Ticino

Speziali e Dadò contro Zali, «fatalismo politico che preoccupa»

I presidenti di PLR e Centro reagiscono all'intervista rilasciata dal consigliere di Stato al nostro giornale riguardante la «vita nelle valli» ticinesi
©Gabriele Putzu
Red. Ticino&Svizzera
19.09.2024 15:38

Non è certo passata inosservata l’intervista rilasciata al Corriere del Ticino dal direttore del Dipartimento del territorio, Claudio Zali, lo scorso venerdì 6 settembre. Un lungo confronto nel quale il consigliere di Stato si è espresso su varie tematiche legate alla «vita nelle valli» ticinesi. E dal quale è scattata anche un’interrogazione al Governo co-firmata dai presidenti di PLR e Centro, Alessandro Speziali e Fiorenzo Dadò. I quali, quale premessa, spiegano: «Il Corriere del Ticino ha ospitato un’intervista al Consigliere di Stato Claudio Zali, i cui contenuti non ci trovano per nulla d’accordo e non possono lasciarci silenti».

Nel dettaglio, per Speziali e Dadò una parte dei contenuti espressi da Zali «sono in netto contrasto con gli intendimenti della politica regionale federale e cantonale come pure delle molte associazioni presenti sul territorio proprio con l’obiettivo di promuoverlo – stimolando il rilancio demografico». In particolare, scrivono ancora i due presidenti nell’atto parlamentare, «a seguito delle alluvioni che hanno drammaticamente segnato la Media e l’Alta Vallemaggia, il direttore del Dipartimento del Territorio ha affermato di intravvedere “un’ineluttibilità di determinate dinamiche che colpiscono le regioni periferiche”». Ossia – riassumono Speziali e Dadò – «che la decrescita demografica delle Valli sia irreversibile e, soprattutto, che il loro destino sia segnato». Per i due presidenti si tratta di «una sorta di fatalismo politico che ci preoccupa, vista soprattutto la ricca eterogeneità del nostro Cantone».

«Non possiamo dunque condividere in alcun modo – si legge ancora nell’interrogazione – visioni per cui le periferie ticinesi attendano ormai un destino segnato, che porterà al loro inesorabile abbandono. Ciò determinerebbe tra l’altro conseguenze negative per tutto il Ticino, anche in termini economici e turistici. Per questi motivi deploriamo qualsiasi azione politica improntata a un disimpegno e al disfattismo». Per Speziali e Dadò, infatti, occorre al contrario «attivarsi per invertire lo spopolamento delle zone più discoste e individuare nuove opportunità socio-economiche per queste regioni che meritano dignità e attenzione politica». Il tema, riconoscono poi i due presidenti, «naturalmente non è di semplice soluzione e non privo di ostacoli; ma è dovere di ogni gremio politico, a maggior ragione del Consiglio di Stato, impegnarsi a fondo anche per queste zone del Canton Ticino». Oltre a ciò, osservano, «quanto letto nell’intervista è invece in netto contrasto con le parole espresse dal presidente del Consiglio di Stato Christian Vitta durante i festeggiamenti del Primo di agosto con la comunità valmaggese, come pure dei Consiglieri federali Rösti, Amherd e Cassis».

Motivo per cui, concretamente, Speziali e Dadò chiedono al Consiglio di Stato se condivide le considerazioni espresse dal direttore del Dipartimento del territorio sul destino delle zone periferiche e, in caso contrario, con quale strategia intende agire per un sostegno concreto alle comunità, ai Municipi, ai Patriziati e ai vari enti coinvolti.

Correlati
«Non abbandoniamo le valli, ma il trend sociale è ineluttabile»
L'alluvione in Vallemaggia ha scoperchiato un pentolone: come società, siamo tornati a parlare dei rischi legati alle montagne, addirittura - qua e là - è affiorato il fantasma dell’abbandono delle località di valle – L'intervista a Claudio Zali, direttore del Dipartimento del territorio