Tutti concordi, da Lugano ad Ambrì: «Misura sproporzionata»
Tutti contrari. E non è una novità. L’introduzione del biglietto nominale per accedere allo stadio non piace a nessuno, nemmeno ai club ticinesi che militano nelle massime leghe di calcio e hockey. Il FC Lugano ha ribadito a più riprese la contrarietà a questo sistema, ma anche le due squadre di hockey ritengono di non dover intervenire.
«Secondo noi la misura non è proporzionale alla situazione che viviamo negli stadi di hockey su ghiaccio. Anche le statistiche dimostrano che all’interno degli stadi di hockey succede poco», spiega Jean-Jacques Aeschlimann, dirigente dell’Hockey Club Lugano, secondo cui la maggior parte degli incidenti accaduti negli ultimi tempi a margine di una partita succedono al di fuori e spesso lontano degli stadi. La National League da anni sta implementando misure che puntano sul dialogo e la sensibilizzazione, non sulla repressione.
«Contrariamente alla Swiss Football League, il nostro modello a cascata non viene definito e imposto dalle autorità che spesso non hanno la sensibilità giusta nell’imporre una delle sanzioni». Si tratta infatti di un modello elaborato internamente (vedi box in alto). I biglietti personalizzati comportano lunghe code, possibili contestazioni (anche violente) e problemi amministrativi, ad esempio per gli sponsor che distribuiscono i biglietti a loro disposizione ai loro clienti, spiega il «Chief Operating Officer» del HCL. Dello stesso avviso anche Andreas Fischer, CEO del Hockey Club Ambrì Piotta, secondo cui «al momento la nostra situazione è tranquilla e sotto controllo». Pertanto, il biglietto nominativo non si giustifica.
«Al momento non vediamo questa misura come necessaria», ribadisce il dirigente biancoblu, che intende invece dare maggiore importanza al dialogo, anche con il gruppo Pro Fans che rappresenta varie tifoserie. Per quanto riguarda l’aspetto della sicurezza, invece, l’HCAP segue le direttive della Lega e anche in questo mantiene attiva la comunicazione con la tifoseria biancoblu.
A differenza dell’HCL, tuttavia, la società leventinese non vede particolarmente di buon occhio il modello a cascata: «Per nostra strategia siamo contro il modello a cascata, però dipende dall’evoluzione della situazione», aggiunge Fischer.