Mobilità

Trasporti lungo la frontiera, «un’opportunità per il Ticino»

Presto sarà firmato tra Berna e Roma l’accordo per abolire il divieto di cabotaggio, permettendo così alle compagnie di autobus di caricare e scaricare passeggeri anche nel Paese confinante – Moser (DT): «Positivo per il servizio e l’economicità»
©©Ti-Press / Francesca Agosta
Paolo Gianinazzi
04.10.2024 06:00

L’annuncio è arrivato un po’ a sorpresa. Forse quasi un po’ per caso. Lo scorso 19 settembre, durante un incontro con una delegazione del Gran Consiglio, l’ambasciatore italiano Gian Lorenzo Cornado ha fatto sapere ai presenti che presto sarà firmato – tra Roma e Berna – un accordo per abolire il divieto di cabotaggio. Una parola, quest’ultima, che ai più dirà ben poco. Ma che, perlomeno tra gli esperti di mobilità, rappresenta una riforma di cui si discuteva (senza successo) da ormai ben più di un decennio. E ora, come detto, a sorpresa è arrivata la svolta.

La firma in autunno

Come confermatoci dall’Ufficio federale dei trasporti (UFT), «la Svizzera e l’Italia concluderanno un accordo che abolirà il divieto di cabotaggio nei servizi di trasporto pubblico transfrontalieri». Non è ancora stata fissata una data precisa per l’incontro tra i «ministri» dei trasporti Albert Rösti e Matteo Salvini, ma – assicurano da Berna – l’accordo «dovrebbe essere firmato in autunno».

Un accordo che, concretamente, «significa che in futuro le compagnie di autobus italiane e svizzere potranno imbarcare e sbarcare passeggeri sui servizi di trasporto pubblico transfrontalieri nei rispettivi Paesi confinanti». Oggi, infatti, esistono alcuni (a dire il vero ben pochi) servizi di questo tipo, ma il divieto di cabotaggio non permette loro di caricare e scaricare passeggeri nel Paese confinante, eccezion fatta per il capolinea. Un esempio? La linea 429 gestita da Aupostale che da Ponte Tresa raggiunge Luino. In Italia, essendo la linea gestita in Svizzera, l’autopostale può fermare unicamente al capolinea e tornare indietro, senza fare fermate intermedie. Ecco perché, come spiega l’UFT, «l’abolizione del divieto di cabotaggio consentirà alle compagnie di autobus che operano servizi di trasporto pubblico transfrontalieri di offrire servizi più interessanti per i passeggeri di entrambi i Paesi con meno ostacoli legali».

Ma poi restano i dettagli

A confermaci quanto l’accordo sia potenzialmente interessante per il Ticino è anche il capo sezione della mobilità del Dipartimento del territorio, Mirco Moser: «È assolutamente positivo, sia dal profilo del miglioramento del servizio sia da quello dell’economicità». Ad esempio, aggiunge Moser, «ci sono diversi aspetti potenzialmente migliorabili: si pensi alle linee italiane che oggi fermano a Lavena. Un domani potrebbero entrare in Svizzera e servire ad esempio le fermata fino a Caslano, collegandosi con il trenino della FLP. Oppure ancora: oggi c’è un servizio italiano che da Menaggio arriva in stazione a Lugano che potrebbe servire anche le fermate fra il confine e il capolinea». Detto in parole povere: un servizio più efficente e con meno sprechi.

«Gli esempi che ho appena fatto – prosegue il capo sezione – non sono attuabili a causa del divieto di cabotaggio. Un domani si potrebbero ripensare completamente. Ma, va anche detto, dal momento in cui sarà firmato l’accordo a quello in cui si riuscirà effettivamente a migliorare le cose potrebbe passare un po’ di tempo». Già, perché l’accordo è essenzialmente il primo importante passo da fare, «senza il quale non si possono nemmeno iniziare le discussioni», ma poi ci sarebbero tanti aspetti da concordare tra le parti. Ancora Moser: «Da un punto di vista molto pratico, occorrerà capire quale azienda fa quale servizio, chi paga quel servizio, e così via». Si pensi, ad esempio, «alla questione delle tariffe». Sembra facile, ma non è scontato trovare un accordo tra le parti, imprese e istituzioni».

Insomma, «dopo la firma dell’accordo, per concretizzarlo occorrerà discutere e regolare molti aspetti più tecnici, con criteri chiari e condivisi. E farlo, ovviamente, con tutte le parti coinvolte: il Canton Ticino, la Regione Lombardia, le varie aziende di trasporto, i Comuni coinvolti, e così via».

Come dire: il lavoro non mancherà di certo. Ma, assicura Moser, le premesse per fare bene ci sono tutte. «A livello tecnico con gli omologhi di Regione Lombardia abbiamo già avuto degli incontri. Certo, occorrerà del tempo per poi trovare gli accordi. Ma l’intento di tutti è lavorare in quella direzione e con l’obiettivo di migliorare il servizio e la sua economicità».

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