Se non scende non si sale
Succederà, ma non subito. A Bellinzona, un po’ a sorpresa, irrompe un tema che da alcuni anni non faceva più capolino nel dibattito politico: l’eventuale diminuzione del moltiplicatore d’imposta. Durante la seduta di Consiglio comunale di lunedì sera alcuni schieramenti (in particolare Lega-UDC, PLR e il Centro) si sono detti favorevoli ad un alleggerimento della pressione fiscale. La destra avrebbe voluto che ciò avvenisse già dal 2023 (passando dal 93% al 91%), per gli altri invece allo stato attuale è prematuro, in quanto le finanze cittadine sono un po’ traballanti. Prima occorre raggiungere l’equilibrio dei conti, di cui peraltro si parlava già nel documento programmatico elaborato nel 2018. È dello stesso parere il Municipio, che per bocca del sindaco Mario Branda non ha escluso una possibile riduzione in futuro.
Prima e dopo la fusione
«Non è sempre facile la funzione che ti obbliga a tenere d’occhio i conti, poiché comprendo bene che le esigenze e le aspettative di cittadinanza, famiglie, economia e via dicendo sono numerose. Nell’immediato non si possono fare miracoli, ma l’attenzione alla spesa deve rimanere alta poiché nei prossimi anni i conti non si prospettano migliori, anzi», è quanto ci aveva confidato, nell’intervista pubblicata il 25 ottobre, il capodicastero Finanze, economia e sport Fabio Käppeli. A preventivo, almeno fino al 2026, all’ombra dei castelli si ipotizzano disavanzi. Che poi, a consuntivo, il segno «-» davanti venga quasi sempre sostituito dal «+» è un discorso che affronteremo a tempo debito. Le finanze ballerine della Turrita impongono massima oculatezza ed un rigido controllo delle uscite. Sì, va bene, ma il moltiplicatore? È stabile al 93% dal 2018: prima della nascita della capitale aggregata, nella «vecchia» città, era al 95%. Altri otto degli ex Comuni (oggi quartieri) avevano una pressione fiscale più elevata di quella odierna: Claro, Gnosca, Gorduno, Gudo e Moleno (100%) nonché Camorino, Preonzo e Sant’Antonio (95%). E gli altri quattro, per contro, più bassa: Monte Carasso (87%), Giubiasco, Pianezzo e Sementina (90%).
Comanda Lugano
A livello cantonale Bellinzona è il polo con il tasso fiscale più alto (prendendo come riferimento il dato fissato per il 2023). A Lugano è pari al 77%, ma dovrebbe salire all’80% nel 2024; Chiasso lo ha ridotto (dal 90% all’88%); ha fatto il contrario Mendrisio (dal 75 al 77%); infine Locarno, dove il moltiplicatore rimarrà stabile al 90%, ma non si esclude un aumento nei prossimi anni. Nella capitale la destra aveva proposto – fuori tempo massimo, però – la riduzione di due punti (dal 93% al 91%), per una minore entrata nelle casse comunali di circa 1,8 milioni di franchi. Ma, dall’altra, la decisione avrebbe forse permesso di rendere ulteriormente attrattiva la Turrita agli occhi di nuovi residenti e/o aziende. Sta di fatto, comunque, che a brevissimo termine ci saranno dei cambiamenti non di poco conto.
Nel 2025, con l’entrata in vigore dell’ultima tappa della riforma fiscale per le persone giuridiche, diminuirà l’aliquota sull’utile (dall’8% al 5,5%) che inciderà sulle entrate per 4 milioni. Inoltre, sempre quell’anno, i Municipi potranno adottare dei moltiplicatori differenziati tra persone fisiche e giuridiche. Lugano, ad esempio, sta pensando all’80% per le prime e all’85% per le seconde. Un ultimo sguardo agli altri quattro Comuni del Bellinzonese, anch’essi con un moltiplicatore inferiore a quello della Turrita. Per l’anno alle porte manterranno stabile il tasso fiscale: Arbedo-Castione (91%), Cadenazzo (88%), Lumino (90%) e Sant’Antonino (70%).
Gettito di oltre 100 milioni
Il gettito fiscale, a Bellinzona, ammonta a 102 milioni. A breve termine si preconizza una crescita delle imposte pagate dalle persone fisiche (+1,3% nel 2024 e nel 2025, +1,5 nel 2026), mentre quelle delle persone giuridiche saranno decisamente altalenanti. All’aumento prospettato nel 2024 (+1,5%) e nel 2026 (+2,5%) farà da contraltare la contrazione importante del 2025.