Stime immobiliari da rivedere: posticipo, ma non a tutti i costi
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C’è apertura, ma non a tutti i costi, da parte del primo firmatario dell’iniziativa «Sì alla neutralizzazione dell’aumento dei valori di stima», il consigliere nazionale Paolo Pamini (UDC), nei confronti della proposta del Governo - di cui abbiamo riferito oggi - di posticipare la revisione generale delle stime immobiliari e, nel frattempo, procedere con un leggero ritocco verso l’alto. «Si sta delineando un classico pasticcio alla ticinese, poiché l’iniziativa popolare costituzionale è stata dichiarata riuscita, con oltre 17 mila firme, esattamente due anni fa. E quindi siamo praticamente fuori tempo massimo per portare i cittadini alle urne», rileva quale premessa Pamini. Tuttavia, aggiunge, «il tema è tanto delicato quanto importante e non è una riforma che si può fare dall’oggi al domani. Quindi anche noi del comitato promotore siamo aperti al dialogo». E dunque all’eventualità di ritardare di dieci anni la revisione generale. Ma, come si diceva, non a tutti i costi. «Piuttosto che fare sciocchezze, l’approccio del Governo ci può stare. Ma questa non deve essere una scusa per fare “cassetta” per i prossimi dieci anni». Detto altrimenti: «Lo spirito dell’iniziativa, che mira a neutralizzare l’aumento dei valori di stima sia dal punto di vista fiscale che sociale, non deve essere “by-passato”». Ad ogni modo, chiosa Pamini, «le mie sono considerazioni personali. Con il comitato promotore faremo le nostre valutazioni e ovviamente terremo conto anche di questa proposta».
Apertura nei confronti di un posticipo viene espressa anche dal deputato Paolo Caroni (Centro), che su questo fronte è stato molto attivo negli ultimi anni, presentando un paio di mozioni (e sottoscrivendo l’iniziativa popolare già citata). «Personalmente - premesso il fatto che non abbiamo ancora affrontato il tema con il gruppo e con la Gestione - sono favorevole a questa proposta di rinviare di 10 anni la revisione generale e di fare un ritocco dei valori di stima», spiega il granconsigliere. Una posizione favorevole dettata in particolare dai potenziali rischi di agire con fretta. «La revisione generale - prosegue il deputato - andrebbe a toccare una miriade di disposizioni, con una procedura molto complessa. Trovo quindi corretto attendere che tutti gli aspetti siano chiariti, in modo tale da raggiungere l’obiettivo senza causare “scossoni”». Ad esempio, spiega Caroni, «una rivalutazione dei valori immobiliari potrebbe avere enormi conseguenze negative sulla perequazione finanziaria intercantonale. Un aspetto delicato che va valutato molto attentamente». Un altro aspetto da soppesare con cura riguarda il fatto che «come giustamente indica il Governo, la neutralizzazione della correzione fiscale non può avvenire unicamente per le proprietà immobiliari». In soldoni, dunque, se si diminuisce l’imposta sulla sostanza - per compensare l’aumento dei valori di stima - occorre agire su tutta la sostanza, immobiliare e mobiliare. E anche questo, sottolinea Caroni, «è un aspetto molto delicato, da valutare con attenzione». Dunque, chiosa il deputato del Centro, «è meglio andare avanti con la dovuta attenzione per le conseguenze che la revisione generale potrebbe comportare ed evitare autogol per il Cantone».
A sottolineare qualche criticità, ma da un punto di vista ben diverso, è il co-presidente del PS, Fabrizio Sirica. «Penso sia estremamente problematico che in Ticino si paghino le imposte su un valore immobiliare che rappresenta il 30% di quello reale. Una peculiarità tutta ticinese. Trovo quindi che sia importante avvicinare quel valore a quello reale, il più possibile e il prima possibile». Detto ciò, aggiunge Sirica, «concordo sul fatto che sia un dossier di non facile gestione». Ma, «soprattutto occorre portare attenzione al ceto medio, poiché più del 50% dei proprietari possiede un’unica casa di famiglia. Ecco: non deve esserci un aggravio per queste persone. Ma va anche evidenziato che la stragrande maggioranza del valore immobiliare, in termini di capitale, appartiene a grandi gruppi d’investimento, a fondi di casse pensioni, a “grandi” famiglie. E in un momento in cui i cittadini faticano sempre più a fronteggiare l’aumento del costo della vita, è fondamentale che questi grandi proprietari contribuiscano maggiormente». Insomma, dal punto di vista dei socialisti si tratta di redistribuire la ricchezza in maniera corretta. È, per dirla con le parole di Sirica, «una ricetta per fare coesione sociale e dare un po’ di respiro al ceto medio». Anche perché, evidenzia il co-presidente, «a differenza dei capitali mobili, gli immobili non si possono nascondere da qualche parte. Quindi non c’è la scusa di una fuga di capitali». In sostanza, dunque, per il PS l’aumento prospettato dal Governo (in una forchetta tra il 10 e il 15%) rappresenta «veramente il minimo» che si possa fare. E anche andare un po’ più in là non sarebbe certo un male.