Una festa dei lavoratori «in difesa dei salari giusti»

«Salari giusti e servizi pubblici. Nessuna frontiera per i diritti». È questo lo slogan scelto dall’Unione sindacale svizzera (USS) per la tradizionale manifestazione del 1. maggio, la festa dei lavoratori, presentata ieri in conferenza stampa a Bellinzona. Nel corteo che partirà dalla stazione della capitale alle 14.30 di giovedì prossimo, dunque, i temi rivendicati dalle sigle sindacali saranno trasversali. E avranno il potere d’acquisto quale punto di partenza.
«In questi ultimi anni il potere d’acquisto è drammaticamente diminuito», ha in effetti esordito il presidente dell’USS Ticino e Moesa, Renato Minoli. Si pensi all’inflazione, oppure alla stangata dei premi di cassa malati. Detto altrimenti, ha spiegato Minoli, «le condizioni economiche di molti», compreso il ceto medio, «si sono progressivamente deteriorate». E ciò «rischia di sfaldare le coesione sociale» del Paese. Ecco perché, ha rivendicato, «il salario minimo deve essere considerato soltanto un primo passo per evitare di cadere in povertà», ma «non è ancora un salario che garantisca una vita dignitosa». Minoli, in questo contesto, ha quindi mandato un messaggio pure alle associazioni economiche, in particolare alla luce del loro sostegno ai tagli alla spesa pubblica e allo Stato: «Faticano a riconoscere la compensazione integrale del rincaro e reclamano uno Stato snello e tagli alla spesa: a loro ricordiamo un’evidenza lapalissiana; salari più giusti producono gettito fiscale e meno spese sociali».
Al corteo del 1. maggio, come si diceva all’inizio, si parlerà anche di servizio pubblico e del momento di difficoltà per il settore dei media. Su questo fronte, il segretario regionale del Sindacato svizzero dei media, Riccardo Mattei, ha infatti parlato di una situazione molto grave. «L’iniziativa per distruggere la RSI, ingannevolmente chiamata “200 franchi bastano”, non è solo un attacco al canone: è un attacco diretto alla qualità dell’informazione, al diritto alla cultura e alla coesione nazionale», ha affermato Mattei, per poi aggiungere: «Diciamolo chiaramente: se l’iniziativa dovesse passare, la RSI non potrà più esistere nella Svizzera italiana. Non è uno slogan. Ma un fatto». Il problema, ha però aggiunto il segretario regionale, «è più ampio: il pluralismo dell’informazione in Svizzera è in pericolo. I media locali e regionali sono sotto pressione, travolti da tagli, chiusure e concentrazioni editoriali». Per questo motivo, per il SSM «difendere i media regionali e la RSIsignifica difendere tutta la Svizzera», difendere quindi anche la democrazia, ed evitare che «il settore mediatico finisca nelle mani di grossi gruppi privati o piattaforme globali estere che non hanno nessun interesse per il servizio alla cittadinanza».
A proposito di servizio pubblico, al 1. maggio parteciperà ovviamente anche Syndicom che, come spiegato dal responsabile della sezione ticinese Marco Forte, «ribadirà la sua contrarietà al piano di smantellamento degli uffici postali» portato avanti dalla Posta, con una «strategia che ha un impatto negativo sul servizio offerto alla cittadinanza e comporterà la perdita di molti posti di lavoro». Aparlare di servizio pubblico e di smantellamento è stato anche il segretario del Sindacato del personale dei trasporti, Thomas Giedemann, il quale ha in particolar modo biasimato i tagli previsti a FFS Cargo, «frutto di una politica aziendale miope».