Politica

Sulle assunzioni dell'ente pubblico ricorrere sarà un po' più complicato

Sì al compromesso: parziale passo indietro per la legge sulla procedura amministrativa
©Chiara Zocchetti
Paolo Gianinazzi
24.02.2025 22:30

La legge sulla procedura amministrativa (e il tema delle decisioni giudiziarie sulle nomine e assunzioni da parte dell’ente pubblico) è tornata a far discutere in Gran Consiglio. Sì, perché nel febbraio del 2023 il Governo aveva sostanzialmente chiesto al Parlamento di tornare sui suoi passi e fare dietrofront sulla decisione da lui presa nel 2020: da allora, infatti, era stata concessa al Tribunale cantonale amministrativo (TRAM) la possibilità di annullare una nomina o un’assunzione ritenuta illegittima. Una richiesta che, pur vedendo contrario pressoché tutto il plenum, ha comunque spaccato in due il Parlamento. Già, perché da una parte la maggioranza commissionale composta da PLR, Lega e PS, pur rigettando la proposta dell’Esecutivo, mirava comunque a un compromesso per venire incontro alle richieste del Governo. Dall’altra, invece, la minoranza composta da Centro e UDC proponeva di rigettare tout court sia la proposta del Governo che il compromesso della maggioranza.

«Il rapporto di maggioranza – ha rilevato il relatore Matteo Quadranti (PLR) – non chiede di tornare alla situazione precedente il 2020: mantiene dunque l’idea che una decisione di nomina possa essere annullata dal TRAM. Tuttavia, si è cercato di andare incontro al Consiglio di Stato, che ha più volte palesato la necessità rivedere questo sistema», essenzialmente per evitare lungaggini procedurali (magari dettate da ricorsi pretestuosi) e le relative inefficienze nella gestione operativa dell’amministrazione. Due, in sintesi, le proposte della maggioranza: l’eliminazione dell’effetto sospensivo al ricorso in modo che il candidato prescelto non debba aspettare la trafila dei ricorsi per entrare in carica; la limitazione delle possibili motivazioni per inoltrare ricorso. Come spiegato da Quadranti, «limitando i motivi dovrebbe risultare più semplice e rapido ritenere un ricorso inammissibile qualora questo fosse pretestuoso».

La minoranza, invece, ha completamente rigettato tali proposte. La novità introdotta dal Parlamento nel 2020 «garantisce che le decisioni di nomina illegittime non restino prive di conseguenze», ha sottolineato la co-relatrice di minoranza Sara Demir (Centro). In gioco, dunque, ci sarebbero «la trasparenza e la credibilità delle istituzioni». L’altra co-relatrice di minoranza, Roberta Soldati (UDC), ha dal canto suo evidenziato che «oggi per il ricorrente il percorso per ottenere giustizia è già in salita». E dunque «restringere le possibilità di ricorso penalizzerebbe oltremodo il ricorrente».

La norma attuale introdotta dal 2020 – ha invece evidenziato il deputato Gianluca Padlina (Centro) – fornisce una «garanzia di scegliere i candidati migliori e non quelli più abili a trovare corsie preferenziali». Lo stesso deputato, non a caso, ha presentato una serie di emendamenti che andavano nella direzione del rapporto di minoranza e dunque dello status quo. Tutti gli emendamenti, però, sono stati bocciati. Alla fine, il plenum ha dunque seguito (con 47 voti a 29 e 5 astenuti) la via di compromesso avanzata dalla maggioranza. In parole povere: confermata la possibilità di annullare le nomine da parte del TRAM, ma con un occhio di riguardo per evitare troppe lungaggini giudiziarie.