Sedotta e abbandonata: Villa Heleneum a un bivio
Déjà vu a Villa Heleneum. Dieci anni fa, il Municipio metteva in vendita lo storico immobile di Castagnola (base d’asta: 26 milioni) per ridare ossigeno alle casse comunali. Oggi, con la Fondazione Bally pronta a lasciare le rive del Ceresio il prossimo 15 gennaio, lo scenario è simile. Le finanze cittadine soffrono, e in Municipio c’è chi è favorevole a vendere la villa. Scherzi del destino.
Prima di decidere quale direzione prendere, una delegazione di Palazzo civico ha incontrato il nuovo amministratore delegato di Bally Ennio Fontana. Da un lato per avere chiarimenti sulla decisione di chiudere la fondazione in seguito al passaggio di Bally a un gruppo americano, dall’altro per «rivendicare» gli accordi presi, in particolare il contratto di affitto di circa 150 mila franchi annui fino al 2026, spese di gestione escluse.
Una volta conclusa l’esibizione «Arcadia», l’attività espositiva terminerà a Villa Heleneum. Forse, però, Bally potrebbe valutare altri utilizzi dell’immobile. Alcune ipotesi sono al vaglio. In ogni caso, nel contratto tra la fondazione e la Città, sussiste una clausola di svincolo che consente a Bally di lasciare l’immobile prima del 2026 in base a determinate ragioni. Equelle sul tavolo ora – con la decisione di chiudere la fondazione in seguito a una ristrutturazione aziendale che ha portato a decine di licenziamenti – non sembrano «leggere». Perciò, probabilmente, verranno ritenute valide.
Qualunque soluzione trovino le parti, l’incertezza attuale sul futuro della residenza ha acceso, e riacceso, gli entusiasmi di chi Villa Heleneum la prenderebbe anche domani mattina per realizzarci i propri progetti, visioni o sogni. Infatti, dopo le notizie dei giorni scorsi, il telefono del vicesindaco e capo della Dicastero cultura Roberto Badaracco è squillato più di una volta in tal senso.
Un nodo a metà
La Città, tuttavia, predica calma. Vuole affrontare un passo alla volta. Prima di tutto, risolvere le questioni pendenti con il suo attuale inquilino. «Bally ci ha esposto la situazione globale in cui versa l’azienda, che deve ristrutturare per contenere i costi. Nel progetto di Villa Heleneum hanno investito parecchi soldi e visto che la ditta non se la passa bene, ci va di mezzo anche la fondazione» spiega Badaracco, che ha incontrato Fontana ieri mattina insieme al sindaco Michele Foletti, il quale al momento preferisce non commentare la situazione. «Abbiamo cercato di far valere le nostre ragioni ed esposto alcune idee che la controparte, forse, potrebbero ritenere interessanti. Devono valutare se sussiste la possibilità di un altro tipo di utilizzo di Villa Heleneum». E il nodo dell’affitto? È un nodo a metà, in verità, perché «durante la stesura del contratto è stata inserita una clausola di svincolo per entrambe le parti su cui è possibile fare leva a determinate condizioni» ricorda Badaracco. In poche parole, la Città ha la possibilità di rientrare in possesso della villa e la Fondazione di restituirla.
Il listone da 80 milioni
A questo punto, però, torniamo alla questione iniziale. E la domanda vien da sé: Lugano, con Villa Heleneum, che cosa vuole fare? «La vendita non è un’ipotesi concreta sul tavolo – fa sapere Badaracco – ma è una delle tante sorte negli ultimi tempi a fronte della situazione finanziaria di Lugano. Dovremmo comunque passare in rassegna le proprietà immobiliari della Città e valutare la dismissione o la vendita. Personalmente, credo sarebbe un peccato». Ben più possibilista il collega e capo del Dicastero immobili Raoul Ghisletta:«Penso che la vendita di Villa Heleneum sarà solo la prima di una serie di rinunce che possono rattristare, ma che sono inevitabili per risanare le finanze nel modo meno doloroso possibile. L’importante è mantenere i terreni e gli immobili strategici per la politica economica, dell’alloggio, degli anziani e universitaria». Delle proprietà ritenute sacrificabili, invece, esiste da tempo una lista su cui il gruppo di lavoro per i risparmi, prossimamente, si chinerà o tornerà a chinarsi. Il suo potenziale complessivo, a livello di entrate, è di un’ottantina di milioni.