Vialli e quell'abbraccio a Wembley con Mancini che commosse l'Europa

Gianluca Vialli è morto. I social network si sono riempiti di omaggi all'ex calciatore e all'uomo, sempre molto apprezzato. Anche da chi come lui ha affrontato o affronta una malattia, con cui ha spesso condiviso sensazioni e pensieri: «L’ho detto più volte. Se mi mettessi a fare la battaglia col cancro ne uscirei distrutto. Lo considero una fase della mia vita, un compagno di viaggio, che spero prima o poi si stanchi e mi dica "Ok, ti ho temprato. Ti ho permesso di fare un percorso, adesso sei pronto". Mi sono reso conto che non vale più la pena di perdere tempo e fare delle stronzate. Fai le cose che ti piacciono e di cui sei appassionato, per il resto non c’è tempo». Vialli ha fatto parte del mondo del calcio fino alla fine. Sono molte le immagini e i ricordi che in questo momento tornano alla mente di appassionati e tifosi. Uno su tutti lo lega al suo compagno di squadra per tanti anni e amico Roberto Mancini.
Lo sfondo è Wembley. In mezzo, 29 anni. Era il 20 maggio del 1992 quando la Sampdoria perse 1-0 contro il Barcellona, con gol di Ronald Koemann ai supplementari. I tempi regolamentari erano terminati a reti inviolate. Vialli aveva fallito due occasioni da gol e il portiere Andoni Zubizarreta non aveva mancato una serie di interventi decisivi. Una serata storta, amara. Di lacrime. Ma Vialli con la Sampdoria ha fatto la storia, in coppia con Roberto Mancini. I «gemelli del gol». Che tanti anni dopo si sono ritrovati in Nazionale: Mancini come ct e lui come capo delegazione. E l'11 luglio 2021 hanno potuto riscattare quelle lacrime con un abbraccio. A Wimbley, anche se in un altro stadio. Quando l'Italia ha vinto gli Europei. Un abbraccio che resterà nella storia del calcio. E di cui Mancini ha parlato solo qualche mese fa, quando è stato presentato La bella stagione, il docufilm diretto da Marco Ponti e basato sull'omonimo libro sul viaggio della Sampdoria dei record, quella che nella stagione 1990-1991 vinse lo scudetto.
«Spero che questo film possa essere utile alle nuove generazione - ha dichiarato a Vanity Fair il ct degli azzurri -. Perché al di là della vittoria è una storia d’amicizia che dura da 30 anni, che parla di rispetto l’un per l’altro, e del progetto di Paolo Mantovani. Ognuno di noi avrebbe potuto andar via, ma il nostro amore per quella maglia era troppo forte, e lo proviamo ancora. Sono stati i migliori anni della nostra vita, al di là dell’aspetto sportivo».
Nel docufilm Vialli parla della sua malattia e di quell’amicizia, la parola chiave di tutto. Un ponte tra passato e presente che ha come sfondo il calcio. E quell'abbraccio, in cui, ha detto lo stesso Mancini, «c’è amore, amicizia, tra di noi, tra noi e gli italiani. È stato veramente qualcosa di speciale».
A Che Tempo Che fa Vialli, evidentemente emozionato, ha raccontato: «Con Roberto è stato un abbraccio completo. Aveva tanti significati. C'era amore, amicizia. Paura, perché sia a me sia a lui sono venute in mente cose che abbiamo passato, in particolare io, e condiviso. Erano lacrime piene di tante cose».