Il caso

WhatsApp oscurato, è giallo

Per due ore, questa mattina, è stato impossibile ricevere e inviare messaggi - In tutto il mondo gli utenti hanno segnalato immediatamente il problema, alla ricerca di una possibile spiegazione - Il danno economico causato dall’interruzione potrebbe aggirarsi attorno ai due miliardi di dollari
© CdT/ Chiara Zocchetti
Dario Campione
25.10.2022 21:01

WhatsApp si è improvvisamente spento, questa mattina, per un paio d’ore. Nessuno sa ancora per quale motivo. Ma in tutto il mondo non si è parlato d’altro. Inevitabile, se si pensa che due miliardi di persone sono state “silenziate” all’improvviso. D’altronde, questa è la caratteristica principale della Rete: moltiplicare gli effetti di ciascun evento in modo esponenziale. Fino a imporli - per un tempo breve o più lungo - all’attenzione di tutti. Nessuno escluso.

Le prime avvisaglie di un possibile intoppo, a quanto sembra, si erano manifestate già lunedì sera, ma il vero e proprio blackout è iniziato attorno alle 8.50, quando sugli smartphone l’applicazione ha cominciato a non dare più segni di vita. In pochi minuti, l’hashtag #whatsappdown è diventato di tendenza. Twitter ha registrato oltre 142.000 cinguettii in meno di un quarto d’ora, mentre migliaia di meme - i messaggi iconici costruiti spesso con ironia per essere postati online - inondavano tutte le piattaforme social: dall’India alla Grecia, dalla Gran Bretagna all’Islanda.

Un filo rosso ha unito la parte di mondo che si era alzata per andare a scuola o al lavoro. Non il continente americano, però, che al momento del risveglio, qualche ora più tardi, si è limitato a leggere sulle chat lo scampato pericolo.

Un «errore tecnico»

Meta, società di Mark Zuckeberg proprietaria di WhatsApp (ma anche di Facebook, Instagram e Messenger) non ha rivelato il motivo del disservizio, che avrebbe interessato anche gli altri suoi social: «La breve interruzione è stata il risultato di un errore tecnico da parte nostra», si è limitata a dire in un comunicato. Ma per il Guardian, «mentre l’app era inattiva, problemi hanno colpito anche le piattaforme sorelle Instagram e Messenger».

Il punto è che WhatsApp è ormai diventato un mezzo di comunicazione fondamentale, talvolta persino esclusivo, per i singoli, le famiglie, le imprese e le stesse istituzioni. Due ore di down (come ormai si dice usando la facile espressione inglese), lasciano il segno. E, sostengono gli esperti, sono comunque «molto significative per Meta», sia in termini di mancati guadagni sia sul piano del mantenimento della fiducia degli utenti.

Dopo il blackout dell’ottobre del 2021, durato cinque ore e causato da un clamoroso abbaglio interno - una configurazione errata degli ingegneri di Rete di Facebook i quali, di fatto, “accecarono” virtualmente i server di Menlo Park -  la stima delle perdite per la società di Zuckerberg si aggirò intorno ai 6 miliardi di dollari. Come scrisse il New York Times, «l’anima di Facebook, WhatsApp e Instagram è la massa di utenti che su questi social non solo condivide pensieri e immagini, ma lavora. E produce lavoro e redditi per altri milioni di persone. Influencer, quindi, ma anche aziende con i propri indotti, contenuti, condivisioni, pubblicità. Miliardi, appunto, di informazioni, dati, dollari andati letteralmente in fumo, spenti come si spegne un computer. Un danno dall’entità difficilmente stimabile, se non nel numero degli zeri. E si parte da nove». L’impero di Facebook, chiosava il quotidiano della Grande Mela, «sembra fatto di byte evanescenti, ma in realtà è parte ormai strutturale dell’economia mondiale e della vita di tutti noi».

Implicazioni gigantesche

È del tutto chiaro - e quanto accaduto oggi lo dimostra ancora una volta - che il problema dell’improvviso “spegnimento” di WhatsApp o di altri canali social non è più soltanto un mero aspetto tecnico: le implicazioni di simili eventi sono immediate e gigantesche, soprattutto in un sistema socio-economico nel quale si è deciso di traslare buona parte della attività dal mondo reale a quello virtuale.

Consentire ad esempio, per essere più chiari, l’accesso alle app oppure a portali di business con meccanismi che poggiano sui sistemi di autenticazione di Facebook, fa ben capire come, nel caso di una improvvisa e imprevista interruzione, emerga in tutta la sua drammaticità quanto siamo dipendenti da un sistema tutt’altro che sicuro ed esente da problemi.

«Quanto accaduto mette nuovamente in evidenza l’importanza strategica delle grandi società di hosting che dirigono i dati su Internet insieme alle aziende e agli individui che fanno affidamento su singoli punti di comunicazione - ha detto alla Reuters Jack Moore, consulente del colosso slovacco Eset, una delle più grandi società europee di sicurezza informatica con alle spalle 30 anni di attività (fu fondata a Bratislava nel 1992) - Più aree saranno inevitabilmente influenzate in modo significativo a causa di questo tempo di inattività, insieme a un previsto impatto finanziario, ma si spera che le lezioni di altri recenti momenti importanti in cui non è stato possibile entrare in Internet avranno insegnato a molti ad avere accesso ad altre forme di comunicazione».

Per il momento, in ogni caso, sono come detto almeno due miliardi le persone in tutto il pianeta che utilizzano in modo costante WhatsApp. Inviando e ricevendo ogni giorno non meno di 100 miliardi di messaggi.  Un diluvio di byte che ha cambiato, in pochissimi anni, il modo di vivere e di comunicare di ciascuno di noi. 

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