Troppi rincari e tre ricette
Le domande
1) Il potere d’acquisto è sotto pressione. Quale ricetta per contrastare il fenomeno?
2) L’aumento dei premi di cassa malati è tra le voci più importanti a contribuire ai rincari. Meglio lavorare sul contenimento dei costi o con i sussidi?
3) Un’altra voce critica è legata all’energia. Come affrontare il fenomeno? Tornando al nucleare o puntando tutto sulle rinnovabili?
Laura Riget, PS
1) La Svizzera è un Paese ricco, ma sempre più persone fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Il potere d’acquisto della popolazione diminuisce, mentre esplodono invece gli utili delle multinazionali e dei grandi azionisti. Tutto ciò è il frutto di una volontà politica: le grandi imprese, le banche, le casse malati e il settore immobiliare hanno molti lobbisti in Parlamento. Chi non ha redditi milionari deve accontentarsi delle briciole. Considerando che le due voci principali di spesa delle cittadine e dei cittadini sono i premi di cassa malati e l’affitto, è prioritario agire in questi due ambiti. Bisogna promuovere alloggi a pigione moderata, garantendo il «diritto di superficie» a cooperative e ad abitazioni non a scopo di lucro. È inoltre importante agire contemporanemente sulle entrate: con salari minimi dignitosi per contrastare i «woorking poors», favorendo la conciliabilità, per aiutare le donne ad avere salari e rendite più elevati, e fermando l’erosione delle pensioni grazie alla nostra proposta della 13.esima AVS.
2) Sono due facce della stessa medaglia. Con la nostra iniziativa chiediamo che nessuna debba spendere più del 10% del proprio reddito disponibile per i premi di cassa malati, aumentando i sussidi e allargando la fascia di beneficiari. Probabilmente voteremo su questa iniziativa nella primavera 2024: questa votazione sarà un passo importante per raggiungere l’obiettivo a medio termine di una cassa malati pubblica con premi in base al reddito. Bisogna però anche agire sui costi, favorendo i medicamenti generici, i medici di famiglia e una presa a carico con rete integrate, ma anche rafforzando la prevenzione ed evitando la sovramedicalizzazione con l’approccio della «smarter medicine».
3) La nostra iniziativa «per un fondo per il clima» lanciata assieme ai Verdi, chiede un massiccio investimento pubblico nella transizione energetica della Svizzera. Grazie al fondo per il clima isoleremo tutti gli edifici, installeremo impianti di riscaldamento alimentati da fonti rinnovabili, e investiremo su larga scala nel solare. Questo non solo ci renderà indipendenti dal gas e dal petrolio di Paesi autocratici come la Russia e gli Emirati Arabi, ma contribuirà anche a mantenere sotto controllo i prezzi. In Parlamento abbiamo inoltre chiesto un’indennità energetica per ridurre la pressione finanziaria sulle famiglie più fragili a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia nei costi accessori degli affitti e la ridistribuzione delle maggiori entrate a causa dell’aumentato del costo della benzina per sussidiare maggiormente il trasporto pubblico.
Paolo Morel, PLR
1) I cartelli in Svizzera portano all’innalzamento dei prezzi dei beni e dei servizi. Ciò è particolarmente evidente nei settori dell’energia, delle assicurazioni e dell’IT, quando li paragoniamo con i Paesi confinanti. Costi più alti non affliggono solo i consumatori ma riducono la competitività delle aziende svizzere sui mercati internazionali generando perdite di posti di lavoro a tutti i livelli. A questo si aggiunge una perdita di know-how e di capacità di innovare oltre al rischio di dipendenza. È necessaria una migliore regolamentazione e supervisione delle pratiche anticoncorrenziali, sanzioni più severe per le aziende che violano le leggi antitrust e promozione della concorrenza nei settori chiave dell’economia. Inoltre, investire maggiormente nell’innovazione e nella ricerca per rimanere competitivi: Incentivando la creazione di start-up e sostenendo l’ecosistema tecnologico.
2) La soluzione migliore potrebbe essere un approccio ibrido che combina entrambe le strategie. Tuttavia, è fondamentale che qualsiasi modifica al sistema di sussidi o alle prestazioni sanitarie venga effettuata coinvolgendo tutte le parti interessate, inclusi i professionisti della sanità, i politici e i cittadini, al fine di garantire un sistema equo ed efficiente. È importante considerare le politiche di prevenzione e promuovere stili di vita sani per ridurre la necessità di cure mediche costose, oltre a incoraggiare l’adozione di tecnologie sanitarie innovative che possono migliorare l’efficienza del sistema senza compromettere la qualità delle cure. In quest’ultimo ambito, già oggi, l’intelligenza artificiale inizia ad essere impiegata a livello diagnostico con eccellenti risultati in termini di efficacia e costi.
3) Quando parliamo di energia parliamo della nostra qualità di vita futura. Il dibattito sull’approvvigionamento energetico è una questione strategica per qualsiasi Paese, e la Svizzera non fa eccezione. Riconsiderare il nucleare non significa abbandonare le energie rinnovabili, ma piuttosto integrarle in un mix energetico più ampio e bilanciato. Questo approccio permetterebbe alla Svizzera di ridurre la sua dipendenza dalle importazioni energetiche e di garantire una fornitura stabile di energia, contribuendo così alla sicurezza e all’autonomia nazionale. Le preoccupazioni legate alla sicurezza, alla gestione dei rifiuti nucleari e agli impatti ambientali devono essere affrontate in modo trasparente e responsabile, libere da considerazioni prevalentemente ideologiche. Sono convinto che rilanciare il dibattito sul nucleare rappresenti un passo importante per garantire un futuro energetico sostenibile, salvaguardare la nostra autonomia e contribuire agli sforzi globali per combattere il cambiamento climatico.
Michele Guerra, Lega dei Ticinesi
1) Il potere d’acquisto deve essere il perno centrale della politica odierna, soprattutto in Ticino. E, ancor di più, in questa fase caratterizzata da inflazione. Da troppi anni il ticinese assiste a salari al ribasso e a costi della vita al rialzo. L’energia, gli affitti, i premi di cassa malati, il carburante e tanto altro. Il ceto medio non può andare avanti a sopportare questa evoluzione: altrimenti fra pochi anni il ceto medio non ci sarà più. Ne deriva che bisogna intervenire. Basterebbero interventi mirati della Confederazione e in tal senso i nostri politici federali dovrebbero forse spingere maggiormente. Ma se, come spesso accade, la Confederazione non si interessa al Ticino, è dalla politica ticinese che devono partite le proposte, anche con iniziative cantonali. Troppo facile sempre reclamare e poi non proporre nulla.
2) Ogni anno il cittadino assiste al medesimo tragico teatro. Aumentano i premi, la politica si indigna, si dibatte, poi cade il silenzio. 12 mesi dopo, tutto si ripete. Questo non può più essere accettato ed è la prova di quanto il sistema attuale non funzioni. Il sistema si basa sul libero mercato che con la concorrenza dovrebbe ottimizzare le tariffe, creare trasparenza ed efficientare le strutture. Invece: i premi continuano a salire, la trasparenza è quella che è, e pure le sovrastrutture manageriali delle casse continuano a pesare milioni e milioni. Se il libero mercato fallisce, ecco che talvolta deve intervenire lo Stato che qui ha due possibilità d’intervento. O con un intervento finanziario federale. Oppure con una cassa unica. Ma se la Confederazione non sembra sentirci, ecco che – ancora una volta – dobbiamo far partire le cose dal basso. Ecco perché ormai diversi anni fa abbiamo depositato un’iniziativa per una cassa malati unica intercantonale ed ecco perché la Lega ha proposto la deducibilità fiscale dei premi.
3) Regolarmente vengo contattato non solo da cittadini in difficoltà, ma anche da aziende che a fronte di questa situazione energetica sono finite in difficoltà enormi. Qualche mese fa, ho fatto parte di un comitato cantonale che si è schierato contro la nuova strategia energetica federale. Da troppi anni, il ticinese vive salari al ribasso e costi della vita al rialzo. Proprio per questo sarebbe importante puntare alla sovranità energetica nazionale così anche da avere potere sulle tariffe. Invece la strategia federale ha anteposto a tutto l’essere i primi della classe a livello ambientale, quando l’essere i primi della classe costa e anche molto. Quindi, dopo la stangata del 2023 e la prevista stangata del 2024, i ticinesi vivranno ulteriori stangate in futuro proprio perché questa strategia, in virtù dell’essere verdi, ne aumenterà ancora le tariffe. Meglio sarebbe concentrarsi sulle nostre dighe.