Ticino

Seggi vacanti alla Camera alta? Ecco le soluzioni per evitare pasticci

Per scongiurare quanto accaduto quando Marina Carobbio Guscetti lasciò la carica a Berna per entrare in Governo, il Consiglio di Stato avanza una serie di modifiche a leggi e Costituzione - Il popolo potrebbe dunque essere chiamato alle urne
©Chiara Zocchetti
Paolo Gianinazzi
13.12.2024 23:00

Ricordate la polemica, squisitamente politica, in merito al seggio lasciato vacante per qualche mese da Marina Carobbio Guscetti al Consiglio degli Stati per entrare nel Consiglio di Stato? Le elezioni cantonali – e la relativa polemica – paiono un lontano ricordo, eppure torniamo a parlare di quel caso. Perché? Perché in questi giorni il Consiglio di Stato ha avanzato una serie di proposte per evitare che simili controversie possano ripetersi in futuro. E lo ha fatto anche tramite la proposta di una modifica della Costituzione cantonale. E dunque il tema, se anche il Gran Consiglio darà il suo benestare, potrebbe pure finire alle urne.

Il «casus belli»

Il caso era scoppiato sul finire del 2022. L’allora consigliera agli Stati Marina Carobbio Guscetti si era in quei mesi candidata per un posto nel Consiglio di Stato ticinese. La domanda era la seguente: che ne sarà del suo seggio alla Camera alta – tra aprile e ottobre, ossia tra le elezioni cantonali e federali – qualora fosse eletta in Consiglio di Stato? Resterà vacante oppure bisognerà organizzare in fretta e furia un’elezione suppletiva, che oltretutto ricadrebbe a poche settimane dalle «vere» elezioni?

Tra mille polemiche, accuse e controaccuse, Carobbio Guscetti è stata eletta e qualche giorno dopo il Consiglio di Stato aveva fatto sapere che non avrebbe organizzato un’elezione complementare per il seggio vacante al Consiglio degli Stati. Insomma, quel seggio sarebbe rimasto vuoto per qualche mese, fino all’elezione regolare di ottobre. In sintesi, organizzare una «suppletiva» in così poco tempo sarebbe stato più dannoso che utile, con il rischio di far votare i ticinese tre volte in pochi mesi, oltretutto per eleggere qualcuno che sarebbe rimasto a Berna solo per qualche settimana.

Ad ogni modo, in quel periodo l’UDC, con l’allora granconsigliere Paolo Pamini aveva avanzato due proposte per evitare situazioni simili: rendere incompatibile la carica di «senatore» con quella di candidato al Governo cantonale e di eliminare il divieto di votare in estate.

E in questi giorni, appunto, è arrivata la presa di posizione del Consiglio di Stato, che da una parte accoglie una delle due proposte di Pamini, dall’altra va nella direzione opposta.

Compatibile per sei mesi

Entriamo dunque nei dettagli delle proposte dell’Esecutivo. Partendo da quella più «pesante». Pesante, sì, perché richiede una modifica della Costituzione cantonale. Concretamente, il Consiglio di Stato propone di introdurre un’eccezione all’incompatibilità tra le due cariche. Permettendo, in parole povere, che un «senatore» diventi consigliere di Stato, ma solo per un periodo limitato di sei mesi. Per il Governo, infatti, «in considerazione dell’importanza delle cariche e del loro impatto e tenendo conto dell’ampio dibattito sviluppatosi nei mesi scorsi, è opportuno disciplinare in modo chiaro il caso». E occorre quindi «individuare una soluzione per evitare o ridurre i casi di assenza prolungata di un deputato ticinese al Consiglio degli Stati». Prevedendo, appunto, un’eccezione che «deve però essere limitata nel tempo perché le due cariche non sono conciliabili per un periodo prolungato a causa del grande impegno che richiedono e del tempo che assorbono». La modifica proposta andrà a modificare anche l’articolo 54 della nostra Costituzione. E per questo motivo, se anche il Gran Consiglio voterà a favore della misura, il popolo sarà chiamato a confermarla (o meno) alle urne.

Anche durante l’estate

Veniamo alla seconda proposta: abolire il divieto di indire elezioni o votazioni durante i mesi di luglio e agosto. Tale principio si lega alle polemiche di cui abbiamo parlato in precedenza semplicemente poiché il divieto avrebbe reso molto complicata l’organizzazione dell’elezione «complementare» per il seggio vacante, che si sarebbe dovuta indire a giugno (con il ballottaggio a settembre).

Il divieto, ricorda il Governo nel messaggio, affonda le sue radici in un passato molto lontano, quando durante l’estate la popolazione saliva sugli alpeggi oppure si recava all’estero per l’emigrazione stagionale. Non a caso, il divieto era stato introdotto nel 1892 e prevedeva che le votazioni popolari «non possono aver luogo che dalla prima domenica di novembre alla prima domenica di marzo». Ora, con il passare dei decenni il divieto è stato modificato fino a giungere a quello attuale, previsto solo per luglio e agosto. Ma, appunto, visto che il divieto «ha perso l’importanza originaria e talvolta più che una facilitazione potrebbe costituire un intralcio», il Governo propone di eliminarlo. E non solo sul piano cantonale come proposto da Pamini, ma anche per le elezioni e votazioni comunali.

Le altre misure

Le proposte del Governo, però, non si fermano qui. È intenzione dell’Esecutivo precisare meglio in quali casi occorre o meno indire un’elezione complementare. Oggi questo aspetto non è chiarito dalla legge. E il Governo propone la seguente soluzione: se la carica diviene vacante prima di nove mesi dalla data dell’elezione generale, bisognerà avviare la procedura di elezione complementare; se invece diviene vacante entro i nove mesi dall’elezione, allora il Governo potrà (ma non sarà obbligato) rinunciare all’elezione complementare.

Restano poi altre due piccole modifiche proposte dal Governo. In primis, rendere più flessibile la scelta della data del secondo turno di ballottaggio per le elezioni con il sistema maggioritario. E questo per coordinarsi meglio con eventuali votazioni sul piano federale. Se oggi il ballottaggio deve essere organizzato entro quattro settimane, il Governo propone di aumentarle a sei.

Il Consiglio di Stato, infine, propone pure di posticipare il momento dell’entrata in carica dell’Esecutivo dopo l’elezione. Oggi deve avvenire entro otto giorni, il Consiglio di Stato propone di aumentarli a 30. E questo, in particolare, per evitare difficoltà organizzative ai nuovi eletti, i quali, come noto, devono subito lasciare qualsiasi attività professionale.

Correlati
Marina Carobbio e i tanti dubbi sull'elezione mancata
Natalia Ferrara: «Così le istituzioni perdono credibilità» – Alain Bühler: «Carobbio e il PS ci hanno inguaiati» – Manuele Bertoli: «Dare la colpa a una persona è un atteggiamento un po’ tanto per dire» – Maurizio Agustoni: «L’opportunità non va d’accordo con i diritti popolari» – Daniele Caverzasio: «Sarebbe bastato un bel gesto»
Due iniziative dall'UDC per il post-Carobbio
I democentristi chiedono di rendere incompatibile la carica di «senatore» con quella di candidato al Governo cantonale e di eliminare il divieto di votare in estate – Sull’incompatibilità sarà chiesta già oggi la procedura d’urgenza