Aiuto, c'è una talpa sotto il trono

Qualsivoglia residuo di credibilità di cui ancora godesse (dubito…) la coppia Harry–Meghan, è evaporato con la pubblicazione di Endgame. Che c’entra?, direte voi. Questo centone di pettegolezzi ritriti e presunte accuse infamanti ai danni della Casa reale britannica porta la firma di tale Omid Scobie. In realtà, si scrive Omid Scobie ma si legge Meghan Markle. Anche i sassi sanno che il cosiddetto biografo non – ufficiale dei Sussex è effettivamente la marionetta di madama ventriloqua la duchessa, e ciò che lui scrive è quel che lei vuole si sappia.
E cosa voleva far sapere Meghan, senza però essere lei a dirlo? Che i Windsor da lei accusati – senza prove – di razzismo nell’ormai celebre intervista a Oprah Winfrey, marzo 2021, erano niente di meno che Carlo e Kate. Ovvero, l’attuale monarca e la futura regina. E con questo, la «talpa» che nemmeno i più fanatici gruppi repubblicani avrebbero mai sognato di infiltrare a Corte, può forse considerare conclusa la sua opera di sabotaggio della monarchia.
La cosiddetta «rivelazione» è stata accuratamente coreografata in modo da attirare la massima attenzione planetaria. Com’è noto, i nomi incriminati sono magicamente spuntati «per errore» nella traduzione olandese del libro di Scobie. «Nel manoscritto non c’erano», ha giurato lui mentre rideva sotto i baffi. «Certo non ce li ho messi io», ha ribattuto esilarata la traduttrice. Da Hollywood, palcoscenico di tutte le commedie umane, la duchessa si è subito dissociata: «Io non ho mai fatto il nome», usando il singolare per avvalorare la sua innocenza (se il presunto razzista è uno solo, allora non è lei ad averne citati due…). Prontamente, l’editore olandese ha ritirato le copie incriminate, per rimetterne in vendita cento volte tante ora che il colpo pubblicitario è riuscito.
L’uso cinico del marchio Windsor è una costante nella storia dell’ultimo secolo britannico. Ma bisogna ammettere che nessuno ne ha mai fatto uno sfruttamento commerciale così sfrontato e lucrativo come Meghan Markle. Sarà il genio americano per gli affari. Quando arrivò a Buckingham Palace, ai bene introdotti apparve subito chiaro che sarebbero stati guai. Di fronte a loro c’era una donna che non faceva mistero di sentirsi superiore alla cognata Kate, che lei si ostinava a chiamare col nomignolo quando tutti a Corte la chiamano Catherine. Dopotutto, andava ripetendo, lei era una vera self-made woman, una donna che si era costruita da sola una carriera, mentre che meriti aveva Kate se non quello di aver sposato l’erede al trono?
E lì sta il busillis. Meghan non si è mai rassegnata al ruolo di secondo violino che un’istituzione inerentemente gerarchica come la monarchia le assegnava. Anche sul terreno della filantropia, che è ormai l’unico lavoro dei reali, lei si considerava come una vera esperta, in grado insegnare almeno un paio di cosette a quegli ammuffiti Windsor.
Quando ancora la comunicazione di Palazzo si sforzava di presentarli come i nuovi «Fab Four», i Favolosi Quattro di beatlesiana memoria, fratelli e cognate si presentarono insieme nel febbraio 2018 sul palco del Royal Fundation Forum. Si trattava di un’iniziativa per promuovere il progetto di Kate in favore della salute mentale. La (allora) duchessa di Cambridge, pesantemente incinta, arrivò in caldo e castigato pre-maman, l’attrice americana con abito leggero senza maniche e ampia scollatura, dopoché si impadronì del microfono e si lanciò in un’arringa femminista sul potere alle donne. Vincolati alla più ferrea neutralità politica, reali e cortigiani erano terrei in volto.
Non poteva durare ma era difficile immaginare la mancanza di scrupoli con cui la neo-duchessa avrebbe attaccato la famiglia del marito. Che su re Carlo e la nuora Kate non gravi nemmeno l’ombra del razzismo, lo provano la loro storia e i loro comportamenti. E se chiedersi di che colore sarà la pelle del bimbo di una coppia mista è razzismo, allora devo auto-denunciarmi per almeno un paio di casi (a cominciare dalla mia diretta tv del matrimonio dei Sussex).
Piuttosto colpisce che l’accusa venga rilanciata con nomi e cognomi proprio quando sembrava che Harry fosse finalmente intenzionato a riavvicinarsi alla famiglia. Forse non l’aveva detto alla moglie. O forse sì, e lei ha preso le contromisure. Certo mai visto un principe che non apre bocca mentre la consorte dà del razzista a papà e cognata («la sorellina che non ho mai avuto», disse una volta). Con quale sortilegio Meghan avrà trasformato il suo principe-guerriero in un principe di marzapane?