gradi il limite per non andare a scuola non è eccessivo? La dottoressa spiega che «si tratta di un valore oggettivo usato anche a livello svizzero per definire la ‘‘vera’’ febbre. Lo abbiamo messo nero su bianco anche per evitare, come successo, che bambini con 37,1 gradi siano mandati a casa anche se stanno bene. Da un punto di vista medico e pediatrico non ha senso. In ogni caso, però, vale il buon senso e la salute del bambino va valutata nel suo complesso. Se non sta bene va mandato a casa indipendentemente da quanti gradi vengono misurati». Insomma, se il bambino, ad esempio, ha «solo» 38 gradi, ma presenta pure tosse o in generale non si sente bene, va tenuto a casa.

Importante anche dire, come ribadito più volte nel comunicato delle autorità, che «in caso di dubbio sulla valutazione dei sintomi», è necessario «fare riferimento al proprio medico che valuterà l’opportunità del test». Infine, da segnalare che rimangono inalterati i sintomi che determinano la frequenza degli allievi delle scuole post-obbligatorie e degli adulti di ogni ordine scolastico.

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