Con Yakin e, si spera, le buone maniere
Nessuna sorpresa. Forse qualche scossone, la cui entità verrà però resa nota solo lunedì. Il dato che conta è comunque uno e uno soltanto: Murat Yakin rimarrà il commissario tecnico della Nazionale. E dopo un Europeo del genere, beh, la notizia è da salutare con il sorriso. ASF e selezionatore hanno dunque trovato un terreno comune sul quale costruire il futuro. Le basi, suggerivamo, sono tornate solidissime. L’eliminazione ai quarti di finale, certo, rimane fonte di amarezza e fastidio. E però, lo ribadiamo, è giunta al termine di un percorso disseminato di segnali confortanti. Un’espressione, al proposito, è diventata il marchio di fabbrica dell’allenatore durante l’esperienza in Germania. Art und Weise. Yakin l’ha ripetuta ancora e ancora. Per sottolineare, appunto, «la maniera» che ha permesso alla Svizzera di sentirsi grande tra le grandi del continente. Di sentirsi addirittura all’altezza di una semifinale, persino di una finale. Insomma, al netto dei risultati e dell’asticella tornata a spostarsi verso l’alto, la squadra ha compreso appieno che cosa le serviva e che cosa le servirà per essere credibile, forte, performante. Orfana del grande traguardo, di un pezzo di storia indimenticabile, la Nazionale non è quindi rimasta a mani vuote. L’eredità che ci ha lasciato la competizione è infatti tangibile, e parliamo di una proposta di gioco e di comportamento alla quale restare fedeli indipendentemente dagli interpreti sul rettangolo verde.
A bordo campo, oltretutto, non continuerà a muoversi solo Yakin. A prolungare il contratto è stato pure Giorgio Contini, variabile determinante per gli equilibri del ct e per quelli dello spogliatoio. Il selezionatore, lanciando un chiaro messaggio alla Federazione, ha levato anzitempo l’etichetta di «assistente» dalle spalle del partner. E, così facendo, lo ha investito di poteri non trascurabili. Oltre a una busta paga più pesante, Contini dovrebbe aver ottenuto competenze accresciute. Chissà, forse nel quadro di una pianificazione che - dopo i Mondiali del 2026 - potrebbe vederlo addirittura promosso in prima linea.
Saremmo sorpresi, in effetti, di un accordo superiore alle due annate per Yakin. Il tecnico renano, in fondo, ha ottenuto quello che voleva: un salario maggiorato (da 750.000 franchi a oltre 1 milione di franchi) in una posizione tutto fuorché scomoda. Perché, sì, quello di selezionatore è un lavoro decisamente più sicuro e meno stressante rispetto alla fragilità quotidiana di un incarico a livello di club. Non solo. Prima di firmare il nuovo contratto con l’ASF, «Muri» ha ricevuto la benedizione più importante. La benedizione di Granit Xhaka. Inutile girarci attorno: il capitano rimane la figura cardine dell’intero castello, una figura quasi plenipotenziaria. E l’intesa (ri)trovata fra le parti in primavera - oltre che pietra miliare per un Europeo entusiasmante - ha per certi versi preparato il terreno alla firma annunciata oggi. Le sfide, lo abbiamo già scritto, non mancano. Rinnovare la rosa, ottenere una qualificazione non scontata ai Mondiali 2026, confermarsi belli e convincenti. Ma per riuscirci sia Yakin, sia Xhaka dovranno mostrarsi famelici come a Euro 2024.