«Un’offensiva sul Governo americano, ma non abbiamo il coltello della parte del manico»

Dai temi locali a quelli transfrontalieri e di stretta competenza nazionale (si veda l’articolo in basso), fino ai dossier di portata internazionale e che in queste ore, per ovvi motivi, fanno discutere il mondo intero. Uno su tutti, va da sé: i dazi imposti dagli Stati Uniti a pressoché il resto del globo.
L’incontro andato in scena oggi pomeriggio a Palazzo delle Orsoline tra il consigliere federale Ignazio Cassis e una delegazione del Gran Consiglio capitanata dal primo cittadino Michele Guerra è stato l’occasione per trattare tematiche e problematiche di ogni ordine e grado: dal completamento a Sud di Lugano di Alp Transit (una lettera con le risoluzioni votate dal Gran Consiglio e le intese siglate con le vicine Regioni italiane è stata consegnata da Guerra al «ministro» per cercare di portare attenzione sul tema in Consiglio federale) fino ai recentissimi (nonché pesantissimi) dazi annunciati dall’Amministrazione Trump. Un tema, ha affermato il primo cittadino, «che per un Cantone di frontiera come il nostro è di grande importanza». Non a caso, nel suo breve discorso nell’aula del Parlamento cantonale, anche Cassis ha evocato il tema delle regioni di periferia. «Siamo attaccati a una delle regioni economicamente più potenti d’Europa, la Lombardia, che quando ha il raffreddore fa tremare anche il Cantone». Ma oggi, ha aggiunto Cassis guardando al quadro globale dell’attuale situazione geopolitica, «il raffreddore ce l’hanno le grandi potenze. E tutto il pianeta trema».
Rispondendo poi alle domande dei giornalisti, il «ministro» degli esteri è entrato più nei dettagli dei rapporti con gli Stati Uniti e della strategia del Consiglio federale e del suo Dipartimento per tentare di fronteggiare la guerra commerciale innescata dai dazi. «Stiamo entrando ormai da qualche anno in un mondo irrequieto, difficile», ha affermato il «ministro». «È finita un’epoca e ne inizia una nuova, di cui però non conosciamo i contorni. Queste decisioni delle grandi potenze mettono in discussione tanti elementi acquisiti della nostra struttura economica e politica. Bisogna quindi avere l’intelligenza, la mente fredda, e la forza per capire quali strade seguire per uscirne nel miglior modo possibile». Ma che cosa farà, concretamente, – abbiamo chiesto a Cassis – il Dipartimento degli affari esteri per cercare il dialogo con gli USA e ridurre l’impatto dei dazi? «Il mio dipartimento – ha risposto il «ministro» – è organo del Consiglio federale e assume la coordinazione di tutti gli sforzi che faremo. Ciò che ieri abbiamo deciso come Governo federale è quanto segue. Uno: non sono comprensibili, sul piano razionale, queste decisioni con calcoli approssimativi fatti senza tenere conto di tanti parametri. E quindi la prima risposta sarà quella di spiegare questi parametri. Due: quando siamo di fronte a una guerra commerciale di questo tipo è bene ricordare che c’è un sistema di regole internazionali che con fatica sono state messe in piedi per 80 anni. E quindi, forse, prima di distruggerle del tutto occorre riflettere bene. È vero che gli Stati uniti sono forti, ma non sono l’unica nazione al mondo. Penso che (ndr. la scelta degli Stati Uniti) genererà una serie di risposte a livello di grandi potenze che creerà un dibattito pubblico estremamente importante. Terzo: come Consiglio federale pensiamo in primis agli interessi della popolazione e degli imprenditori. Quello che faremo è un’offensiva sul Governo americano per cercare di, se non annullare, almeno modificare le loro decisioni, coscienti però che in questa fase storica non abbiamo il coltello della parte del manico».
«L’antenna regionale è presente in Consiglio federale»
Al netto dell’importante parentesi sui dazi americani, oggi come detto i deputati ticinesi hanno avuto l’occasione di discutere (a porte chiuse) con il consigliere federale anche di temi più locali e nazionali. Tutto ciò, come affermato da Guerra nel suo discorso in aula, «per cercare di fungere da antenne del territorio» e quindi cogliere l’opportunità (non scontata) di avere un consigliere federale ticinese e di dialogare insieme per «progredire e trovare punti di convergenza» anche su temi come i rapporti con la Confederazione, oppure con l’Unione europea.
«Ho accolto con entusiasmo l’invito di Michele Guerra, perché credo che sul piano istituzionale sia un bellissimo gesto, da intendere quale rafforzamento del legame tra un territorio e un cittadino del Cantone che è membro del Governo federale», ha affermato Cassis. Quali temi – gli è stato chiesto – discuterà con la delegazione del Gran Consiglio? «I rapporti con la vicina Italia. Da ormai due anni è in funzione il nuovo accordo sui frontalieri, che sta avendo gli effetti desiderati, che però non sempre piacciono anche all’industria, in quanto ha bisogno di manodopera. Poi ci sono i problemi viari. Ho appena ricevuto una lettera che sostiene la necessità di un allungamento della rete ferroviaria a Sud del Paese». Un accenno, su questo fronte, Cassis l’ha indirettamente anche dedicato alla delicata situazione finanziaria della Confederazione. «Sono grandi interventi infrastrutturali che richiedono una buona collaborazione tra Confederazione e Cantoni. In un momento in cui, però, a causa della situazione geopolitica le finanze non stanno fornendo quanto sarebbe richiesto per venire in conto a tutti i bisogni». Come dire: la difficile situazione finanziaria non permette di fare tutto ciò che si vorrebbe. In ogni caso, ha assicurato Cassis, «la volontà di ascoltare il Ticino da parte del Consiglio federale c’è. L’antenna regionale la faccio vivere ed è presente nel Governo federale».