Droga

Una stanza del consumo in città? Dai partiti un «sì» con alcuni «ma»

Lugano sta pensando di offrire ai tossicodipendenti un luogo dove possano assumere stupefacenti sotto controllo medico e in buone condizioni igieniche – I capigruppo non dicono «no» ma chiedono prudenza e il coinvolgimento di esperti e del Cantone
© CdT/Gabriele Putzu

Il tema è delicato e profondo: mette l’ente pubblico e la popolazione davanti a questioni di principio. La soluzione che si sta facendo strada a Lugano, tuttavia, sembra aver trovato un consenso di massima da parte della politica. Parliamo dell’ipotesi di aprire anche in città una delle cosiddette stanze del consumo: luoghi dove i tossicodipendenti possono consumare droga in buone condizioni igieniche e sotto il controllo di personale medico o paramedico. In alcune di queste strutture, lo stupefacente viene fornito direttamente dallo Stato – ecco la questione di principio – per evitare che i consumatori assumano sostanze «tagliate male» con effetti ancora più devastanti. Perché di questo stiamo parlando. Secondo la municipale responsabile della sicurezza Karin Valenzano Rossi – che si è espressa precisando che un approfondimento è in corso e nulla è ancora deciso – una struttura di questo tipo potrebbe alleviare il problema del consumo e dello spaccio a scena aperta nel parco Ciani, che ultimamente ha dato più di qualche pensiero a Palazzo civico. La pensano così, con tutti gli asterischi e le sfumature del caso, anche i capigruppo in Consiglio comunale.

«Primo passo positivo»

La sinistra, ad esempio, vede di buon occhio l’apertura di un locale simile a Lugano, anche perché «il problema del consumo di sostanze – come rileva il socialista Carlo Zoppi – è ancora troppo spesso un tabù e ci obbliga a confrontarci con le fragilità della nostra società e del nostro modo di vivere», oltre a «obbligare l’ente pubblico a intervenire». «Il primo passo per l’apertura di un tale locale è positivo, come lo è il dialogo fra forze dell’ordine e specialisti che ci permette di lavorare per la prevenzione e il miglioramento della presa a carico». Ma se si dovesse compiere questo primo passo, quali potrebbero essere i prossimi? «Bisognerà sviluppare il servizio in base alle esigenze. Se nelle altre città svizzere la distribuzione controllata ha portato a dei risultati concreti, non vedo perché escludere questa possibilità a priori».

«Questione delicata»

«La questione più importante, come sottolineato dalla nostra municipale, è la sicurezza delle persone che frequentano il parco, soprattutto se si tratta di giovanissimi» esordisce il liberale radicale Rupen Nacaroglu. «Ed è una questione che viene molto prima del decoro di un luogo, seppur pregiato, come il Ciani». Occorrono quindi nuove soluzioni. «Se la stanza del consumo è considerata una soluzione praticabile anche da esperti che si occupano quotidianamente di dipendenze, la politica dovrà tenerne conto, ovviamente limitando l’accesso alle persone che non hanno più possibilità di uscire dalla tossicodipendenza. È una questione delicata, e va trattata con la più grande attenzione, avvalendosi dell’aiuto dei professionisti e prendendo esempio da altre realtà confederate».

«Problema di tutto il Ticino»

Anche da parte del leghista Lukas Bernasconi non c’è una contrarietà di fondo alla soluzione prospettata dal Municipio. «Nessuno vuole avere al parco Ciani una scena aperta della droga con il suo corollario di degrado e illegalità. Negli anni si è riusciti a circoscrivere il problema, ma non a eliminarlo. Se c’è la consapevolezza che con questo fenomeno si deve convivere, allora una struttura dedicata può essere una soluzione, di ripiego ma comunque utile, anche a limitare i reati». Bernasconi, tuttavia, ha un «però» da aggiungere. «Il problema non è solo di Lugano, ma riguarda tutto il Ticino, e quindi è importante coinvolgere anche il Cantone, dal quale ci aspettiamo supporto e la presa a carico dei costi». Un aspetto, quello dei costi, che sta facendo discutere a Coira: un’altra città che ha scelto questa via e con cui Lugano è già in contatto (all’inizio era stato stanziato un milione e ora ne servono quasi 4, essendo stati estesi gli orari di apertura, ma il Municipio è convinto che la struttura darà un aiuto prezioso ai tossicodipendenti e migliorerà la qualità di vita in città).

Qualche critica alle autorità

Sulla stessa frequenza la democentrista Raide Bassi, che non risparmia qualche critica alle autorità. «Il fenomeno a Lugano è conosciuto e purtroppo si è sempre preferito optare per una situazione di comodo, lasciando una porzione del parco Ciani in mano ai tossicodipendenti ritenendo che fosse "meglio lì che altrove". Il fenomeno si è tuttavia acuito, ed è un dato di fatto che una parte del parco, oggi, sia inaccessibile a scapito di tutti i cittadini, che evitano accuratamente di passeggiarci». Aprire una stanza del consumo? Bassi pensa di sì, ma aggiunge anche lei un «però». «È il momento di agire con misure più incisive, senza tuttavia dimenticare la delicatezza della materia. La stanza del consumo è una soluzione che porta risultati concreti, mentre la distribuzione di stupefacenti è un tema più delicato e controverso: andrebbe approfondito». Come Bernasconi, la rappresentante dell’UDC auspica un coinvolgimento, anche finanziario, da parte del Cantone.

Metadone già somministrato

Cautela è invece la parola d’ordine per Il Centro, anche se considera «non realistico pensare di risolvere il problema confinando il fenomeno all’interno di quattro mura lontano da occhi indiscreti», sottolinea Lorenzo Beretta Piccoli. Anche in questo caso, sulla distribuzione controllata dello stupefacente c’è un «ma». «A Lugano ci sono già realtà dove vengono offerte terapie sostitutive a base di metadone. Sarei prudente ad andare oltre e non credo sia un tema di competenza del Municipio».

Sono una ventina in Svizzera le stanze del consumo. A livello politico, la decisione è arrivata nel maggio del 1992, quando il Consiglio federale si è detto favorevole a sperimentare la distribuzione controllata di eroina. L’iniziativa, se guardiamo solo ai numeri, ha dato i suoi frutti: i partecipanti sono riusciti a stabilizzarsi in modo significativo e i reati legati alla droga sono diminuiti. In una città come Zurigo, ad esempio, che è stata la prima a introdurre le stanze del consumo, sono calati del 70%.
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