Ticino

Sulle pensioni degli «statali» i sindacati invitano alla calma

OCST, VPOD e SIT criticano la proposta di Erredipi di portare il tasso di remunerazione al 4% - Una misura ritenuta «legalmente ed economicamente insostenibile», che rischia di rivelarsi un «boomerang» per gli assicurati
©Chiara Zocchetti
Paolo Gianinazzi
04.12.2024 21:15

Portare il tasso di remunerazione degli averi di vecchiaia per gli assicurati della Cassa pensioni dello Stato dall’attuale 1,75% al 4%? «Sarebbe una buona notizia, ma purtroppo è legalmente ed economicamente insostenibile». Anzi, potrebbe addirittura portare «alla destituzione del CdA e al commissariamento dell’Istituto di previdenza del Canton Ticino (IPCT)».

Qualche anno fa, una presa di posizione simile sarebbe potuta arrivare dai rappresentanti dei datori di lavoro nel CdA dell’Istituto. Oggi, invece, questa arriva direttamente dai sindacati OCST, VPOD e SIT, i quali temono che la proposta recentemente avanzata dalla Rete per la difesa delle pensioni (Erredipi) possa portare, nelle discussioni in seno al Consiglio, a un peggioramento delle condizioni pensionistiche per gli assicurati. In parole povere, la tesi è la seguente: puntare alla luna come fatto da Erredipi, con una proposta allo stato attuale pressoché irrealizzabile, altro non farebbe che il «gioco» dei rappresentanti dei datori di lavoro. E a rimetterci, va da sé, sarebbero gli assicurati.

Il confronto

Ma andiamo con ordine poiché il tema è complesso e s’intreccia pure con questioni politico-sindacali. Da quest’anno, infatti, nel CdA della Cassa (composto da 5 rappresentanti dei datori di lavoro e 5 degli assicurati) sono entrati tre membri di Erredipi, «soffiando» tre posti ai sindacati storici OCST, VPOD e SIT. Questi ultimi, rimasti in due (uno per OCST e uno per VPOD), sono dunque diventati una minoranza tra i rappresentanti degli assicurati.

Ora, qualche settimana fa Erredipi ha lanciato la proposta (che verosimilmente porterà nel CdA) di alzare il tasso di remunerazione al 4%. Una proposta certamente legittima, ma che è difficile non definire quantomeno generosa.

Diamo qualche cifra: per le casse pensioni senza garanzia dello Stato la media del tasso tra il 2013 e il 2022 è stata del 2,11%; per quelle con garanzia dello Stato è stata del 2,16%. Nel caso specifico dell’IPCT tale quota è stata dell’1,28%. Portarlo al 4%, dunque, significherebbe per l’IPCT più che triplicare la media riscontrata nell’ultimo decennio. Ma è una proposta generosa pure guardando agli ultimi anni: l’Istituto ha stabilito un tasso dell’1,5% nel 2023 (quando il tasso minimo legale deciso dalla Confederazione era posto all’1%) e dell’1,75% nel 2024 (quando il minimo era posto all’1,25%). In soldoni, siccome il tasso di remunerazione corrisponde alla percentuale del totale del capitale degli assicurati attivi, che per l’IPCT si aggira ora attorno ai 2,5 miliardi di franchi, fissarlo al 4% significa versare circa 100 milioni nelle pensioni degli assicurati, mentre fissarlo all’1,75% corriponderebbe a circa 44 milioni.

Tutto ciò, senza dimenticare che la situazione finanziaria della Cassa, come noto, non è delle più rosee. E per questo motivo sta seguendo un piano di rifinanziamento.

La presa di posizione

Veniamo ora alla posizione dei tre sindacati storici, i quali ricordano in prima battuta che il grado di copertura dell’Istituto a fine 2024 sarà di circa il 68,1%, dunque leggermente inferiore rispetto al piano di rifinanziamento. Dopodiché, ricordano pure che «quest’anno, grazie ai buoni risultati degli investimenti, l’IPCT dovrebbe ottenere un rendimento del 5,5%, un risultato positivo, considerando che la resa media annua dal 2013 è stata del 3,5%, influenzata anche da anni negativi, come il 2022, che ha visto una perdita del 9,2%». Per i tre sindacati, dunque, «questi dati chiariscono che, purtroppo, non è economicamente possibile garantire una remunerazione del 4% per il capitale individuale nel 2025». Ma non solo: «Se il CdA dovesse comunque decidere di adottare questa proposta il perito dell’IPCT non la approverebbe e segnalerebbe una gestione inadeguata all’autorità federale di vigilanza, che porterebbe alla destituzione del Consiglio e al commissariamento dell’IPCT». A quel punto, stando ai sindacati, il tasso di remunerazione rischierebbe di essere ridotto al minimo previsto dalla Legge, ossia l’1,25%. Uno scenario che potrebbe verificarsi, fanno notare, anche qualora nel CdA non si dovesse riuscire a trovare una soluzione condivisa. In questo contesto, «per il bene di tutte le persone assicurate», i sindacati «ritengono che sia dannoso sollevare polemiche politiche contro l’IPCT (...) e contro il suo direttore (n.d.r. a fine novembre ai colleghi de La Regione quest’ultimo ha definito la proposta «una follia», spiegando che «sarebbe bello poter applicare un tasso del genere» ma «la situazione finanziaria della cassa non lo permette»; e su queste parole è scattata un’interpellanza in Gran Consiglio da parte dell’MPS, partito molto vicino a Erredipi)».

Insomma, anziché alzare i toni con proposte irrealizzabili che rischiano di essere controproducenti, i sindacati storici «insistono sull’importanza di garantire una gestione oculata e responsabile della cassa pensioni cantonale, che tuteli gli interessi di tutti gli affiliati». L’invito, dunque, è alla ricerca di un compromesso. «In questo contesto difficile – concludono nel comunicato – i sindacati si batteranno uniti per tutelare gli interessi degli associati, proponendo un tasso di remunerazione superiore al minimo LPP anche per il 2025, sperando di ottenerlo così come fatto consecutivamente negli ultimi tre anni». E per raggiungere questo obiettivo, chiedono «un dialogo costruttivo tra i rappresentanti dei dipendenti e dei datori di lavoro all’interno del CdA, con l’obiettivo di trovare una soluzione condivisa entro metà dicembre».