Unire treno, strada e Reno

«Gateway Basel Nord». Un nome che in Ticino suona poco familiare, eppure dall’altra parte della Svizzera sono anni che se ne parla. Si tratta di un terminal trimodale: fiume, ferrovia, strada. Un’unica piattaforma per container che dovrebbe sorgere sul sito dell’ex stazione di smistamento delle ferrovie tedesche a nord della città, nel porto di Basilea-Kleinhüningen.
Il progetto, oltre a essere ambizioso, è però anche contestato: iniziato nel 2015, è già approdato sui banchi dei tribunali svariate volte. I principali oppositori? Un possibile concorrente, la Swissterminal AG, ma soprattutto gli ambientalisti. Pensato per migliorare gli scambi commerciali, non è chiaro se ciò possa ridurre il numero di camion sulla strada a favore della ferrovia. E come spesso accade, la protezione della natura si trova in contrasto con la progettazione di grandi infrastrutture.
Il calcio d’inizio nel 2015
Facciamo un passo indietro. La Gateway Basel Nord SA è stata fondata nel giugno 2015 dalle FFS, dalla ticinese Hupac e da Contargo e ha iniziato a progettare - in collaborazione con i Porti renani svizzeri - la costruzione di un terminal con funzione di gateway: un punto in cui le merci in transito vengono scambiate tra i fornitori di servizi di trasporto. Il fatto che il terminal di trasbordo sia affacciato sul Reno permetterebbe di unire fiume, ferrovia e strada.
Una volta completato, si stima entro il 2029, il gateway potrebbe gestire fino a 390 mila container di grandezza standard (i cosiddetti TEU, una misura nel trasporto marittimo) all’anno, si legge sul sito dell’organizzazione. Tuttavia, la costruzione non è ancora iniziata.
Pioggia di opposizioni
Il progetto è ritenuto controverso dal punto di vista ambientale: si teme la perdita di specie animali e vegetali rare e un aumento del numero di camion a Basilea (i promotori del progetto prevedono invece il contrario). Gli ambientalisti - tra cui Pro Natura e WWF - sono sul piede di guerra, anche perché si è tenuta una lunga procedura per chiarire se si poteva intervenire sul prato secco presente nel perimetro del progetto e come compensare tale intervento. L’Ufficio federale dei trasporti (UFT), dal canto suo, al termine delle valutazioni ha rilasciato nel settembre 2023 l’approvazione dei piani per la prima fase. Questa licenza edilizia è però stata contestata.
In realtà, sono già numerosi i ricorsi inoltrati contro il progetto. Oltre agli ambientalisti, «Gateway Basel Nord» è in contrasto con Swissterminal. L’azienda di Frenkendorf (BL), attiva anch’essa nella logistica, ritiene che il nuovo terminal (sostenuto anche da denaro statale) danneggi la concorrenza. Si è così appellata anche alla Comco, la Commissione della concorrenza. Sulla questione della concorrenza, già nel 2019, aveva espresso dei dubbi anche Fabio Regazzi (allora consigliere nazionale), soprattutto per la partecipazione delle FFS. La Comco ha tuttavia dato il via libera.
Due fasi
Il progetto è diviso in due fasi: il costo della fase di avvio (anche a seconda dell’esito dei vari ricorsi) è stimato in almeno 130 milioni di franchi e riguarda principalmente il trasporto bimodale (strada-ferrovia). La seconda, definita fase di costruzione, implica investimenti per 155 milioni (e riguardano il raccordo portuale per aumentare l’attrattiva del trasporto via nave).
A livello finanziario, «Gateway Basel Nord» è sostenuto in parte anche dalla Confederazione (83 milioni per la prima fase e tra 30 e 40 milioni per la seconda, ma la decisione non è ancora definitiva) e anche da Basilea Città. L’UFT ha dato il via libera, almeno per la prima fase, ma il progetto (a causa dei ricorsi) rimane bloccato.
I basilesi hanno detto sì
Il progetto è anche di rilevanza cantonale ed è finito pure alle urne: nel novembre 2020, la popolazione di Basilea Città ha approvato (con il 57,1% di sì) il contributo finanziario del Cantone (115 milioni di franchi) per la realizzazione della nuova banchina portuale (la numero 3) sul Reno. Il referendum era stato promosso dalle organizzazioni ambientaliste. Pro Natura parlava della zona della «Badischer Bahnhof» come di una «straordinaria riserva naturale».
Per Pro Natura, si tratta di un nuovo tentativo dopo il fallimento di un progetto simile (Gateway Limmattal), senza sbocco sull’acqua, che era stato abbandonato nel 2014. Il collegamento con il Reno, per gli ambientalisti, sarebbe solo un pretesto per ricevere ulteriori sussidi cantonali e federali. Quasi dieci anni fa è infatti entrata in vigore una legge federale, in base alla quale dal 2016 anche i porti possono ricevere sovvenzioni federali, a condizione che promuovano il trasferimento del traffico merci dalla strada alla rotaia, in linea con l’Iniziativa delle Alpi.
I legami con il Ticino
Il progetto ha dei legami diretti e indiretti con il Ticino: mira infatti a sfruttare l’asse stradale dell’A2 e quello ferroviario attraverso AlpTransit (sulla linea Genova-Basilea-Rotterdam).
Al progetto partecipa anche l’azienda ticinese Hupac, specializzata nel trasporto combinato attraverso le Alpi. «Hupac è azionista con una partecipazione al 33%», ci spiega Irmtraut Tonndorf, direttrice della comunicazione di Hupac, che fa il punto sul progetto relativo al terminal. Ricorda che al momento, tutto è bloccato in attesa della decisione del Tribunale amministrativo federale (TAF) sui ricorsi presentati dalle due organizzazioni per la tutela della natura (Pro Natura e WWF) e la società concorrente Swissterminal.
Per Tonndorf, «Gateway Basel Nord AG attribuisce grande importanza alla tutela della natura. Per questo motivo, non è prevista solo la creazione di aree sostitutive al di fuori del sito del progetto, ma anche l’implementazione di soluzioni innovative e orientate alla natura all’interno del sito».
Tuttavia, sottolinea Tonndorf, «ciò che accadrà in seguito dipende in gran parte dai procedimenti giudiziari in corso. Rimane quindi difficile fare una dichiarazione affidabile sulla data di messa in funzione, che attualmente è prevista per il 2029».