Sentite le prime persone, si va verso la perizia
Il giorno dopo il dramma sul cantiere di via Ghiringhelli in città c’è un silenzio assordante. La costruzione del complesso residenziale è naturalmente ancora sospesa a seguito della morte del 44.enne operaio bosniaco di Bellinzona, ricordato con grande tristezza da amici e colleghi in questo tragico momento. Per chiarire le cause di quanto capitato nel primo pomeriggio di ieri è stata come da prassi aperta un’inchiesta, affidata alla procuratrice pubblica Marisa Alfier. Gli inquirenti, che oggi hanno già sentito delle persone informate sui fatti, ipotizzano i reati di omicidio colposo e di violazione delle regole dell’arte edilizia. Al momento nessuna persona risulta indagata.
Le testimonianze
I rilievi effettuati dalla Polizia scientifica e la testimonianza del collega della vittima (un portoghese di 49 anni, residente nel Locarnese, il quale ha riportato ferite leggere) ed eventualmente di altre persone che operano sul cantiere consentiranno, si spera presto, di capire cosa è successo in quei terribili istanti. Verosimilmente verrà altresì condotta una perizia tecnica che dovrà valutare in primis i materiali utilizzati (in particolare la qualità e la loro provenienza) e le procedure adottate durante le fasi della lavorazione. I due operai, attivi per una ditta della regione, erano impegnati nello smontaggio della struttura della scala di cemento interna ad una palazzina, quella più prossima allo stabile 3 del Dipartimento del territorio. Per cause che l’inchiesta dovrà appunto chiarire, la scala ha ceduto travolgendo il 44.enne ed il 49.enne. Ad avere la peggio è stato il primo, sommerso dai detriti dai quali è stato estratto senza vita solamente in serata dopo un difficile ed impegnativo intervento durato ore. Comprensibilmente sotto choc l’amico e collega, supportato psicologicamente dagli specialisti del Care Team.
Fondamentali i primi rilievi
Impossibile, oggi, azzardare ipotesi sulla causa esatta del crollo all’origine del tredicesimo infortunio sul lavoro dall’inizio dell’anno alle nostre latitudini. Bocche cucite da parte delle ditte, che attendono come tutti le risultanze dell’inchiesta appena avviata dalla Procura e che non si concluderà in tempi brevi. Alcuni sindacalisti, da noi contattati nella giornata di oggi, sottolineano l’importanza di andare fino in fondo per far piena luce sul terzo operaio morto in Ticino nel 2022, per rispetto della sua famiglia e dei colleghi. Fondamentali, si osserva, saranno i primi rilievi e accertamenti effettuati dalla Polizia scientifica.
«Non si può morire a 44 anni»
L’area delimitata con il nastro biancorosso e la scritta «Polizia zona sbarrata». I teloni in stoffa, color blu, che nascondono il cantiere da occhi indiscreti fin dalla sua apertura. Qualcuno si ferma e, in rigoroso silenzio, sbircia. Due anziani fanno delle ipotesi sulle possibili cause del cedimento della scala in cemento. E concordano sul fatto che non si può morire, a 44 anni, facendo il proprio lavoro.