«Vi spiego perché lasciamo partire Doumbia»
È l’ora delle spiegazioni. Dei perché da tramutare in per questo. Della lucidità, anche. Carlos Da Silva, direttore sportivo del Lugano, può infine parlare. Chiarire, appunto, le ragioni che hanno spinto Ousmane Doumbia nelle braccia dei Chicago Fire. Lontano da Lugano, insomma, dove attorno a lui stava prendendo forma un’idea interessante e ambiziosa. Inutile, a questo punto, scomodare il concetto di «progetto sportivo». E dunque. Come nasce questo prestito in MLS per certi versi sorprendente? «Bisogna fare un salto all’indietro. Di un anno e mezzo» commenta il dirigente bianconero. Per poi precisare: «Quando sono iniziate le discussioni con Doumbia, non si trattava di convincere un giocatore qualsiasi. Ma un profilo importante, futuro campione svizzero a Zurigo, cercato da tante altre squadre. Come riuscirci? No, non con i soldi. Non principalmente, perlomeno. A fare la differenza è stato la dimensione della nostra realtà, che include anche Chicago e la MLS. Ecco, qui vale quindi la pena sottolineare come fra i desideri di Ousmane figurasse proprio un’esperienza negli Stati Uniti. Qualcosa che, se vogliamo e rispetto alla concorrenza, abbiamo potuto offrire nel nostro pacchetto».
«Manteniamo Doumbia in famiglia»
Bene. Tutto è però andato molto velocemente. Un anno di grandi prestazioni a Cornaredo, da vero trascinatore, e tanti cari saluti. Inutile girarci attorno. Il Lugano perde il migliore elemento della stagione 2022-23. «Vero, e affermare che non ci mancherà sarebbe una falsità» ammette Da Silva. «La ricerca del successo, tuttavia, è un obiettivo comune a Lugano e Chicago. Un obiettivo di gruppo. E, in questo senso, Doumbia - oltre che molto apprezzato - è ritenuto un calciatore potenzialmente decisivo per risolvere le difficoltà incontrate ultimante dai Fire». E centrare i Benedetti playoff. Il ds bianconero va però oltre, confermando che a dipendenza dell’ambientamento e della soddisfazione del giocatore il prestito potrebbe tramutarsi in qualcosa di più a lungo termine: «Con questa operazione manteniamo Doumbia in famiglia. E, ve lo assicuro, non era per nulla scontato. Di offerte monstre, da Arabia Saudita e Francia, ne sono arrivate nelle ultime settimane». Da Silva è inoltre convinto di un altro aspetto. E nel tematizzarlo si rivolge direttamente ai tifosi: «Il Lugano, oggi e dopo la partenza di Doumbia, non è più debole. Anzi. A differenza di molti altri club, abbiamo agito in modo proattivo. Consolidando la rosa con diversi profili interessanti e senza che ciò si rendesse necessario per sostituire qualcuno. Anche così, a mio avviso, si dimostrano le ambizioni di una società che non vuole dipendere da un solo giocatore».
Grgic non è stato ingaggiato per rimpiazzare Doumbia
Prendiamo il centrocampo, per esempio. «Innanzitutto - evidenzia Da Silva - va precisato che Anto Grgic non è stato ingaggiato per rimpiazzare Doumbia. Hanno caratteristiche differenti e l’idea di rafforzarci con un playmaker nasce dall’addio di Lovric. Tradotto: è sempre stato nei nostri pensieri puntare su un nuovo numero 6». Okay. Il dinamismo e la flessibilità di Doumbia andranno ad ogni compensate in qualche modo. «L’ultima stagione è stato frenato da qualche problema fisico, ma per qualità e potenziale Belhadj può sostituire Ousmane. Il tutto affiancato da profili complementari, come il citato Grgic, Sabbatini, Bislimi e Macek. Questo per dire che in mediana, a mio avviso, non siamo messi così male. Tutt’altro».
«Il mercato chiude a inizio settembre»
Ma, a fronte di tutte queste considerazioni, il mercato del Lugano è da considerare concluso? «Il mercato - rammenta Da Silva - chiude a inizio settembre. E il nostro gruppo è pronto per ogni eventualità: tamponare eventuali perdite di peso, così come approfittare di opportunità alla Steffen. Però ribadisco: il contingente attuale ha i mezzi per affrontare tre competizioni, Super, Coppa e naturalmente l’Europa. Sono fiducioso e invito tutta la piazza bianconera a esserlo a sua volta».