Strategia

Torna di nuovo la minaccia nucleare: allarmismo eccessivo o timore reale?

Secondo il Pentagono, Valdimir Putin potrebbe ricorrere alla minaccia atomica se la guerra in Ucraina si trascinasse a lungo – Paolo Cotta-Ramusino: «Non è produttivo continuare a evocarla» – Giampiero Gramaglia: «Non prendiamo alla leggera queste avvisaglie»
Nico Nonella
21.03.2022 06:00

L’ombra delle armi atomiche torna ad allungarsi sul conflitto ucraino. Vladimir Putin potrebbe davvero ricorrere alla minaccia nucleare se la guerra in Ucraina si trascinasse a lungo? A fornire la preoccupante valutazione è l’agenzia di intelligence del Pentagono: «Poiché questa guerra e le sue conseguenze diminuiscono lentamente la forza convenzionale della Russia», Mosca «probabilmente farà progressivamente affidamento sul suo deterrente nucleare per proiettare forza sul suo pubblico domestico e all’estero», ha spiegato il tenente generale Scott Berrier nel corso di un’audizione parlamentare. Secondo gli 007 del Dipartimento della difesa americana, «una protratta occupazione di parti del territorio ucraino minaccia di indebolire l’esercito russo e di ridurre il suo arsenale di armi modernizzato». La combinazione della resistenza ucraina e delle sanzioni economiche minaccerà «la capacità della Russia di produrre munizioni a guida di precisione».

«Escalate to de-escalate»

Già nel 2018 il Dipartimento della difesa americano riteneva che la Russia post sovietica avesse abbracciato una nuova strategia, riassumibile in “escalate to de-escalate”, ovvero di elevare il livello di scontro utilizzando un ordigno tattico per far terminare la guerra senza però ricorre all’arsenale nucleare strategico. Per meglio comprendere questa strategia va fatta una doverosa distinzione tra le due tipologie di armamenti: un ordigno nucleare tattico – che può essere sparato dall’artiglieria o sganciato da un cacciabombardiere – ha una potenza più ridotta e colpisce obiettivi ben precisi, come bunker, aeroporti o concentrazioni di truppe; un ordigno strategico , solitamente un missile intercontinentale oppure una carica sganciata da un bombardiere come il Tupolev Tu-95 (vedi foto in apertura) è utilizzato per annientare intere città e colpire in profondità il territorio avversario per distruggerne il potenziale industriale, economico e demografico.

Un messaggio all’Occidente

Ma quanto è reale la minaccia nucleare russa? Abbiamo girato la domanda al professor Paolo Cotta-Ramusino, segretario generale del Pugwash Conferences on Science and World Affairs dal 2002, che tiene un corso al dipartimento di Fisica dell’Università di Milano su Armi nucleari, disarmo e proliferazione nucleare. «Ritengo sia un allarmismo eccessivo poiché non vi è alcuna ragione particolare per cui i russi debbano ricorrere ad armi atomiche», spiega al CdT. «Mosca può benissimo continuare a bombardare convenzionalmente l’Ucraina con i risultati penosi visti finora». Certo, prosegue Cotta-Ramusino, «il rischio nucleare non può essere escluso ma oggi non è produttivo continuare a evocarlo. È qualcosa che non va né sottovalutato, né sopravvalutato». Vero è che nel conflitto ucraino la minaccia nucleare è stata messa sul tavolo sin dai primi giorni di guerra proprio dallo stesso Putin. Allora il presidente russo aveva allertato il suo sistema difensivo nucleare per “blindare” i colloqui di pace iniziati il 28 febbraio scorso in Bielorussia. Insomma, un chiaro segnale agli USA e alla NATO: «Putin vuole evitare in tutti i modi che l’Occidente porti avanti iniziative militari come garantire una ‘no fly zone’ sull’Ucraina», afferma Cotta-Ramusino.

Strumenti di devastazione

Cauta è anche la lettura di Giampiero Gramaglia, direttore dell’Istituto Affari Internazionali di Roma ed esperto di questioni geopolitiche. «Quando si parla di armi nucleari si spera sempre che la minaccia non sia reale. Gli USA hanno più volte parlato di un possibile ricorso da parte russa alle armi di distruzione di massa, chimiche e nucleari», premette. «A prima vista sembra che gli Stati Uniti abbiano voluto alzare il livello di allerta. Tuttavia, non prendiamo alla leggera le parole di Putin e l’allerta del Pentagono». E, ovviamente, anche un ricorso alle armi nucleari tattiche («il loro uso era stato ipotizzato dagli stessi americani in Iraq per distruggere alcuni bunker pesantemente corazzati, ma non se ne fece nulla») avrebbe conseguenze disastrose: «Hanno un impatto limitato dal punto di vista delle radiazioni, ma sono pur sempre armi di devastazione», ricorda Gramaglia.

Arsenali ben riforniti

Il braccio di ferro nucleare tra USA e Russia è un retaggio della Guerra fredda e nessuna delle due superpotenze potrebbe proclamarsi vincitrice: «I loro arsenali si assomigliano», spiega ancora Gramaglia. «Si può ipotizzare che quello statunitense sia più efficace ma non è uno strumento dissuasivo da sbandierare». Stando al Bulletin of the Atomic Scientists, gli USA hanno 5.500 armi atomiche contro le 4.500 della Russia. La terza potenza atomica mondiale è rappresentata dalla Cina (350 testate); seguono Francia (300); Regno Unito (215); Pakistan (150); India (140) e Corea del Nord (10). L’Italia non ne possiede, ma diversi ordigni tattici si trovano nelle basi di Ghedi e Aviano nell’ambito del programma NATO.

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