Il commento

A Carlo si è ristretto il regno

Accolto con tutti gli onori in Australia, al successivo vertice del Commonwealth alle isole Samoa Sua Maestà ha trovato proteste e richieste assai più spinose
© Bianca De Marchi
Antonio Caprarica
23.10.2024 22:30

«Carlo III sarà il primo re d’Australia a visitare le nostre sponde», aveva scritto un giornale locale alla vigilia della visita, concludendo con una cupa profezia: «Potrebbe anche essere l’ultimo». Ma allo sbarco nel suo reame dall’altra parte del mondo, Sua Maestà ha trovato ad accoglierlo sondaggi rassicuranti: il 45 per cento degli australiani vuole rimanere una monarchia e solo il 33 per cento desidera tagliare i legami con la casata dei Windsor e diventare una repubblica. Verso la fine, l’annus horribilis di Carlo III gli riserva almeno una piacevole sorpresa.

A Sydney il primo ministro Anthony Albanese, benché laburista e repubblicano (e oriundo italiano), lo ha accolto con tutti gli onori. E sarà per la simpatia ispirata dal coraggio di fronte al cancro che l’ha colpito, sarà perché sul trono ha messo in mostra un’umanità prima offuscata dalla fama di principe viziato e capriccioso, fatto sta che un australiano su quattro oggi dice di avere una migliore opinione di Carlo.

Non può vantare la stessa fortuna il figlio cadetto. L’immagine parecchio sgualcita di Harry è stata perfino peggiorata dalla sua ultima avventura commerciale, stavolta nel campo immobiliare. A Londra i bene informati forniscono pure l’importo preciso - 8 milioni di euro - speso dai Sussex per l’acquisto di un’altra villa sempre fronte-oceano, non più il Pacifico come per quella californiana bensì l’Atlantico sulla sua sponda portoghese. Il posto si chiama Comporta, subito a sud di Lisbona, un paradiso di surfisti dalle infinite spiagge candide, un tempo di proprietà pubblica. Poi sono arrivati immobiliaristi e costruttori che le hanno recintate per tirarci su resort esclusivi, come quello - il Costa Terra- dove ha comprato casa Harry. E dove già ha la residenza la cugina Eugenie , figlia di Andrea di York.

Si capisce che i locali siano furiosi. La legione di celebrities hollywoodiane (compresi gli onnipresenti Clooney) gli hanno sequestrato le spiagge e spingono i prezzi alle stelle. E l’arrivo dei Sussex fa temere il peggio, in termini di invasione di curiosi e paparazzi. Quanto alla coppia, l’acquisto tutt’altro che economico alimenta gli interrogativi sul loro futuro matrimoniale. Finora sono stati i ripetuti flop delle tante iniziative commerciali in comune a essere invocati come la ragione della evidente separazione delle carriere. Ma tra gli intimi c’è chi pensa che sotto una coltre di silenzio si stia consumando una separazione vera e propria. E la villa di Comporta potrebbe diventare, nel caso, il rifugio europeo di Harry. Dopo tutto, non sarebbe il primo reale a passare l’esilio sulle dorate spiagge portoghesi…

A confronto con l’evanescenza dei progetti del figlio, colpisce il comportamento stoico di papà Carlo. Non avrà preso tutte le virtù materne ma il senso del dovere, quello sì. A 76 anni, e un cancro addosso, se n’è andato a 17 mila chilometri da casa per convincere i sudditi australiani che la monarchia vale ancora qualcosa. Non si è tirato indietro nemmeno di fronte a qualche contestazione rumorosa, benché isolata, e ha risposto con calma olimpica: «E’ affare esclusivo delle singole nazioni scegliere quel che è giusto per loro sul terreno costituzionale». Insomma, se e quando gli australiani non la vorranno più, la casa reale non farà una piega. Perfino la leader del Movimento repubblicano australiano (ARM), Esther Anatolitis, ha riconosciuto che la risposta del re mostra che è «un leader di tipo progressivo, contemporaneo».

Ma al successivo vertice del Commonwealth, alle isole Samoa, Carlo ha trovato proteste e richieste assai più spinose. Ovunque i discendenti dei popoli soggetti nell’ex impero coloniale oggi presentano il conto. Le isole-nazioni dei Caraibi esigono di essere risarcite per l’ignobile tratta degli schiavi che arricchì l’Inghilterra (e la sua monarchia), così come gli aborigeni australiani per il trattamento inumano subìto fino agli anni Settanta del Novecento.

Il governo di Sua Maestà ha subito risposto picche. Ma gli ex sudditi coloniali pretendono almeno dal re un gesto concreto di pentimento e riparazione. Magari restituire all’India il favoloso diamante Koh-i-Noor? Non se ne parla nemmeno. Al più, Carlo ha fatto togliere dal suo stemma ufficiale la corona imperiale per sostituirla con quella più modesta di Sant’Edoardo. Come dire che anche lui, al pari del remoto antenato di mille anni fa, regna su una piccola Inghilterra.