Declino e caduta delle criptovalute
Le recenti elezioni americane hanno segnato una vittoria importante per i promotori delle criptovalute. Molti membri del nuovo Congresso americano sono stati sostenuti dall’industria delle criptovalute, alcuni dei ministri che il presidente Trump propone hanno forti legami con l’industria, il presidente stesso ha emesso una propria criptovaluta recentemente e sembra auspicare che gli Stati Uniti investano in bitcoin.
È ragionevole aspettarsi che lo scetticismo, o a volte l’aperta ostilità, delle autorità americane verso l’industria cripto muti in un atteggiamento molto più favorevole.
Questo felice periodo per l’industria cripto mi ricorda l’inizio della monumentale opera di Edward Gibbon sulla fine dell’impero romano. Le radici delle cause di questa caduta, nel momento di maggiore gloria dell’impero, sono attribuite da Gibbon ad oscuri conflitti fra tribù mongole, ignote ai romani, a migliaia di chilometri di distanza. La pressione che queste tribù esercitarono sui popoli vicini avrebbe innescato una reazione a catena che portò alle invasioni barbariche.
Non avendo il privilegio di scrivere mille e cinquecento anni dopo i fatti, come Gibbon, e non essendo in grado di prevedere il futuro, tratterò soltanto il primo capitolo di un percorso che certamente durerà anni.
Le legioni romane furono sconfitte dall’innovazione tecnologica dell’arco mongolo. L’equivalente moderno delle legioni, le grandi aziende di internet, sono minacciate dalle innovazioni nella computazione quantistica, che hanno subito una notevole accelerazione in questi giorni, innescando un certo entusiasmo nelle borse americane.
Non cercherò di spiegare queste innovazioni in poche righe. Il mondo dei quanti è pieno di paradossi che aprono prospettive inimmaginabili secondo la fisica classica, ma rischiano di portare nella fantascienza in assenza di un’analisi accurata. Einstein, che certamente non era uno sprovveduto, pensava che fossero un mucchio di fandonie. Pertanto, i lettori che conoscono bene questo tema scuseranno la brutale illustrazione che ne farò per restare comprensibile.
È possibile in linea di principio codificare tutto lo scibile umano su poche particelle atomiche, approfittando delle combinazioni delle molteplici variabili che ne definiscono lo stato. Non soltanto è però molto difficile scrivere o leggere velocemente una tale massa d’informazioni su un supporto così piccolo, ma non è possibile osservarle senza modificarle. Per ottenere che uno più uno fa due, circa, bisogna ripetere la somma, che genera un numero a caso, molte volte. La bassa efficienza della procedura è però ampiamente compensata dalla incredibile velocità e dalla capacità disponibile, che permette di avere risultati infinitamente più velocemente che con i supercomputer odierni.
Le criptovalute, come buona parte delle nostre comunicazioni, sono basate su sistemi crittografici che ne proteggono l’integrità e la riservatezza. Questi sistemi non reggono alla sfida dei computer quantistici. Naturalmente, l’industria delle criptovalute già cerca rimedi. È possibile che si trovi qualche soluzione temporanea, ma il destino a medio o lungo termine sembra ineludibile.