Balerna

Una vendita che alimenta il mistero attorno al Trittico

L’opera raffigurante il Giudizio Universale è stata battuta all’asta per poco più di 700 mila franchi – Se l’è aggiudicata una galleria d’arte, l’offerta è arrivata per iscritto e nessuno in sala ha rilanciato – Ma il dipinto si sposterà di pochi metri
©CdT/Gabriele Putzu
Lidia Travaini
11.03.2025 15:49

È un’asta pubblica che contribuirà con ogni probabilità ad alimentare il mistero e la curiosità attorno a un’opera d’arte di assoluto valore, quell’andata in scena questa mattina a Balerna. Perché il «Trittico su tavole raffigurante il Giudizio Universale» attribuito al Beato Angelico, ha sì un nuovo proprietario, ma vari elementi contribuiscono a rendere tuttora il suo futuro piuttosto incerto. Tra questi un ricorso pendente, un’offerta di acquisto superiore al valore stimato, un acquirente che non sta né in Svizzera né in Italia e un paese italiano che lo rivendica.

Precisione svizzera

L’appuntamento era per le 10.30 e, come da prassi, l’incanto non ha tardato di un minuto. Sono invece giunte con un buon anticipo le decine di persone (circa 60) richiamate dall’evento. Tra loro anche qualche volto noto: avvocati, esperti d’arte, un parroco della regione e un sindaco giunto dalla Sicilia (ci torneremo tra poco). Prima dell’incanto vi era infatti la possibilità di visionare l’opera, un’occasione che si sono lasciati sfuggire in pochi. C’è anche chi è giunto con gli «attrezzi del mestiere» e ha scandagliato ogni centimetro quadrato del Trittico (compreso il retro) con lenti, luci, occhiali speciali.

Operazioni che però, a posteriori, sono servite a poco. Nel presentare le condizioni e le regole dell’asta gli uomini dell’Ufficio di esecuzione di Mendrisio hanno infatti annunciato di aver ricevuto un’offerta scritta, per un importo che può essere considerato sia alto, sia anomalo. Perché ben superiore al valore ipotizzato (la casa d’aste Christie’s qualche anno fa aveva stimato un valore di 100-150 mila euro, più recentemente c’è invece chi ha parlato di 240.000 euro) e perché preciso al franco: l’offerta scritta era di 702.445 franchi.

Collezionista romano

Se l’illustrazione delle condizioni d’asta ha sollevato più quesiti; in particolare sull’ubicazione dell’opera in territorio «neutro»: il Punto Franco non è né territorio svizzero, né italiano e c’è chi ha chiesto informazioni sull’IVA da pagare dopo l’acquisto («Spetterà a chi se la aggiudica verificare se può importarla in Svizzera, noi non lo sappiamo», ha risposto il battitore d’asta suscitando un po’ di brusio). L’annuncio di un’offerta scritta di questo valore ha invece sostanzialmente zittito tutti i presenti. Facendoli rinunciare a qualsiasi rilancio. «702.445 franchi e uno, e due, e tre» ha essenzialmente detto l’incaricato dell’Ufficio di esecuzione prima di annunciare il nome dell’acquirente. Si tratta della Arté Gallery SA, con sede a Balerna, caso vuole proprio nello stabile del Punto Franco (quindi in zona «neutra»).

Ma torniamo all’offerta d’acquisto risultata decisiva, di 702.445 franchi. Una cifra non casuale, ci è stato spiegato sul posto. Si tratterebbe infatti del debito che gli eredi di colui che nel 1990 acquistò l’opera, un collezionista romano, ereditarono dopo la sua morte. Non per niente risultavano debitori nell’annuncio dell’asta. A richiedere l’incanto sarebbero stati proprio loro, per coprire l’ammanco.

Storia di rivendicazioni

Se l’asta è stata «silenziosa» c’è però forse un’altra ragione, spiegata dal battitore d’asta illustrando le condizioni. Si tratta di un ricorso alla Camera dei ricorsi del Tribunale d’appello contro l’organizzazione dell’asta stessa. Un reclamo tuttora pendente ma per cui non è stato concesso l’effetto sospensivo, l’asta è quindi andata in scena comunque. Un reclamo che, aggiungiamo noi, non sorprende più di tanto. Già in passato tentativi di vendere l’opera erano sfumati per motivi «culturali». C’è infatti chi rivendica il Trittico; tra loro autorità italiane e il Comune di Leonforte, il cui sindaco era presente a Balerna.

Il «Giudizio universale», conosciuto anche come «trittico di Leonforte» è una copia realizzata dal Beato Angelico e dal suo atelier (ne esistono due sostanzialmente identici). L’opera è tecnicamente un fondo oro su tavola. La tradizione vuole che il quadro fosse stato regalato, verosimilmente nel 17.esimo secolo, da Papa Urbano VIII a Nicolò Placido Branciforte, fondatore di Leonforte, un Comune siciliano. Branciforte, come segno di riconoscenza al Santo Padre, fece costruire una chiesa – Convento dei Cappuccini – dove venne posto il quadro, poi regalato al figlio nella prima metà del Seicento. Nemmeno un secolo più tardi il «Trittico» passò alla famiglia Li Destri, che trasferì l’opera al Castello Ursino di Catania. Fino ad arrivare al 1990, quando venne acquistato da un collezionista privato. Lo stesso che poi l’ha conservato, negli ultimi anni, a Balerna. Da Leonforte partono però periodicamente iniziative per cercare di «riportare a casa» il Trittico, da parte dei frati cappuccini prima, del Comune poi. Il sindaco, oggi, ha detto di essere stato disposto a offrire 20.000 euro.

L’autenticità dell’opera, va detto, è un tema su cui gli esperti d’arte dibattono da tempo. C’è infatti chi sostiene che quella di Balerna sia una copia tardo cinquecentesca dell’originale custodita a Berlino.

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